Rinnegato

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Quando si svegliò, Sophia si sentì di splendido umore. Era piena di energia, come non lo era da tempo, e si alzò canticchiando. Lasciò la camera con addosso la vestaglia, con l'intento di andare a preparare la tisana portata dagli angeli. Era davvero efficace! Sobbalzò, chiudendo d'istinto la vestaglia, quando vide Asmodeo in piedi in mezzo al salotto.

"Perdonatemi, mia Regina" si inchinò leggermente il demone "Non era mia intenzione spaventarvi".

"Ah, sei tu!" sospirò sollevata Sophia "Nel buio non avevo ben capito. Come mai sei qui? Lucifero ha eretto una barriera su porte e finestre, non può entrare nessuno senza il nostro permesso. Non serve che resti qui".

"Me lo ha chiesto il re".

"È il solito paranoico. Dovresti anche essere in ferie, avrai di meglio da fare! Ti congedo".

"Non posso, vostra grazia. Per ordine del re, devo vegliare su di voi fino a un suo eventuale ritorno".

"Eventuale?".

Asmodeo non disse altro.

"Perché eventuale?" incalzò Sophia "Dove è andato a nascondersi?".

"È andato in Cielo" rispose Lilith, seduta in un angolo del divano al buio.

"In Cielo?!" si allarmò subito la Sapienza "Come sarebbe a dire?! Perché?!".

"Perché tuo padre continuava a inviarti lettere di convocamento e lui aveva paura che potesse adirarsi con te, se nessuno si presentava. E tu non eri in condizione di presentarti, fino a poche ore fa!".

"Ma... ma è una follia! E voi lo avete lasciato fare?! Perché non lo avete fermato?! In Cielo è vulnerabile e poi non sa tenere a freno la lingua e chissà cosa potrebbe dire a nostro padre!".

"Lo sai meglio di me che quando si mette in testa una cosa è irremovibile. Che avremmo dovuto fare? Legarlo?".

"Legarlo, incatenarlo, tramortirlo con una padella, sparargli... qualsiasi cosa, ma non lasciarlo andare! Devo raggiungerlo".

"Lui è andato lassù per te. Apprezza lo sforzo. Se vai su anche tu, gli farai fare la figura del demente".

"È demente! Non ha un minimo di timor divino o di cervello funzionante! È  capace di trovarsi al cospetto del Padre e insultarlo fino a farsi ammazzare. O farsi tramutare in un procione!".

"Abbi un po' di fiducia...".

Sophia si guardò attorno. Cominciò a camminare avanti e indietro lungo la stanza, indecisa sul da farsi e preoccupata. E se non tornava? Che fare?

Lui si era svegliato, al buio e al freddo. Ci mise un po' a capirlo, ma alla fine comprese di essere steso sul prato del giardino interno dell'hotel. Per fortuna era deserto, chiuso temporaneamente per ferie, e nessun mortale poteva vederlo. Si rigirò, tentando di alzarsi e raggiungere le proprie stanze. Aveva tante cose da dire a Sophia, tutte molto urgenti. Non aveva tempo per leccarsi le ferite, per quanto gravi fossero! Arrancò fino alla piccola porta che conduceva alla hall e raggiunse l'ascensore. Si mise a pensare a quante volte si era ritrovato in condizioni critiche da quando aveva di nuovo a che fare con Sophia. Solo uno stupido poteva insistere! E lui in quel momento si sentiva tanto stupido. E confuso. E pieno di dubbi come non era mai stato. Come svelare la verità a Sophia? La sapeva già? Era già cambiata? Entrò nei suoi appartamenti con quelle idee in testa e subito Sophia lo raggiunse per abbracciarlo.

"Sei qui!" quasi urlò lei "Ero preoccupata da morire!".

"Stai bene?" riuscì a dire lui.

"Io? Ma certo, perché non dovrei? Sei tu che... oh, coraggioso mio demone! Hai affrontato il pericolo più grande che potevi affrontare per me e i tuoi figli! Sei un pazzo! Un incosciente! Un folle! Ma non importa. Ora sei qui. Tesoro!".

Satan' Speech -L'Hotel del Diavolo- ☆ Completa ☆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora