Stupid Cupid

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La festa degli innamorati non era particolarmente apprezzata da Lucifero. Preferiva di gran lunga gli antichi Lupercalia, ma ormai quei tempi erano passati. Febbraio per lui significava carnevale, maschere, feste con cibo fritto e alcolici. Ne organizzava sempre in hotel ma purtroppo quel giorno prendevano il sopravvento i cuori e le sdolcinata atmosfera romantica. La odiava, la trovata inutile, ma tra gli ospiti era molto gradita.
Si era seduto su uno dei tavoli accanto alla vetrata che dava sull'esterno, scarabocchiando schizzi su un quaderno e tracannando alcolici e pasticche leggermente stordenti. In hotel tutti si scambiavano bigliettini e smancerie e lui rabbrividiva al solo pensiero. Sospirò, facendo riposare la mano e ordinando a una delle cameriere di sala di versagli di nuovo da bere. Ultimamente nessuno dei suoi sottoposti lo infastidiva più di tanto, notando come avesse la testa altrove. Non portava nemmeno la divisa in hotel, se ne stava in camicia bianca e capelli scombinati.
Ad Helel dispiaceva molto disturbare l'apparente relax del sovrano ma sembrava essere l'unico con sufficiente coraggio da avvicinarsi.

"Cosa ti serve, Helel?" gli parlò Lucifero, senza scostare gli occhi dalla finestra e notando il suo riflesso.

"Niente. Cioè... Alcuni di noi si chiedono se è tutto ok. O se c'è qualcosa che...".

"Ho molte cose a cui pensare".

"Hai fatto tu tutti questi disegni? Sono per il nuovo mondo?".

"Sì. Ho avuto tanti millenni per imparare...".

"Quando tornerà dall'Inferno mia madre?".

"Quando saprà controllare i suoi nuovi poteri. Non manca molto, mi ha assicurato. E poi inizieremo a creare. E io sto facendo i compiti, perché dev'essere tutto pronto".

"Un bell'impegno...".

Lucifero non rispose subito. Prese ancora un paio di pastiglie e sorrise.

"Quante ne prendi al giorno di quelle?" si accigliò Helel.

"Ho due buchi nel cranio, se permetti. Ho bisogno di concentrarmi, non soccombere all'emicrania. E poi non ricordo di averti concesso il permesso di darmi del tu".

"Perdonatemi. È che...".

"Non voglio perdere tempo a discutere, ragazzo. Se non hai altro da chiedere, torna al lavoro".

Helel era titubante. Dopo un po', prese coraggio e riprese a parlare.

"In effetti..." ammise "Avrei bisogno di un consiglio. Non so a chi altro chiedere. Certo, se posso...".

"Parla".

"Ecco... durante le ferie sono andato in montagna con la famiglia di Asmodeo e Azazel. Ho conosciuto i loro figli, le loro compagne, e ho potuto passare molto tempo con i miei amici. Mi sono divertito".

"Ma...?".

"Ma mi sono accorto che alcune cose mi infastidiscono e cercavo di capire che comportamento dovrei avere".

"Non sono preveggente. O mi spieghi bene le cose, oppure...".

"È difficile da spiegare. Mi sono reso conto di provare una certa gelosia, una sensazione di fastidio, quando qualche altro ragazzo si avvicina a Zika".

"Non mi sembra una cosa strana. A te piace Zika, lo sanno anche i muri".

"Sì ma siamo una compagnia. Siamo sempre tutti assieme. Lei, io, Turek... tanti ragazzi e lei che gioca un po' con tutti".

"Si chiama giocare adesso? E che pensi che io dovrei dirti? Mi credi un esperto di sentimenti o cose simili?".

"No, per niente. Vorrei solo sapere come ci si comporta tra demoni, dato che lei è una demone. Di certo gli angeli non sanno cosa fare a riguardo. I demoni che fanno? Gli umani sono propensi alla monogamia e...".

Satan' Speech -L'Hotel del Diavolo- ☆ Completa ☆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora