Inferno

203 20 14
                                    

"Spendete troppo" borbottò Mammon, dopo aver visionato i conti dell'Hotel, fissando Lucifero.

Era un demone piuttosto corpulento, con i capelli bianchi e piccoli occhiali sempre sul naso. Era famoso per essere piuttosto spendaccione e veniva spesso chiamato in albergo per spingere gli ospiti a richiedere servizi costosi ed extra di vario tipo.

"Per te, tutti spendono troppo" sbottò il Diavolo "So bene che vorresti tutti i soldi per te, ma non è in questo modo che l'economia gira".

"Ma comunque pagate quell'umano in modo eccessivo. Potreste usare quel denaro in modo decisamente diverso".

"Fatti gli affari tuoi!".

La musica anni '80 si udì chiaramente per tutta la hall, segno che l'umano che Lucifero aspettava era arrivato. Aveva parcheggiato davanti all'ingresso e finalmente spento la radio, che sparava musica per tutto l'albergo.

Il mortale si chiama Locus, aveva quasi quarant'anni e il mondo dei demoni non lo spaventava per niente. Aveva sottoscritto un patto con il diavolo dopo una serata particolarmente alcolica e ora svolgeva dei lavoretti per il re degli Inferi. Entrò nell'edificio con fare spavaldo, gettando una sigaretta poco prima di varcarne la soglia. Indossava sempre una maglietta di qualche gruppo rock o metal degli anni '80 e quella mattina sfoggiava con un certo orgoglio quella dei Judas Priest.

Non provava timore, forse convinto di trovarsi in un mondo immaginario. Era ateo, lo era sempre stato, e ancora non si capacitava del tutto di avere a che fare con il Diavolo in persona. Vendere l'anima era stato un affare: ora nella sua vita c'era decisamente più adrenalina!

"Sei in leggero ritardo" lo ammonì Lucifero ma l'uomo non parve farci molto caso.

"Il solito?" si limitò a dire, mentre il demone gli consegnava una valigetta metallica.

Il Diavolo annuì. Locus si diresse in fretta verso l'ascensore e premette il tasto rosso, dopo aver inserito una chiavetta apposita. Le porte si aprirono direttamente all'Inferno, dopo un breve tragitto nel buio.

Il mortale fischiettò e si incamminò verso un punto poco lontano, dove tre demoni lo aspettavano a braccia incrociate. Il più grande e grosso dei tre era Asmodeo, che fissava con impazienza il mortale e sbuffava. Era strano vedere dei capelli biondi all'Inferno, i diavoli non lo gradivano molto come colore perché ricordava loro gli angeli, e quell'umano li portava lunghi fino alle scapole.

Fra le pietre rosse e nere, la fuliggine e l'odore di zolfo, il gruppetto si incontrò. Le grida e le suppliche delle anime tormentate non turbavano minimamente Locus, che immaginava splendidamente se stesso a torturare personalmente quei peccatori. Di certo si sarebbe rivelato più bravo di certi demoni!

"Hai quello che serve?" domandò Asmodeo.

"Tutto quanto" sorrise Locus, accendendosi una sigaretta e aprendo la valigetta.

All'interno erano custodite tre pistole lucenti e color argento.

"E voi avete quello che serve al re, panzone?" parlò di nuovo l'umano.

"Non fare lo strafottente, mortale. Potrei ucciderti con un dito" sbottò Asmodeo.

"Certo, hai le dita grosse come la mia testa! Dovresti fare dieta".

Asmodeo non ribatté, obbedendo agli ordini del re che gli impedivano di strozzarlo.

"Ecco a te tutto quello che ci è stato richiesto" spiegò il demone "Le sigarette del sovrano, gli alcolici per l'albergo e le materie prime speciali per la cucina. E vedi di non rubarti niente perché poi il re rompe le palle a me ed io so dove trovarti!".

"Ricevuto".

L'umano esaminò le varie cose che doveva riportare in superficie, mentre i tre demoni prendevano fra le mani le pistole.

"Proviamo un po' questi gioielli" ghignò Asmodeo.

Le armi da fuoco non erano molto utili all'Inferno ma ultimamente era nata una nuova moda: sparare alle anime. Asmodeo, facile all'ira ed alle reazioni esagerate, amava sparare a caso e partecipava volentieri a varie gare organizzate agli Inferi. Si vincevano sempre premi interessanti e le urla delle anime lo inebriavano.

"Scommetto che non hai il coraggio di sparare a quel demone" stuzzicò Asmodeo, porgendo la pistola al mortale.

"Se vinco cosa mi dai?".

"Tanto il coraggio non ce l'hai!".

"Per chi mi hai preso?" ghignò Locus, accettando la sfida e sparando.

"Ehi!" sbraitò il demone colpito "Qui c'è gente che lavora!".

"Scusa, Caronte" ridacchiò Asmodeo, donando al mortale una boccetta di liquore infernale.

Locus rise a sua volta e poi tornò a dirigersi verso l'ascensore, seguito da due diavoli che aiutavano a portare la merce per l'albergo. Asmodeo lo osservò allontanarsi, chiedendosi come potesse quell'uomo muoversi con tale naturalezza fra anime sofferenti, demoni minacciosi, pene infernali e altre scene che normalmente avrebbero spaventato chiunque. Locus era sereno, pareva quasi in un gioco.

Ricomparve davanti all'Hotel, lasciando che i demoni si occupassero della merce più voluminosa. Portò invece personalmente la valigetta con le sigarette a Lucifero. Lo trovò nella sua stanza che bestemmiava contro il portatile, seduto a letto in canottiera e calzoni neri, con la coda che si agitava nervosamente fra le lenzuola sfatte.

"Finalmente" sbottò il Diavolo "Avevo finito tutte le sigarette".

"Tutte per voi, capo" sorrise Locus, aprendo la valigetta e lanciando un pacchetto nuovo al re degli Inferi.

"Ottimo. Hai avuto problemi?".

"Nessun problema. E voi? Il computer non va?".

"Non riesco mai a far funzionare bene questi cosi. Tu te ne intendi?".

"Io gli sparerei".

"Perfetto. Il tuo compenso lo trovi in macchina. Ci vediamo fra un mese, come sempre".

Locus si congedò, rimettendosi il giubbotto in pelle che aveva tolto per evitare la calura degli Inferi. In macchina trovò, oltre al compenso pattuito, il fucile a canne mozze con cui l'umano parlava sempre e che aveva lasciato sul sedile "a fare la guardia".

"Ti sono mancato, stronzo?" ghignò l'uomo, iniziando un dialogo inverosimile con l'arma.

"Ti ha portato tutto quel che serve?" si informò il Diavolo, entrando in cucina qualche ora dopo.

"Come sempre" rispose Bael, che quel giorno era a capo dei cuochi dell'Hotel "Mi chiedo come un umano possa girovagare tranquillo per l'Inferno come fosse niente".

"Perché no? Mi risparmia tempo" ghignò il Diavolo, notando un dolce sul tavolo.

Bael alzò le spalle e continuò a cucinare. Nonostante mangiasse continuamente, non era affatto grasso. Era molto alto, con larghe e possenti spalle, ma sempre in perfetta forma fisica. Per lui era facile convincere gli umani che potevano a mangiare a sazietà certe cose perché "tanto non fanno ingrassare". Usava le parole "Guarda me! Io ne mangio continuamente!".

"Ma ha capito che ha venduto l'anima?" chiese il demone chef, dopo un po'.

"Boh. Era ubriaco" sorrise Lucifero "Ma ha firmato, quindi fatti suoi. Il contratto è valido. A me per ora sta bene così. Ad Asmodeo piace, sparano sempre a qualcuno insieme".

"A me basta che arrivino sempre le materie prime per cucinare. Senza certe chicche infernali, non riuscirei a soddisfare i clienti".

"Quelle non mancheranno mai, tranquillo! Anzi: fammi assaggiare!".

Ciao a tutti! Oggi vi presento Locus, personaggio di amahyP

Andate a scoprire la storia da cui proviene ;)

Satan' Speech -L'Hotel del Diavolo- ☆ Completa ☆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora