Scelte

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Il sovrano infernale non aveva lasciato il proprio attico per giorni. Sapeva che i suoi sottoposti si erano spaventati e agitati per lui nell'ultimo periodo, ma non ci dava troppo peso. Se ne stava steso a letto, fissando il soffitto e fumando da un elegante narghilè secolare, dono di un antico re che gli doveva un favore. Con le gambe alzate contro la parete e la testata king size, fissava l'immensa vetrata che circodava l'edificio e una delle piante che decorava l'ingresso alla terrazza. Era tentato di andare a fumare in piscina ma capì che, per quanto amasse oziare, non gli era concesso perdere troppo tempo a far niente.

"Alexa, chiama Azazel" si limitò a dire.

La vocina elettronica rispose "Subito" e dalla reception rispose la voce dell'araldo del re.

"Cosa posso fare per Voi?" chiese educatamente il receptionist. Era turbato, come molti altri dipendenti dell'hotel, dagli avvenimenti degli ultimi giorni. Belzebù, il nipote della vecchia, l'accoltellamento, la polizia... Erano in pensiero per il loro sovrano ma il loro sovrano se ne stava spaparanzato in camera e se ne sbatteva delle loro preoccupazioni.

"Mandami il ragazzo" rispose Lucifero, prendendo un'ultima boccata di fumo.

"Quale ragazzo?".

"Secondo te?!".

"Oh. Ok. Ho capito...".

Sbadigliando, il demone si alzò dal letto e si diede una rapida sistemata allo specchio. Indossò al volo una camicia candida e sedette sul divano. Qualcuno bussò alla porta e il demone aprì con un gesto della mano.
Helel entrò, visibilmente nervoso. Salutò con un inchino. Indossava la divisa dei dipendenti dell'hotel, con gilet nero e camicia bianca, e si guardava attorno senza sapere cosa aspettarsi.

"Siediti. Non ti mangio" lo invitò Lucifero "Ti offrirei da bere, ma credo tu sia piccolo per gli alcolici e non sono un grande amante dei succhi di frutta".

"Non fa niente...".

Il ragazzo, imbarazzato, fissò il divano. Era grande e a forma di ferro di cavallo. Il re sedeva al centro e lui si accomodò sul bracciolo di destra, dando le spalle alla vetrata.

"Come... come state?" domandò poi, in un impeto di coraggio.

"Chi? Io? Bene, direi. Lontano da porcherie umane e intrugli angelici, guarisco in un attimo. E tu?".

"Io?".

"C'è forse qualcun'altro?".

Helel scosse la testa. D'istinto fissava affascinato la parete alle spalle del sovrano, ricoperta di libri di ogni tipo. Anche la parete opposta era così, ma al centro vi era uno schermo piatto di quasi due metri e una serie di consolle giochi di vario tipo.

"Vedi qualcosa che ti piace?" ridacchiò il re.

"Io...".

"Che succede, Helel? Hai combinato qualcosa di cui non sono a conoscenza e temi possa punirti?".

"No! Cioè... quella faccenda di Belzebù la sapete...".

"Proprio di quella volevo parlarti".

Il ragazzo sospirò, rassegnato.

"Se volete che me ne vada, che torni in Paradiso, basta dirlo. Lo capisco. Ero fuori controllo, ho messo in pericolo i miei amici e tutti coloro che stavano in hotel. Senza contare che ho ferito quel demone che...".

"Quel demone, per quel che mi riguarda, potevi anche farlo esplodere. Mi pare di avertelo già detto. Per quanto riguarda il Paradiso, io non ti costringo a restare. È una scelta tua".

"Posso restare qui? Sul serio?".

"Certo".

"Oh, meno male! Perché temevo mi avreste cacciato dopo quello che ho combinato".

"Tornando a quel che hai combinato...".

"Lo sapevo. Io...".

