21° Capitolo

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Stavo sorridendo come un'ebete. Solo lui riusciva a farmi girare la testa. Mi voltai e notai gli occhi del professore che mi guardavano con un sorrisino compiaciuto.
"Eh! Nono, perché quel sorriso?" Urlai imbarazzata.
Si mise a ridere "nulla, fate una bella coppietta"
Sentii il volto in fiamme e poi scoppiare qualcosa nella mia testa. Abbassai il volto per evitare di farglielo vedere.
"Inutile che ti nascondi, il calore della tua faccia si sente fino a qui"
Ero più imbarazzata che mai.
"Babababasta!!!!" Balbettai.
La sua risata si fece più forte.
"Okok la smetto"
Arrivammo a casa mia.
"Grazie" dissi scendendo e chiudendo lo sportello.
Entrai e andai subito in cameretta. Ci mancava che papà mi vedesse tutta rossa.
Mi buttai sul letto a pancia in giù e mi misi il cuscino sopra la testa.
"Awwwwww" urlai.
Sorrideva sempre certo ma era troppo bello. Vedendolo ricordavo le labbre morbide e calde, così non potevo non sciogliermi. Poi, mi aveva abbracciato. L'ultima volta che l'aveva fatto era stato in camera mia mesi fà. Come ricordavo fra le sue braccia mi sentivo al sicuro, protetta da ogni male.
Ma era durata poco... perché il professore si doveva intromettere sempre? Stavo seriamente pensando che potesse essere uno stalker.
Questi pensieri mi abbandonarono subito. Mi ricordai che lui aveva potuto aver baciato qualcun'altra e tornai a pensare in modo negativo fino a quando all'improvviso sentii bussare alla porta.
"Laila... stai dormendo?"
Prima di rispondere ci pensai due volte poi peró dissi "No"
"Posso entrare un attimo?"
"Umh, aspetta" aprii la porta e lo feci sedere sul letto.
"Che c'é?"
"Non rispondermi così fredda" mi prese la mano "perché arrivi sempre tardi a casa? Non hai rientri a scuola...lo so per certo. Che mi nascondi?"
"Che fai ora? mi spii?" Non sapevo che rispondere.
"Sono preoccupato per te" lasció la mano e mi accarezzó il volto.
"Vado in giro, ok? Qualche volta faccio anche compiti fuori. Mi rilasso"
"Sicura?"
Annuii.
"Non é che ti rivedi con quel ragazzo?"
"Oddio papà basta! No..."
Ho perso il conto di quante bugie gli stavo dicendo "per favore, la puoi smettere di accarezzarmi? É... inquietante..."
Mi fissó a lungo.

Mi sono sempre chiesta cosa avevo in comune con papà. Non il colore degli occhi. Non i capelli. Non l'altezza ,ero bassa. Nulla, forse avevo preso tutto da mamma.
"Ok..." lasció il mio volto graffiandolo con un'unghia, troppo lunga per i miei gusti , e se ne andó.
Mi aveva fatto male cavolo. Corsi allo specchio ma non si notava nulla, menomale.
La domenica papà non mi fece uscire di casa e rimasi per tutto il giorno nella mia cameretta a vedere film chiedendomi se Axel usasse il telefono e se avesse ancora il mio numero.
Il lunedì lo vidi a scuola circondato da ragazze e mi sentii così infuriata con lui e con quelle oche.
"Hey!" Mi disse "scusate devo andare" fece l'occhiolino a tutte e venne verso me.
"Che fai il playboy ora?"
"Gelosa eh?"
"Neanche per sogno!" Si lo ero.
"A me sembre di si" si mise a ridere.
"Senti... ma... tu usi ancora il tuo cellulare?"
"Certo! Che domande fai?"
"Allora perché non mi scrivi?"
Si mise una mano dietro la nuca.
"É che..."
Lo fissai.
"Non so come ti ho salvato"
"Eh?"
"Ehhhh non é colpa mia! Ho tanti nomi qua! Non so quale sia il tuo. Ho cercato Laila ma...non ho trovato nulla"
Ora mi misi io a ridere.
"Ti mando un messaggio aspetta"
"Ok"
Gli scrissi ciao e inviai. Dopo 5 secondi arrivó a lui.
Nome: Ai
"Ai? Cos'é?" Domandai.
"Non lo chiedere a me!"
"Okok lascia stare"
"Lo cambio "
"Nooo!" Lo interruppi "non lo fare!"
"Perché? Non sai nemmeno che significa"
"Tu si invece, cioé...quando ritroverai la memoria"
"Va bene, va bene"
La campanella suonó e andammo in classe.
Chiesi a vari professori cosa significasse Ai e che lingua fosse, ma nessuno mi seppe rispondere. L'unico che rimaneva era il prof Artemio.
Lo cercai a lungo. All'ultim'ora lo trovai vicino la macchinetta del caffé.
"Prof!" Urlai.
Si voltò non appena mi sentii
"Le devo chiedere una cosa"
"Dimmi"
"Sa per caso che significhi Ai?" Chiesi senza giri di parole.
"Ai... Ai..."
"Allora?"
"Ah! Certo che lo so"
"Me lo puó dire?"
Lo sapeva! Non stavo più nella pelle. Volevi saperlo al più presto.
"Usciamo"
"Eh?" Avevo capito bene?
"Usciamo e te lo dico"

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