Michael si stava vestendo, preparandosi per la serata in maschera. Lucifero aveva organizzato per bene l'evento: pagando una quota ricevevi un abito a scelta a noleggio e compresa c'era la cena e lo spettacolo. L'Arcangelo si era lasciato convincere, non sapeva nemmeno bene lui come, sicuro che nella notte accadessero le attività più illecite. Accendendo la televisione, si era imbattuto in un film medievaleggiante che gli aveva decisamente fatto storcere il naso.
"Ma dai!" sbottò, rivolto allo schermo "Ma come tiene la spada quello?! Spada, tra l'altro, di un'altra epoca storica! E quella è una katana! Scherziamo?! E come combatte? Assolutamente scorretto. Storicamente inventato".
Spense l'apparecchio, chiedendosi se un giorno magari avrebbe lui potuto scrivere una sceneggiatura per un film dignitoso sul tema. Gli umani sembravano incapaci di produrne una decente!
Aveva scelto un abito stile diciannovesimo secolo in stoffa chiara, con una maschera nera sul viso e i capelli legati con un nastro bianco. Si stupì molto nel constatare che suo fratello maggiore Lucifero indossava qualcosa di pressoché identico, salvo per i colori molto più cupi e la maschera color del sangue. Anch'egli con un codino, tenuto assieme da un nastro oro, salutò con un inchino l'arrivo di diversi ospiti.
"Benvenuto, Michael" sorrise "Lieto che la tua riluttanza ti abbia comunque condotto qui. Com'era il massaggio? Spero che il soggiorno fin ora sia di tuo gradimento".
"Non tentarmi, Satana. Sai bene che non abbasserò mai la guardia. Ti terrò sempre d'occhio".
"Lo so. Mi accontento di non trovarmi mille multe al giorno, mentre sei in vacanza".
"Lo sai bene che non puoi sconfiggere il Cielo. Non è questo il tuo destino".
"Ne sono consapevole. Ma permettimi la citazione: la ruggine rode a Michele il brando mistico, ed il fedele spennato arcangelo cade nel vano. Ghiacciato è il fulmine a Geova in mano. Meteore pallide, pianeti spenti, piovono gli angeli dai firmamenti*. Ci spero sempre. Come sta la spada? Ancora niente ruggine?".
"Non sperarci troppo" si limitò a dire Michael, prendendo parte alla festa "Un giorno te la infilerò nel...".
"Quel raffinement, frère!" ghignò il Diavolo, con un altro inchino e una risatina.
La sala era stata addobbata per celebrare giovedì grasso e i partecipanti erano vestiti nei modi più disparati. Animali, personaggi famosi, angioletti imbarazzanti con aureole posticce e ali cadenti, demoni con le calze a rete...
L'Arcangelo era un po' preoccupato perché, così conciati, non sapeva come distinguere gli umani dai demoni.
"Prendi qualcosa da bere e rilassati" lo invitò il Diavolo, raggiungendo il piccolo palco centrale.
"Non accetto quel che mi offri tu. Chissà che ci metti dentro".
"Come vuoi...".
Dopo aver presentato il gruppo che avrebbe suonato durante la serata, il proprietario dell'Hotel si unì agli ospiti per festeggiare. Danzava con una fanciulla vestita da fata, con tanto di piccole ali di tessuto traslucido. Sembravano tutti allegri e spensierati, liberi da preoccupazioni e dolori.
Rilassarsi era una cosa che Michael non riusciva mai bene a fare. Cominciò a camminare per la sala, in cerca di qualcosa fuori posto. Alcune ragazze non erano molto vestite ma non era un crimine. Un gruppetto alzava troppo il gomito e rideva a caso ma anche quella era una cosa che non gli competeva. Riconobbe Ermes, in abito semplice e chiaro in stile veneziano, che si avvicinava a Lucifero. Il demone gli porse il polso, permettendo all'anima errante di bere qualche goccia di sangue. Era dunque così che il corpo del ragazzo si manteneva perfetto e inalterato!
"Bell'abito" parlò qualcuno.
Voltandosi, e riprendendo contatto con la realtà che lo circondava, l'Arcangelo capì che a parlare era stata una donna. Non ne scorgeva il volto, nascosto da una maschera adornata di piume. Anche il ventaglio che teneva fra le mani era fatto di piume, così come alcuni dettagli dell'abito. Erano piume nere e di pavone, che scintillavano lievemente quando le luci della sala le colpivano. I capelli rossi ricadevano lungo la schiena ma non si capiva fossero realmente di quel colore o una parrucca.