"Stai zitto. Sul serio. Taci, per un secondo, e non pensare a cose strane. Non ti caccio, non ti mangio, non ti punisco, non ti lancio dalla finestra. Perciò rilassati. Ho una proposta per te. È evidente che tu non abbia idea di come gestire il tuo potere e utilizzarlo in modo consapevole. E questo non è una cosa bella, perché rischi di perdere il controllo e combinare disastri. A questo punto, io riesco a vedere solo due scenari possibili. Vorrei che ci riflettessi".

"Va bene" annuì il ragazzo, mentre Lucifero allungava la mano sul tavolino in vetro e si prendeva una sigaretta. La accese con la mano e continuò.

"Il primo scenario è il tuo ritorno in Paradiso. Te ne torni a casa, dove dubito potrai mai correre grandi rischi, e te ne stai buono lì senza far danni. Il secondo scenario..." il demone espirò un po' di fumo in silenzio, poco convinto lui stesso di quel che stava per dire "... è che io ti insegni a usare i tuoi poteri in modo decente".

"Che tu, che Voi... io..." balbettò Helel, stupito

"Stai zitto".

"Sissignore".

Il giovane aveva abbassato la testa, annuendo.

"Io posso insegnarti" parlò di nuovo il Diavolo "Ma ovviamente non in hotel e non nel mondo umano. Capisci quel che ti sto dicendo?".

Helel rimase in silenzio. Annuì di nuovo, con sul viso un'espressione lievemente turbata.

"Devi riflettere, ragazzino. L'Inferno non è posto per tutti. Lavorerai qui, come hai fatto fin ora, ma ci ritaglieremo entrambi del tempo per raggiungere i piani bassi. Solo lì potrai veramente dar sfogo alle tue capacità acerbe senza far danni rilevanti. Ma è una scelta che spetta a te. Non ti obbligo e capirei se mi dicessi che non te la senti. Per un abitante del Paradiso, è piuttosto scioccante".

"Ma... Voi personalmente...".

"Il tuo potere è particolare. Non conosco altre persone in grado di gestirlo, salvo tua madre Sophia. Ma lei non mi pare voglia istruirti in tal senso, dico bene?".

"Quindi le opzioni sono o tornare in Paradiso o scoprire com'è l'Inferno?".

"Non pensare che sia una passeggiata da niente. Gli Inferi sono... gli Inferi! Inoltre io sono piuttosto severo e non ho un allievo da miliardi di anni, quindi dovrai essere all'altezza delle aspettative,  mie e degli altri demoni che si chiederanno perché insegni qualcosa proprio a te. Quindi rifletti molto bene, angioletto. Perché una volta varcata la soglia non potrai mai scordare quel luogo. Inoltre, se tua madre troverà il modo di farci sapere che ha qualcosa da ridire al riguardo, non se ne fa niente. Non voglio casini con tua madre e meno che mai con tuo nonno!".

"Capito".

"Ottimo. Ora sei congedato".

"Ok. Va bene... però...".

Lo sguardo del ragazzo era rivolto alla marea di libri presenti.

"Se c'è qualcosa che ti piace, te lo presto. Però ti avverto: mi incazzo a morte se qualcuno rovina le mie cose, specie se si tratta di libri!".

Lucifero non sapeva bene come era passato dal parlare di libri al giocare con una delle consolle. Era triste il fatto che un ragazzino non ci avesse mai giocato! Ignorava il telefono che squillava e massacrava di botte il personaggio scelto da Helel in quel picchiaduro virtuale. Non sapeva quanto tempo era passato. Sapeva solo che aveva scelto un personaggio biondo e antipatico e lo aveva chiamato Michael, permettendo al suo avversario di picchiarlo e infierire, quando qualcuno bussò alla porta. Nessuno bussava mai alla sua porta.

"Chi è?" sbottò, infastidito.

"Sono io, signore. Azazel".

Azazel? Azazel non veniva mai di persona fin lì!

"E che cazzo è successo adesso?" gemette il Diavolo, aprendo la porta con un gesto.

Satan' Speech -L'Hotel del Diavolo- ☆ Completa ☆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora