22° Capitolo

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"Scusate, credo di non aver capito... mi state chiedendo di uscire? Da soli?" Non era tanto vecchio ed era carino, per quanto lo possa essere un uomo dai 40 anni in sù, ma no! Non avevo intenzione di farmi vedere in giro con questo!
"Si."
"Prof, non so cosa stia pensando ma io non..."
Rise "Tranquilla, non voglio uscire con lei in quel senso"
"Eh? Si spieghi meglio" Che figuraccia. Ma quanto potevo essere stupida.
"Voglio parlare un pó con lei" come se non avessimo mai parlato "e dovrà rispondere a tutte le mie domande"
"Tipo?"
"Come mai si é trasferita?"
"Ma...che le importa?"
"Non chiederlo... non posso risponderti"
"Questa cosa non ha senso! Io non so nemmeno chi sia lei! L'unica cosa che so é che ce l'ha con me da 2 anni e che quest'anno sembra uno stalker!"
Ci fu un breve silenzio.
"Vuole davvero sapere che significa?"
"Si!"
"Allora se lo cerchi da qualch'altra parte" Concluse e se ne andò senza aggiungere altro.
"Ma che modi!" Sbuffai e mi diressi verso la fermata del pullman.
Il pomeriggio cercai su google traduttore ma non mi trovó nulla. Stavo iniziando a rinunciarci.
Durante le mie ricerche mi addormentai sulla tastiera del pc.
A svegliarmi fu lo squillo del telefono. Ancora stonata dal sonno risposi.
"Si?"
"Che fai?"
"Ah?"
"Ti ho chiesto C-H-E  F-A-I?"
Solo dopo lessi il nome sullo schermo.
"A-AXEL!" Urlai.
"Si..."
"C-Come mai mi hai chiamato?" Abbassai la voce dopo essermi resa conto che in casa c'era anche papà.
"Non posso chiamarti? L'avrei fatto prima ma non sapevo fossi tu Ai. Sai ci ho pensato e forse avrei potuto prendere le due sole vocali del tuo nome, che dici?"
"Già..." non ci avevo pensato prima ma sicuramente era così.
"Allora mi vuoi rispondere? Che fai?"
"Ah scusa. Niente, stavo dormendo"
"Oh, quindi ti ho svegliato! Ora capisco" sentii che stava ridendo.
"Hey, smettila"
"Scusa scusa, che ne dici di uscire?"
"Non... posso"
"Perché?"
"Perché no"
"Va bé. Perché parli a bassa voce?"
"Papà dorme..." stavo mentendo.
Rise di nuovo "Dormite tutti in questa casa?"
"Ah ah ah che ridere" tempo di dirlo sentii abbussare alla porta.
"Laila! Che fai? Stasera vuoi mangiare?" Era papà.
Quest'uomo aveva una tempestività unica.
"Scusa ti devo lasciare, a dopo"
"Era tuo pad-" chiusi il telefono e cancellai la chiamata.
"Si, scendo tra un pó"
"Ok"

A cena papà non chiese nulla, quindi ne dedussi che non aveva sentito.

Il giorno dopo a scuola arrivai presto e di Axel nemmeno l'ombra.
Era maggio ed era una giornata abbastanza calda.
Io avevo messo una camicetta blu a quadri e stavo morendo di caldo anche con quella.
"Hey... mi hai mentito"
Mi girai e vidi Axel. Oddio anche lui con una camicia blu a quadri ,aperta peró, con una maglietta bianca e con degli occhiali da sole.
"Su cosa?"
"Tuo padre non stava dormendo ieri"
"...no"
"Ti vergogni a parlare con me di fronte a lui?!"
"No! Non é così" come facevo a rispiegarglielo?
"Allora perché mi hai mentito?"
"Io...non posso dirtelo ora"
"Non puoi? Non puoi mai! Pensavo mi amassi ma rifiuti anche di uscire con me!"
"Ma... io... io... volevo uscire con te davvero! Ma non posso!"
"Quando puoi fammi uno squillo..."
Si voltó e andó verso l'ingresso.
"No aspetta... quando?"
"Quando?"
"Si quando vuoi uscire?"
"Oggi pomeriggio alle sette vengo a prenderti io" sorrise.
Sapevo benissimo che avrei corso un grande pericolo uscendo a quell'ora, ma avrei fatto di tutto per lui.
"Sai dove abito?"
"Si, qualche giorno fa ti ho seguito" disse mettendosi una mano dietro la nuca.
Mi scappó un sorrisetto "Ora sei anche uno stalker?"
Rise "no, no"
A quel sorriso non seppi resistere.
"Mi piaci Axel... tanto"
Suonó la campanella mentre i nostri sguardi si incrociarono. Io mi persi nei suoi occhi verdognoli e anche lui nei miei.

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