"Grazie. Anche il vostro è molto bello" rispose Michael, senza sorridere.
"Non mi sembrate molto divertito" commentò lei.
"Non sono abituato a simili feste".
"E chi lo è? Ma ci si butta".
"Non sono molto abituato nemmeno a questo".
Lei rise e offrì un calice all'Arcangelo, proponendo un brindisi. L'abitante del Cielo storse il naso. Poi sospirò e accettò quell'offerta, vedendo che tutti facevano lo stesso. Come facevano gli umani a divertirsi con così poco? Con simili stupidaggini? Che avevano tanto da ridere?
Iniziò un ballo di gruppo, che voleva forse ricordare le antiche danze medievali. La donna con l'abito di piume di pavone ora danzava con un uomo vestito da templare, con tanto di spada finta al fianco. Lucifero accompagnava una dama in abiti rinascimentali e diadema fra i capelli. Le coppie si formavano, danzavano, e poi si cambiava, in un turbinio di colori e luci. Fra le risate, tutti si divertivano sempre di più. Merito anche dell'alcol e dell'ottimo cibo servito. Il gruppo che suonava alternava diversi generi, dallo storico al moderno passando per rock e classico.
"Dev'esserci una canzone che ti piace!" parlò un uomo mascherato, prendendo sottobraccio Michael "Dai, buttati. Non stare qui a bordopista facendo il musone!".
"Fatevi gli affari vostri, signore!" sbottò l'Arcangelo.
La persona che aveva di fronte tolse la maschera da cerusico e sorrise.
"Raphael!" lo riconobbe Michael.
"Siamo tutti qui, fratello".
"Tutti... chi?".
"Io, Gabriel e Uriel. I fantastici quattro".
"Ma voi siete pazzi. Non è un luogo per degli Arcangeli!".
"Perché no? Ci ha invitati Lucy. Nulla vieta di festeggiare il carnevale. In modo sobrio, ovviamente. Siamo solo qui per ballare e assaggiare qualche dolcetto. Niente peccati di lussuria o simili. Non vorrai mica che passiamo l'eternità a fissare le nuvole, vero? Su, divertiti".
Michael storse il naso. Riconobbe Gabriel poco più in là, vestito da guerriero vichingo. Altri angeli ballavano, iniziò a vederli, travestiti nei modi più disparati. Riconobbe anche molti demoni, fra cui Astaroth con gli immancabili tacchi alti e Asmodeo con un improbabile veste talare. Vide Ariel e Remiel, due suoi colleghi del Paradiso, con orecchie e trucco da personaggi di Alice nel Paese delle Meraviglie. Si chiese se fossero tutti usciti di senno.
La canzone recitava: Only love can set us free and let us live and let us dream** e gli ospiti battevano le mani a ritmo. La folla, guidata dal re dei Demoni, costrinse l'Arcangelo a muoversi. Ritrovatosi al centro della sala, fu trascinato da dame e cavalieri, angeli e diavoli, in un ballo che non desiderava fare ma da cui non poté fuggire. Volteggiò, cambiando partner e seguendo la musica. Era tutto così strano. Tutto così poco ortodosso, si ritrovò a pensare. Ma dopotutto anche altri angeli si stavano divertendo...
Si lasciò andare, avvenimento unico per Michael, e si concesse anche qualche drink e qualche frittella. Più drink che frittelle.
Se ne accorse solo il giorno dopo, quando si ritrovò nudo nella sua stanza, senza ricordare assolutamente nulla. Qualche piuma di pavone sparsa qua e là non aiutò.
"Lei si chiama Carmilla" salutò Lucifero, quando il fratello lasciò l'Hotel.
"Chi?" sbottò Michael.
"La donna pavone".
"Non conosco nessuna donna pavone!".
L'Arcangelo non si voltò. Uscì dall'edificio con la valigia in mano, chiedendosi come aveva permesso a se stesso di cacciarsi in un simile covo di peccatori.
Si vendicò triplicando le multe a Lucifero.
* "A Satana" di Carducci (Poesia che consiglio, a chi non la conoscesse)
** tratta dal CD "Excalibur III" di Alan Simon
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Satan' Speech -L'Hotel del Diavolo- ☆ Completa ☆
FantasyI tempi sono cambiati. Paradiso e Inferno non sono più come un tempo, così come non lo sono i mortali. I peccati un tempo considerati gravi ora non lo sono più, per rendere l'accesso al regno dei Cieli più facile (e non più praticamente impossibile)...