The Stolen Kiss 12.1

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i capitoli 9, 10, 11 sono stati accidentalmente cancellati

In breve: Gigi, Jace, Joshua, Nate, Maya e Madison sono stati costretti a partecipare ad una serata di beneficenza dai loro genitori. I giornalisti hanno fermato Gigi ponendo domande piuttosto invadenti. Lei però non ci sta e sbotta. Quest'azione però avrà delle conseguenze. Suo padre, tenendo molto alla sua immagine pubblica, dirà a sua figlia di andarsene. Jace però non perderà occasione per opporsi a suo padre difendendo la gemella.

Jelena POV

"Ragazzi, smettetela, state dando spettacolo!" interviene Enzo, il padre di Maya, con un tono severo ma calmo. Lo raggiunge poco dopo sua moglie, Karim, il cui sguardo è altrettanto eloquente.

"Marcus, ragiona! Se fai andare via Gigi, la manderesti in pasto ai lupi. Tutti quei giornalisti fuori non aspettano altro!" prova a convincerlo Amanda, la madre di Joshua, rivolta a mio padre. Con Amanda ho sempre avuto un rapporto speciale; per me è quasi come una seconda madre. Quando ero piccola e Marcus era troppo occupato a girare il mondo, era lei a prendersi cura di me e Jace, portandoci a casa sua per non farci sentire soli. È una donna straordinaria.

"Amanda, smettila e fatti gli affari tuoi!" ribatte Paul, suo marito, con tono sprezzante. Paul è l'opposto di Amanda: rigido, arrogante e, a tratti, insopportabile. Joshua mi ha raccontato aneddoti agghiaccianti su come suo padre l'abbia trattato in passato.

"Paul, dovresti stare più attento al tono con cui ti rivolgi a tua moglie," lo rimprovera Lara, la madre di Madison. Lara è una donna forte, a capo di una campagna per i diritti delle donne, e non lascia mai passare inosservati i commenti velenosi di Paul. Il suo sguardo è tagliente, e la tensione cresce.

"Vai, mamma, distruggi sto coglione," sussurra Madison, complice, rivolgendosi a Lara, che le fa l'occhiolino. Quelle due hanno un rapporto madre-figlia che mi fa male al cuore. È il tipo di legame che so non avrò mai con mia madre.

"Ripeto, se Gigi va via, noi andiamo con lei. O tutti o nessuno," insiste Maya, sfidando Marcus e mettendolo in difficoltà. È chiaro che mio padre si sta arrovellando, ma non capisco perché sia così arrabbiato con me solo per aver difeso la mia privacy.

"Tranquillo, Marcus, non sforzare il tuo povero cervello: me ne vado da sola," sibilo, velenosa. Prendo il cappotto e mi avvio verso l'uscita. Ma prima che riesca a oltrepassare la porta, qualcuno mi ferma. Per un attimo, spero che sia mio padre, pentito.

"Noi veniamo con te," esclama Joshua, distruggendo quella flebile speranza.

"Assolutamente no, Joshua. Voi dovete restare qui e farli impazzire il doppio di quanto avrei fatto io," ribatto, cercando di non cedere all'emozione.

"Va bene, ti vendicheremo, soldato," esclama con tono solenne, facendomi scoppiare a ridere nonostante tutto. Lo abbraccio forte, poi esco dalla porta sul retro per evitare i giornalisti che mi aspettano all'ingresso principale.

Sto camminando per Manhattan da più di mezz'ora. I piedi mi fanno male, il freddo si insinua sotto il cappotto, e non ho idea di dove mi trovi. Nonostante tutto, continuo a camminare, senza meta, solo per allontanarmi dal caos.

Prendo il telefono per cercare di orientarmi, ma, naturalmente, non c'è campo. Ottimo. Rimettendo il cellulare nella borsa, sento i fari di un'auto dietro di me.

La paranoia si insinua nella mia mente. Inizio a camminare più veloce, cercando di non farmi prendere dal panico. Eppure, sono sicura che quell'auto mi stia seguendo. Maledico me stessa per non aver chiamato un taxi.

Il cuore mi batte forte contro il petto, le mani iniziano a tremare. Quando scorgo un bar illuminato in lontananza, vedo un barlume di speranza. Sto per correre verso di esso quando il clacson dell'auto mi blocca. Mi immobilizzo, terrorizzata. È finita. Sono morta. Mi rapiranno, e di me non rimarrà traccia.

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