Sophia -parte prima-

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La mattina era sempre un po' problematica per Azazel, che preferiva di gran lunga lavorare la sera, ma quel giorno gli toccava proprio il turno mattutino e se ne stava dietro al bancone con aria sonnacchiosa. Per fortuna i clienti a quell'ora erano pochi e non aveva molto da fare. Sbadigliò, giocherellando con un mazzo di chiavi. Tutto sembrava tranquillo come sempre quando dall'ingresso si mostrò una figura che l'esile demone capì subito di conoscere. In principio non voleva crederci, pensando di avere semplicemente il cervello appannato dall'orario, ma dovette rinsavire quando se la ritrovò a pochi centimetri dal naso.

"Salve, Azazel" si sentì salutare e lui non seppe che rispondere.

Davanti aveva lei: capelli neri lunghissimi, abito bianco e lo sguardo aranciato del padrone dell'Hotel.

"Devo parlare con Lucifero" riprese la donna "Dov'è?".

"Nella sua stanza, Madame. È ancora presto...".

"Posso avere le chiavi?".

"Della stanza del capo? È fuori discussione! Mi ucciderebbe!".

"Dai, fai il bravo. Sii gentile".

"Ho detto di no! Aspettate qui, quando scende gli parlate".

La donna sorrise, la voce di lei era ammaliante e ipnotica. Quello sguardo arancio era così profondo da far smarrire i pensieri e lì si perse Azazel, permettendo a colei che aveva di fronte di ottenere la chiave d'accesso alle stanze del Diavolo.

Per prima cosa, una volta in ascensore, doveva utilizzare una tessera color oro per selezionare i piani superiori. Una volta in cima, una chiave d'argento apriva ogni serratura.

L'ascensore giunse all'ultimo piano e lei si ritrovò in una stanzetta chiusa, con un attaccapanni e una grande vetrata che illuminava ogni cosa. Una volta aperta la porta, entrò in casa e chiamò il nome del demone. Senza ricevere risposta, mosse alcuni passi e si guardò attorno.

Notò un grande schermo appeso alla parete, varie console di giochi, un divano sontuoso e nero e tanti, tantissimi libri. Intravide la vasca idromassaggio in terrazza e cercò ancora il demone spostandosi altrove. Si stupì nel vedere la cucina, dato che come eterei non era necessario che consumassero pasti, ma evidentemente al padrone di casa piaceva cucinare. Un frigorifero scuro, tanti alcolici e strane luci. Lungo tutte le pareti i libri non mancavano mai, fra quadri e oggetti preziosi.

Finalmente la donna trovò la camera da letto, dove Lucifero ancora dormiva. Lei si soffermò qualche istante a fissarlo. Non aveva bisogno di dormire, eppure esercitava magistralmente il peccato di pigrizia. Riposava su un letto enorme, spaparanzato su diversi cuscini.

"Un letto tanto grande per un demone solo. Che esagerazione" sussurrò lei, avvicinandosi alla finestra e aprendo la fitta tela nera che impediva alla luce del giorno di entrare.

Il sole colpì in pieno viso Lucifero, che brontolò e si coprì con un cuscino.

"Alexa, che cazzo fai?" mugugnò "Chiudi le finestre!".

"Chi è Alexa?" commentò la donna, facendo sobbalzare il demone.

Non ricordava di essersi portato qualcuno a dormire quella notte perciò chi c'era nella sua stanza? La voce era familiare ma, accecato dal sole, non riusciva bene a capire.

"Chi sei?" sbottò "E che fai nella mia camera? Non toccare le finestre! Sono automatiche, vuoi scassare tutto?! Come sei arrivata qui?!".

"Che tante domande! Per prima cosa non dovresti salutarmi? È da un po' che non ci si vede".

La figura si mosse, raggiungendo l'ombra e permettendo a Lucifero di riconoscerla. Non aprì subito la bocca, tentando di capire in che modo reagire al meglio a quella intrusione.

Satan' Speech -L'Hotel del Diavolo- ☆ Completa ☆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora