Benvenuti all'Hotel!

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Lucifero si svegliò con un sorriso: all'Inferno non succedeva mai. Era bello aprire gli occhi e non udire grida di anime dilaniate e pianti strazianti. Sbadigliò, guardando fuori dall'immensa vetrata che circondava l'attico in cui viveva.

Si trovava all'ultimo piano del suo Hotel, aperto da qualche anno e piuttosto frequentato, e da lì vedeva tutta la città e una buona parte di cielo. La sua era una camera lussuosa, con piscina sul terrazzo e ogni genere di confort. Le tinte prevalenti erano il nero e il rosso, per mantenere comunque quel tocco infernale che non guastava mai. Inutile dire che di notte quella stanza era stupenda, illuminata dalle stelle, e rendeva semplice far cadere in tentazione giovani fanciulle dall'animo romantico.

Era rimasto folgorato da quell'edificio non appena lo aveva visto, riuscendo subito a immaginarselo con il personale lungo i corridoi, le stanze piene di clienti e un viavai continuo. Non si era recato nei paraggi di quel luogo con l'idea di aprire un albergo, non ci aveva mai pensato. Però poi era stato l'edificio stesso a convincerlo, una sorta di colpo di fulmine fra il demone e l'immobile. In un paio di anni lo aveva reso maestoso.

Controllò al volo il cellulare, notando diversi messaggi. Soddisfatto, lasciò il letto e si preparò per la giornata che stava per iniziare. Si era abituato al sole, che per tanto tempo non aveva visto, e si era abituato a quella nuova vita fatta di tante piccole attività. Ovviamente l'ascensore di quel luogo aveva qualche tasto in più, che conduceva ben più in basso delle cantine, che permetteva al sovrano degli Inferi di passare ogni tanto a controllare che tutto fosse in ordine. E saltuariamente ci spediva perfino delle anime con quell'affare, risparmiandosi inutili psicopompi tra i piedi.

Una volta vestito e preparato, come sempre impeccabile e ammaliante, il demone passò in rassegna l'Hotel come di consueto. Sotto un immenso lampadario di cristallo la reception accoglieva i clienti con un bancone di marmo scuro e lucido. Il personale era per metà demoniaco e per metà umano e buona parte degli umani erano lì perché avevano un grosso debito con il proprietario, debito che avrebbero ripagato con l'anima al momento della morte. Ma loro questo non lo sapevano e lavoravano duramente ogni giorno. Crudele? Diabolico, direi. Anche i clienti erano in parte umani e in parte demoni. I demoni vi giungevano per staccare un po' la spina, rilassarsi e divertirsi. Gli umani sognavano una vacanza e ottenevano la corruzione dell'anima, nella migliore delle ipotesi.

"Buongiorno, capo" salutò Azazel, il demone dietro al banco dell'accettazione.

Era piuttosto minuto, con i capelli neri tenuti all'indietro con il gel e la divisa che lo faceva un po' rassomigliare ad un gangster anni venti.

"Buongiorno" sorrise Lucifero "Come siamo messi oggi?".

"Inizia il weekend. Siamo al completo fino a lunedì sera".

"Ottimo. Ricordati di tenere sempre una stanza libera".

"Certo, signore. Come sempre".

"E quel pulmino che doveva arrivare questa mattina? Gli ospiti sono già sistemati?".

"Hanno chiamato informandoci di un lieve ritardo. A quanto pare c'è stato un brutto incidente sull'autostrada".

"Capisco. In questo caso, al loro arrivo saranno nervosi e stanchi. Falli accomodare al bar, gli offriamo qualcosa per far loro dimenticare il pessimo viaggio e poi ci mettiamo subito al lavoro per farli stare al meglio".

"Ricevuto".

Lucifero camminò poi lungo il corridoio, raggiungendo la sala adiacente dove si servivano le colazioni e i vari pasti della giornata. Il bar, ovviamente ben fornito di superalcolici, era sempre aperto. Si accomodò al banco, salutando il barista. Era un umano, un ragazzo di ventiquattro anni che aveva venduto l'anima al Diavolo in cambio del successo della propria band. Aveva ottenuto quel che voleva ma ora doveva lavorare lì per un tempo non ancora definito. Fortunatamente era bravo a fare cocktail di varia natura e perfino i demoni di passaggio ne erano entusiasti.

"Fammi il solito, Samuel" lo salutò Lucifero, che si voltò poi verso la sala.

Era gremita di ospiti, seduti al tavolo e impegnati a consumare le colazioni. Uno dei peccati preferiti di Lucifero era la gola e ovviamente il cibo dell'Hotel doveva essere delizioso e splendidamente servito. Quel luogo era curato nei minimi dettagli per rendere la permanenza il più piacevole e peccaminosa possibile. Anche da quel soffitto pendevano lampadari di cristallo e lievi tocchi d'oro rilucevano sulle pareti. Ampie vetrate mostravano le piscine e il giardino esterno mentre quadri e statue adornavano le pareti.

Un cicalino proveniente dalla tasca ricordò al demone i vari appuntamenti.

"Giornata piena?" domandò il barista, sistemando alcuni bicchieri.

"Direi proprio di sì. Credo che rientrerò solo a tarda sera".

"A questo proposito..." mormorò il giovane, in lieve imbarazzo "...mi chiedevo se... ecco...".

"Parla, non essere timido. Non ti mangio".

"Mi chiedevo se questa sera potevo prendermi un paio di ore di permesso, dopo il concerto. C'è una ragazza che...".

"Non dire altro! Fa parte del nostro contratto, perciò divertiti e rientra quando vuoi. Ti trovo un sostituto".

"Grazie mille, Signor S.".

Signor S. era il nome con cui solitamente lo chiamavano gli umani, quelli consapevoli che lui fosse il Diavolo. S. ovviamente stava per Satana. Per i demoni era "capo", perché "maestà" un po' stonava fra i mortali.

Terminato il drink mattutino, Lucifero controllò le piscine esterne e la cucina, salutando i vari dipendenti e sottoposti.

"Ricordatevi che siamo qui per accontentare in tutto e per tutto gli ospiti" ricordò a un gruppo di inservienti "Il nostro scopo è fare in modo che il loro soggiorno si prolunghi il più possibile e che ovviamente tornino presto a trovarci. Devono dimenticare tutte le preoccupazioni della vita e trovare in questo luogo un rifugio unico e speciale".

Alle orecchie umane quel discorso suonava come un incitamento al profitto, per avere più clienti soddisfatti e paganti. Per i demoni era invece l'invito a tentare il più possibile, per avere più anime agli Inferi.

"Svolgete al meglio il vostro dovere e verrete lautamente ricompensati" concluse il proprietario dell'albergo, prima di uscire.

Attraversò le porte rotanti e frugò nelle tasche del lungo cappotto nero. Trovò le chiavi della macchina e storse il naso. Poco più in là, un poliziotto stava distribuendo multe.

"Di nuovo?" sbottò il Diavolo "Ancora?".

"Hai parcheggiato in doppia fila" alzò le spalle il poliziotto "Di nuovo. Ancora".

"Non è vero. Ha solo una ruota leggermente fuori dalla linea! Mi stai perseguitando, Michael!".

"È il mio lavoro".

"Maledetto angioletto raccomandato...".

Borbottando, Lucifero salì in macchina e ignorò l'Arcangelo poliziotto. Aveva troppi impegni per litigare con un angelo davanti al proprio Hotel!

Satan' Speech -L'Hotel del Diavolo- ☆ Completa ☆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora