Il dolce di Bael e Carmilla -seconda parte-

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Tante volte Lucifero lo aveva immaginato. Aveva perso il conto di quante volte aveva desiderato possedere quella donna, fisicamente e mentalmente. Nei suoi sogni la vedeva, bella e nuda, e lui la faceva sua in ogni posizione possibile. Eppure, ne era certo, non era mai successo realmente! Così, dopo i primi attimi di sconvolgimento iniziale, si limitò ad alzare un sopracciglio dinnanzi alla notizia di Sophia.
"Ma di che stai parlando, donna?" sbottò, infastidito "Anche se papà non mi ha mai spiegato nulla a riguardo, io so come nascono i bambini. Io e te non abbiamo mai fatto nulla che permetta la loro nascita, anche se ammetto che mi sarebbe piaciuto. E io non faccio certe robe assurde stile colomba incula vergini o altre cose pittoresche che amano fare gli Dei. Perciò non venire a raccontarmi balle".

"Non è una balla!" si affrettò a rispondere Sophia "Perché mai dovrei raccontarti una bugia?".

"Perché è una bugia. Magari tu sei una di quelle convinte che con un bacio si resta incinta ma NO, non è così che funziona!".

"Credi che non lo sappia?! Lasciami spiegare!".

"Sono tutto orecchi".

Lucifero si allungò sulla sedia, accomodandosi come a voler udire una bella favola.

"Noi ci amavamo tanto in Paradiso, ricordi?" iniziò lei. Il diavolo non rispose, fingendo di non ricordare, e Sophia riprese il racconto.
"Dio non approvava e lo capisco. Era sbagliato quello che provavamo. Il nostro amore doveva essere interamente dedicato a nostro Padre! Purtroppo non sono riuscita a fartelo capire e hai aggiunto il nostro amore ai motivi che ti hanno spinto ad odiare e combattere il Cielo. Quando ti ho perso, quando sei caduto dal Paradiso, ho tentato di rivolgermi interamente a Dio ma...".

Il diavolo si stava innervosendo ancora di più.  Non amava racconti sulla caduta, sulla guerra o sulla sua sconfitta.
"Dove vuoi arrivare?" sibilò.

"Ti pensavo" ammise Sophia "Sentivo molto la tua mancanza e pregai Dio di perdonarti, di perdonare i ribelli. Ma lui mi ha spiegato che fa tutto parte di un disegno, che la caduta e l'Inferno sono necessari e che ogni cosa successa era avvenuta per una precisa ragione. Ho compreso la verità. Però non riuscivo a non sentire quel vuoto dentro di me. Come sai, io e te siamo speciali. Abbiamo dei poteri che vanno ben oltre quelli di tutti gli altri angeli. Tu sei stato in grado di plasmare l'Inferno e modificarlo in modo da renderlo il luogo più terribile per le anime tormentate. Io sono una creatrice e ho creato la vita. Il mio desiderio di te è stato così forte da permettermi di concepire i nostri figli, pur non avendo rapporti carnali con te".

"Preferivo rapporti carnali. È l'unica cosa divertente dell'avere figli".

"Non scherzare! Io sto parlando seriamente!".

"E quindi? Che vuoi? Il mantenimento? Una medaglia? Le strane cose che fate tu e papà, convinti che sia sempre la cosa migliore, non mi interessano!".

"Non ho mai detto loro la verità, ma credo che sappiano che tu sei il loro padre".

"Chissà che trauma, povere creature" ridacchiò il diavolo.

"Non ci vedo niente di divertente" commentò invece Sophia "Ogni cosa accade per uno scopo e, ora che l'Inferno e avviato e in grado di punire egregiamente ogni anima, potresti anche tornare in Paradiso. Se chiedi perdono...".

"Io non devo chiedere perdono a nessuno!" si accigliò il demone, iniziando ad odiare quella conversazione "E tornare in Paradiso è l'ultimo dei miei pensieri!".

"Nostro padre ti ama. Basterebbe solo che tu chiedessi di tornare...".

"Lui non mi ama. Non mi avrebbe mai fatto certe cose, se mi amasse. Tu lanceresti i tuoi figli in un posto di merda solo perché non ti leccano il culo dalla mattina alla sera?!".

"Tu vaneggi, Lucifero. Lo sai che ogni cosa che ti ha fatto Dio lo ha fatto per un preciso scopo. Fa parte del suo disegno".

"Tu e Dio potete ficcarvi il suo disegno nel...".

"Smettila!".

"Smettila tu! Non voglio più sentir parlare di Dio, di Paradiso e di altre menate simili. Vuoi lavorare qui? Mi sta bene. Ma solo se non è tutto un grande disegno per farmi tornare in Cielo, perché non accadrà. Io ti amavo. Ho combattuto per averti ma alla fine sono rimasto da solo. Ho dovuto accettare di vivere in un regno che non avevo mai voluto ma che ho governato come io ritenevo giusto. Ho punito gli uomini, il secondo grande amore di papà. Li ho puniti per millenni e per millenni continuerò a farlo, perché mi fanno schifo. Non mi interessa se questo fa parte di un grande disegno oppure no. Mi piace il lavoro che faccio qui e quando finalmente questa religione di merda si estinguerà, come accade prima o poi a tutti i culti esistenti, brinderò con lo champagne e me ne andrò in pensione. Non mi serve il Paradiso. E non mi servi tu".

L'ultima frase l'aveva pronunciata girando leggermente il viso verso un punto imprecisato della sala, lasciando che un lungo ciuffo di capelli ne coprisse lo sguardo. Incrociando le braccia e le gambe, mostrava chiari segni di nervosismo.

"Se solo tu mi dessi modo di mostrarti il suo amore..."

"Te lo mostro io il suo amore!".

Spazientito, Lucifero afferrò per il braccio la sorella, alzandosi di scatto.

"Che fai?!" si allarmò lei.

Lui, incurante delle proteste, la trascinò in una stanzetta. Sophia non capiva. Guardava incredula suo fratello, senza riuscire a pensare che potesse farle del male. Perché l'aveva portata lì? Lucifero trovava quasi divertente l'innocenza della gemella. Avrebbe potuto ucciderla, sgozzarla, stuprarla... ma si limitò a mostrarsi per quello che era veramente. Le mostrò le corna, le ali, le cicatrici che deturpavano il volto pallido che un tempo era il più bello del creato.

"Ecco tutto il suo amore!" ringhiò il demone, con voce profonda e minacciosa, metre il suo sguardo si faveva irridescente.

Sophia rimase impietrita, senza fiato. Poi, come a voler liberare tutta l'aria che tratteneva, lanciò un grido e corse fuori da quella stanza. Il Diavolo notò una lacrima rigarle il viso e, nonostante tutto l'odio e il rancore che crescevano in lui, provò una sensazione di immenso dispiacere. Non aveva mai voluto far piangere Sophia!
Lei corse più veloce che poteva. Lasciò la stanza, attraversò il corridoio e raggiunse l'uscita. Sempre correndo, senza guardarsi indietro, scese gli scalini d'ingresso, corse ancora... e finì sotto un camion.

Salve a tutti! Chiedo perdono per i tempi biblici con cui aggiorno. Purtroppo con la bambina sempre a casa è diventato sempre più complicato. Ma ce la farò ;) grazie a chi ha letto fin qui! A presto (spero)

Satan' Speech -L'Hotel del Diavolo- ☆ Completa ☆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora