Primo giorno di scuola

69 4 2
                                    

Helel si fissava allo specchio, un po' nervoso. Si stava sistemando l'abito che Astaroth aveva confezionato appositamente per quella occasione: la prima discesa all'Inferno. Era elegante, con complessi ricami in argento e stoffe pregiate, ma comodo per permettere ogni movmento. La cosa preoccupava il ragazzo: che razza di movimenti avrebbe dovuto compiere?!
Quando uscì dalla propria camera all'hotel, gli amici lo aspettavano per ammirarlo e salutarlo. Era un giorno speciale, come il primo giorno di scuola.

"Sembri davvero uno di noi" commentò Zika, con un sorriso. "Magari lo diventerai" aggiunse poi, con l'occhiolino.

"Sei nervoso?" ghignò Turek.

"Inutile negarlo" sospirò Helel.

"Non è poi così tremendo come dicono" tentò di rassicurarlo la figlia di Azazel.

"Però il re si incazzerà parecchio se farai tardi!" tagliò corto Astaroth, venuto ad assicurarsi che l'abito andasse bene "Perciò spicciati a raggiungerlo".

Il ragazzo annuì, incamminandosi svelto verso l'ingresso. Si stupì nel vedere il sovrano con la divisa dell'hotel. Sarebbe sceso all'Inferno con quella?!

"Ben arrivato. Finalmente" lo salutò il re.

"Ho avuto qualche problema con i bottoni" mormorò il giovane, cercano di giustificare i pochi minuti di ritardo.

"Andiamo".

Senza aggiungere altro, Lucifero fece strada lungo un corridoio parallelo alle scale. Lì si vedeva un grande ascensore oro ma era quello dell'hotel, oer gli ospiti. I due proseguirono oltre fino a raggiungerne uno nero, con la scritta in rosso "riservato al personale", nel caso a qualche umano fosse venuto in mente di provare ad usarlo. In ogni caso, funzionava solo e solamente con le chiavi in possesso di chi era autorizzato ad entrarci. Le sue porte si aprirono e il giovane deglutì, tentennando.

"Se non ne sei sicuro, non ti obbligo" comprese il Diavolo "Non stiamo andando alle giostre, capirei se mi dicessi che non te la senti".

"Siete sicuro che mia madre approvi tutto questo?".

"Così mi ha detto. Non avrebbe senso per me mentirti, rischiando l'ira del Cielo. Ne ho abbastanza di certe cose".

"Quindi fai buono buono il tuo mestiere solo per paura del Cielo?".

"Vedi di non insinuare cose strane perché lo Stige, che presto vedrai, è un posto bellisimo per scaraventartici dentro".

Helel sorrise, ancora nervoso. Il demone era già dentro l'ascensore e attendeva che il ragazzino compisse un passo. Alla fine Helel si decise ed entrò, prendendo profondi respiri. Le porte si chiusero, Lucifero inserì la sua chiave e si aprì un piccolo sportello con un paio di tasti in più.

"Sembra l'ascensore di Willy Wonka" commentò il giovane.

"Faccio finta di non aver sentito" sibilò il re, mentre scendevano.

Quando le porte si riaprirono, erano all'interno del palazzo reale. Ovviamente solo per Lucifero le porte si aprivano in quel luogo. Non appena il demone ebbe messo un piede fuori dall'ascensore, iniziò a mutare d'aspetto e l'abito che indossava si adattò con esso. La stoffa si allungò, coprendo in parte la coda, e si riempì di ricami pregiati. Le scarpe che indossava si misero a ticchettare ad ogni passo, rimbombando lievemente per i corridoi e facendo capire ai sottoposti presenti al castello che il loro sovrano era a casa. Lo sguardo di Lucifero si fece aranciato e sorrise, notando come il giovane figlio di Sophia fissasse le corna del re con un'espressione mista fra lo stupore e la lieve inquietudine. Le ali non servivano, quindi non apparvero.

"Vieni?" invitò il padrone di casa, mentre l'abito ancora mutava e si sistemava.

"Demiurgo..." fu l'unico commento che riuscì a dire Helel, titubante.

Satan' Speech -L'Hotel del Diavolo- ☆ Completa ☆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora