Era una giornata come tante. Una delle tante in cui Lucifero non intendeva uscire dalla propria stanza. Non sapeva per quanto tempo era rimasto rinchiuso fra quattro mura, steso a letto a mangiare schifezze e ascoltare musica di dubbio gusto. Fuori però quel giorno c'era un gran chiasso irrirante, che riusciva a giungere fino alle orecchie del demone all'ultimo piano dell'hotel. Guardando dalla finestra, il Diavolo sibilò d'istinto, irritato da quello spettacolo. Un paio di corriere colme di adolescenti erano parcheggiate proprio davanti all'ingresso e orde di chiassosi ragazzi urlanti si riversavano oltre la hall.
Di chi era stata quell'idea malsana? Lucifero detestava gli adolescenti: non riusciva a "inquadrarli". I bambini erano fastidiosi ma era inutile avvicinarli, perché con l'anima pura. Anche se ne aveva conosciuti di bambini stronzetti! Nonostante questo, i genitori era facile tentarli quando di mezzo si mettevano i figli. Così, in fin dei conti, i marmocchi erano utili. I ragazzi erano quella via di mezzo che faceva un sacco di cazzate ma non poteva essere più di tanto "perseguita". Ogni cattiva azione poteva avere per giustificazione "ma son ragazzi!". Maledetti semiadulti puzzolenti e piagniucolosi che si barcamenavano in abiti improbabili, seguendo le mode più assurde, che si atteggiavano da adulti anche se non lo erano. Un tempo, ricordava il Diavolo, tale periodo durava davvero poco. Era trascurabile, quasi inesistente. Si diventava uomini in fretta, si viveva poco e si crepava male. Ora gli umani vivevano troppo e non crescevano mai. Era certo di aver conosciuto adolescenti di cinquant'anni.Il demone lasciò trascorrere ancora dei giorni, desideroso di evitare ogni contatto con qualsiasi teenager, poi capì che era ora di uscire e controllare la situazione. Perse un po' di tempo a sistemarsi, non volendo comparire dinnanzi ai suoi sottoposti con i lunghi capelli in disordine o l'aspetto trasandato.
Scendendo, trovandosi davanti alla reception, notò subito lo sguardo sfuggente di Azazel."Che succede qui?" domandò Lucifero "Da quando all'hotel ci vengono le scolaresche?!".
"In realtà..." farfugliò il receptionist, fingendo di essere impegnato a sistemare ordini al computer "... è una lunga storia".
"Ti ascolto. Quanto mai potrà essere lunga?".
"È buffo. Pare che molti alberghi qui in zona abbiano subito dei danni. Chi un incendio, chi un allagamento, chi una fuga di gas...".
"E con ciò?".
"Beh, i ragazzi da qualche parte dovevano andare in gita e ci hanno chiesto di poter risolvere questo problema. Penso fosse inevitabile"
"Inevitabile?! Chi ha dato il consenso a questa cosa?! Lo sai che detesto i ragazzini. Urlano, rompono, puzzano e pagano poco! Inoltre non sono tentabili! Ti devo forse ricordare che questo è un hotel per ottenere anime?!".
"Lo so. Ma...".
"E perché non mi avete chiamato?!".
"Abbiamo tutti pensato che voleste rimanere da solo. Ci siamo consultati fra dipendenti e siamo arrivati alla conclusione che non può essere un caso. Dev'essere un qualcosa architettato dall'alto...".
"Ne ho piene le palle di quel che architetta l'Alto! Già permettere a quella stronza di Sophia di lavorare qui è stato un errore. Lei e le sue fandonie assurde su gravidanze magiche".
"Non so di cosa stia parlando...".
"Perché pensi che qualcuno dall'alto voglia il mio prezioso hotel invaso da teeneger in crisi ormonale?".
"In realtà i teeneger non si sono trattenuti a lungo. I teeneger normali, perlomeno...".
Lucifero prese un profondo respiro. Era stufo di ascoltare il farfugliare insensato di Azazel!
"C'è un ragazzo..." riprese infine il demone all'ingresso "... che si è confuso fra i ragazzi ed è nostro ospite da un po' di tempo".
"Senza pagare?!".
"Sì...".
"E perché cazzo non lo avete buttato fuori a calci?! Ditemi dov'è, che ci penso io!".
"Penso sia con Lilith".
Azazel si chinò d'istinto, tentando di nascondersi dietro al bancone della hall, prima di continuare.
"Lilith ha deciso di permettergli di restare"."E perché?! E poi perché le date tutti retta?! Non è lei che vi paga!".
Il Diavolo iniziò a sentirsi pulsare le tempie per l'irritazione. Odiava i ragazzini, odiava le decisioni "dall'alto", odiava che si decidesse qualcosa contro la sua volontà!"Dovreste chiederglielo" mormorò Azazel, imbarazzato "Abbiamo tutti capito che non è umano".
"E cos'è? Un folletto?! Un unicorno?! Un ornitorinco con la parrucca?!".
"No. Pensiamo sia il motivo per cui gli altri hotel hanno subito dei danni: per permettere a questo ragazzo di stare da noi. O forse è stato lui stesso ad architettare tutto".
Il proprietario dell'albergo non rispose subito. Sembrò calmarsi, rimanendo in silenzio e abbozzando un sorriso.
"Fammi capire..." sorrise ancora il Diavolo "... voi tutti, di comune accordo, avete permesso a un angelo, o a una cosa simile, di gironzolare per il nostro hotel per giorni? Per settimane? Assecondando quel che volevano dall'alto? Ho capito bene?".
"Ecco... Sì...". Azazel si chinò di nuovo, d'istinto, e questa volta per una buona ragione.
"Ma siete tutti rincoglioniti?!" sbraitò Lucifero "Io mi faccio il culo ogni giorno per fare in modo che questo posto resti aperto, sopportando quella supposta piumata di Michael e tutti i suoi amici cagacazzi, e voi permettete a uno di loro di vagare gratis per l'hotel?!".
"Signore, vi prego!" Tentò di giustificarsi Azazel "Non alzate la voce, gli ospiti si spaventano".
"È te che spavento, scarafaggio! E adesso dimmi subito dov'è questo ipotetico angelo che lo rispedisco al mittente con un calcio nel culo!".
Azazel indicò il salone, puntando il dito da sotto al bancone dietro cui si era accucciato. Lucifero partì, a passo deciso. Angeli adolescenti? Che ne fosse stato creato uno appositamente per sabotare l'hotel? Sapeva bene che, in linea di massima, gli angeli non si riproducevano. Vide a un tavolo Lilith, di schiena, seduta a gambe incrociate. Accanto a lei stava Carmilla con suo figlio e un altro giovane, che indossava spessi occhiali da sole. Lilith e Carmilla ridevano fra loro, mentre insieme terminavano una ricca colazione. Anche l'erede di Carmilla era di buon umore. Il giovane sconosciuto invece si guardava attorno, come se non sapesse bene come comportarsi. Si irrigidì di colpo quando vide Satana avvicinarsi al tavolo.
"Che succede qui?" sibilò il proprietario dell'hotel.
"Oh, ma guarda chi c'è" sorrise Lilith, alzandosi tranquilla "Non facciamo scenate davanti ai ragazzi, per favore...".
"Io non faccio scenate! Spiegami che stracazzo stai facendo, donna!" parlò a bassa voce lui, per non agitare gli altri ospiti umani dell'hotel.
"Intanto non parlarmi così" si offese la tentatrice "In secondo luogo... meglio se io e te andiamo a parlare in un luogo appropriato".
"Questo luogo va benissimo! Chi è questo moccioso?".
Il Diavolo indicò il giovane sconosciuto. Percepiva chiaramente in lui del potere, una chiara impronta angelica che lo innervosiva da morire. Avrebbe dovuto controllarsi, ripeteva a se stesso, ma non ci riusciva proprio. Puntò lo sguardo contro il ragazzino, che deglutì nervoso. Era vestito in nero, una chiara idea di Lilith, e il pallore della sua pelle lo faveva quasi sembrare uno spettro. Era nervoso, era evidente, e Lucifero non gli staccava gli occhi di dosso.
"Non fate così, maestà" sussurrò Lilith, tentando di rabbonire il Signore degli Inferi "Posso spiegare".
Lucifero tentava di capire chi avesse di fronte. I capelli neri, il volto eburneo... era forse un'altra follia di Sophia? Lei dopotutto era in grado di creare la vita... Oppure anche quel ragazzo era un mezzo sangue bastardo, come lo era anche il figlio di Carmilla? Poi l'intruso tolse gli occhiali e alzò lo sguardo. Il Diavolo represse a fatica un ringhio furioso.
"Cos'è, uno scherzo?" sbottò a mezza voce.
Quelli erano gli occhi di Sophia!
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Satan' Speech -L'Hotel del Diavolo- ☆ Completa ☆
FantasíaI tempi sono cambiati. Paradiso e Inferno non sono più come un tempo, così come non lo sono i mortali. I peccati un tempo considerati gravi ora non lo sono più, per rendere l'accesso al regno dei Cieli più facile (e non più praticamente impossibile)...