Fantasmi

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L'abbaiare di un piccolo cane fastidioso continuava a farsi sentire, incessantemente, nella hall. L'animale stava in braccio alla padrona, una signora sulla cinquantina leggermente sovrappeso e con un pessimo gusto nel vestire. Come il cane, sbraitava incessantemente e vagava da ora fra i corridoi, l'ingresso e la sala da pranzo. Nessuno era riuscito in alcun modo a calmarla e farla tacere, stessa cosa valeva per il cane. Azazel, più volte aggredito verbalmente da canide e umana, non ne poteva più e sperava vivamente che arrivasse qualcuno a picchiarla a morte. Blaterava cose insensate e camminava tanto agitata da sembrare indemoniata, ma la maggior parte dei presenti sapeva cosa volesse dire essere indemoniati!
Dipendenti e buona parte dei presenti si pietrificò quando Lucifero comparve. Tutti sapevano quanto odiasse le persone e le bestie petulanti e farfuglianti, cani piccoli e padrone pazze in particolare, e in quel comento sul suo volto non sembrava brillare il buonumore. Al contrario, era piuttosto spento e quasi smarrito, distratto. Azazel capì che era meglio evitare il peggio ma l'ospite si era già scagliata contro il principale come una furia. Lucifero era rimasto qualche istante a fissarla, senza capire una parola di quel che stesse sbraitando. Con un'insolita calma, il demone allungò una mano sul muso del cane per farlo tacere.

"Signora..." parlò infine, dopo un sospiro e una lieve smorfia per l'accostamento di rosa, verde e giallo nell'abito di chi gli stava di fronte "Non riesco a capire quel che dice. Può rallentare e spiegarmi cosa è successo?".

"Una cosa vergognosa!" alzò le braccia la donna, quasi scaraventando il cane in faccia al re dei demoni "C'è un fantasma in camera mia!".

"Un fantasma?".

"Sì, e io non l'ho rischiesto! Ho parlato con quegli esseri che lei paga come dipendenti e mi hanno risposto di aver controllato. Per loro non c'è nessun fantasma! Che è? Una congiura? Non sono pazza! Sembro pazza?".

Lucifero prese tempo, riuscendo a sfoggiare una specie di sorriso.

"Su, si calmi" mormorò "Vediamo di risolvere. Un fantasma non è piacevole, quando non richiesto. Venga...".

Azazel li vide arrivare alla reception e la signora subito iniziò a insultarlo, dandogli dell'incompetente.

"Suvvia, non offenda il mio povero sottoposto. Sono sicuro che una soluzione c'è.  Vero, Azazel?".

"Non c'è nessun fantasma nella camera di questa matta!" ribatté il receptionist, in demoniaco "Ho fatto controllare da più persone. È giorni che rompe i coglioni!".

"Ah, pure straniero!" sbottò la donna "Lo sapevo! Rubate il lavoro a chi capisce la nostra lingua!".

"Azazel..." sospirò di nuovo Lucifero, zittendo per l'ennesima volta il cane "...se la signora non si sente sicura in quella camera, possiamo darle un'altra stanza. Ne abbiamo una libera, che rispecchia le sue esigenze?".

Azazel storse il naso e cercò sul computer. Erano quasi al completo ma una camera vuota l'aveva trovata.

"Faccio preparare la 623" scandì, rassegnato.

"Visto? Ora siamo tutti felici" alzò una mano Lucifero "E alla signora non addebitiamo le notti trascorse con il fantasma. Ci auguriamo che ora il suo soggiorno prosegua per il meglio".

La donna era raggiante. Riempì di complimenti Lucifero e sculettò ad andare a prendere tutte le sue cose per cambiare stanza. Appena fu sparita, Azazel si affrettò a ripetere che non c'erano fantasmi in quella camera, che lui aveva fatto bene il proprio lavoro.

"Silenzio!" quasi supplicò Lucifero "Posso avere qualche istante di silenzio, per cortesia?".

Il receptionist annuì, lasciando che il proprio capo firmasse alcune carte sul bancone senza dire una parola. Il re aveva girato lo schermo del secondo computer della hall e controllava la situazione dell'hotel, il tutto senza commentare. Azazel era abituato a illustrare le entrate, le uscite, gli eventuali problemi o qualsiasi altra cosa riteneva necessaria a voce, al proprio capo. Ma quella mattina Lucifero non era in vena di discutere.

"Bene" disse il sovrano, dopo aver controllato "Tutto ok. Buon lavoro".

"Grazie" parlò, perplesso, Azazel "Ma... è troppo se parlo per chiedere che succede?".

"Ti è mai capitato di vivere assieme a due donne gravide che ti insultano per ogni signolo malanno, piangono e urlano a caso, danno i numeri e poi si mettono a ridere? Il tutto in pochi minuti? Per tutto il giorno?".

"No...".

"Ritieniti un demone estremamente fortunato".

Azazel non sapeva bene cosa rispondere ma Lucifero si era già allontanato verso la sala da pranzo e la zona esterna. Al receptionist scappò da ridere, per fortuna senza essere visto. Era bello vedere come qualcuno riuscisse a gestire l'Inferno ma non due donne in preda agli ormoni!

Samuel, il barista esterno, aveva preparato un bel drink al proprio capo. A quell'ora non aveva molto lavoro, gli ospiti non si davano quasi mai ai superalcolici la mattina presto. Lucifero si era appoggiato al bancone e fissava le piscine, dove i primi clienti paganti si tuffavano approfittando del primissimo tepore primaverile.

"Da domani..." mormorò Samuel "Non sarò al lavoro per una decina di giorni".

"Hai il sostituto?".

"Certo, signor S.".

"Allora fai come vuoi".

"Io e la mia ragazza ci sposiamo".

"Congratulazioni...".

La voce del Diavolo era piatta, distratta, e non girava la testa verso l'umano, che però ignorò la cosa e continuò a parlare.

"È incinta!".

"Ma è un'epidemia!" sbottò il demone "Condoglianze!".

"Ma io sono felicissimo! E anche lei!".

"Ma come?! I tuoi progetti? Non volevi suonare in una band? Girare il Mondo? Sesso, droga e rock and roll?".

"Certo, i piani sono cambiati. Ma siamo entrambi molto felici. Questo evento mi ha fatto riconsiderare tutta la mia vita".

"Resti comunque vincolato a un patto. Non pensare di impietosirmi solo perché ti riproduci. Quello lo fanno anche i protozoi".

"Non ci penso proprio, Signor S. Io ho bisogno di questo lavoro e dei vostri... favori! Pensavo di poter condividere la mia gioia, visto che ho saputo che anche voi...".

"Gioia? Gioia è una parola grossa!".

"Deduco dunque che neanche la vostra sia una gravidanza programmata".

"Programmata?! Se avessi saputo che potevano restare gravide, avrei tentato in ogni modo di impedirlo!".

"Caspita. Non è molto carino da dire. Spero non lo vengano mai a sapere i bambini, sarebbe un trauma".

"Un trauma? Più di essere i figli del Diavolo? Dici sia più traumatico?".

Samuel riflettè qualche secondo e poi sorrise imbarazzato.

"Cambiando argomento..." svicolò il barista, offrendo un altro drink "Cosa voleva quella donna che urlava?".

"La pazza a cui avrei affogato il cane? Dice che c'è un fantasma nella sua stanza".

"E c'è veramente?".

"E che ne so io? Non mi interessa. A me bastava farla stare zitta. In caso andrò a controllare. Qualche anima errante ogni tanto gira per l'hotel, ma in genere non infesta le stanze degli ospiti!".

"Gli umani sono strani. Chissà cosa ha visto!".

"Tu sei umano, Sammy!".

"E ho fatto un patto con il Diavolo. Dite sia normale?".






Bentornati all'hotel! Mi scuso se ci ho messo un sacco ad aggiornare ma la mia vita sta subendo qualche "leggero" cambiamento (e non sto molto bene fisicamente) perciò abbiate pazienza. Questo capitolo in realtà è molto più lungo, l'ho spezzato per non renderlo un'enciclopedia. Nella seconda parte conosceremo un "fantasma" molto interessante! A presto!

Satan' Speech -L'Hotel del Diavolo- ☆ Completa ☆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora