Fratelli e Sorelle -parte terza-

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Lo sguardo serio di Sophia metteva in soggezione. Chi la osservava in quel momento non poteva non percepire un brivido lungo la schiena. Lucifero ricambiò quello sguardo, incrociando le braccia. Attorno a loro si creò uno strano silenzio.

"Noi possiamo farlo, portatore di luce. Se lo desideriamo, noi possiamo fare ciò che vogliamo".

"Noi non siamo Dei, Shekinah Pistis Sophia. Per quanto tu sia la parte femminile di Dio, e la Sapienza assoluta, non è tuo compito creare interamente un Mondo".

"No, infatti. Io da sola non potrei. Ma noi due, assieme... Io ricordo me e te, sempre me e te. Lo hai dimenticato? Hai dimenticato com'era... prima?".

Sophia mosse una mano e immagini del passato si mostrarono a tutti i presenti. Le figure proiettate di Lucifero e della Sapienza camminavano e fluttuavano fra gli invitati alla festa. Erano ragazzini, luminosi e meravigliosi, con sul volto un'espressione serena che entrambi avevano perso da tanto tempo.

"Sono passati miliardi di anni" tagliò corto il sovrano infernale, facendo dissolvere l'immagine di se stesso da piccolo con una mano.

Sophia non disse nulla, battè le palpebre e la figura del sovrano ricomparve, con un aspetto più adulto. Lui odiava rivedersi come angelo e ora davanti a sé vedeva proprio questo. Com'era un tempo, prima di cadere, quando la Terra e il Paradiso erano bozze e progetti. Si vedeva danzare nel cielo assieme a lei, accendendo stelle e distruggendo galassie, plasmando materia e modificando l'universo. Pensandoci, non vedeva che lei. Non ricordava Dio. Non vedeva Dio. Eppure sapeva che era lì, a osservarlo e giudicarlo continuamente.
Le prime immagini del Paradiso fecero sorridere molti degli invitati. Ora Sophia e Lucifero erano come gli angeli sempre li ricordavano. Sophia non era cambiata, come se il tempo per lei si fosse fermato. Attorno a loro, giovani e piccoli angeli dall'aspetto sempre più familiare. Nascevano dal fuoco, dall'aria, dall'acqua... Venivano addestrati, istruiti, mentre sulla Terra lentamente compariva la vita. Sophia abbracciava quei piccoli angeli e li cullava, osservando come gli animali accudivano i proprio piccoli. E poi osservava Lucifero e non capiva perché lei non potesse essere come quelle creature.

"Non siamo bestie" le suggeriva il giovane Lucifero "Noi siamo più puri e perfetti di loro. Ci prendiamo cura dei figli di questo Mondo".

Lei sorrise. I loro abbracci erano luminosi e privi di malizia o desiderio carnale. Si tenevano per mano, avanzando per il Paradiso, e il tempo passava. Gli altri angeli erano ormai cresciuti, sulla Terra era comparso l'Uomo. E assieme all'Uomo aveva iniziato a generarsi l'ombra attorno al cuore e all'animo di Lucifero. L'invidia, la gelosia, la rabbia. Mai prima di quel momento aveva provato rabbia ma in quel momento la sentiva. Perché gli veniva chiesto di servire quelle bestie? Umani? Non erano forse delle bestie? E se non erano bestie, perché a loro era concesso il totale libero arbitrio e la possibilità di ricreare se stessi come gli animali? Perché loro dovevano essere i prediletti a cui tutto era concesso? Erano privi di poteri, di grazia, scarsi d'intelligenza e pieni d'istinti imperfetti.

"La Luce non si inginocchia dinnanzi al fango" si udì e Lucifero nel tempo presente si accigliò, ringhiando.

"Perché mi mostri questo?" sbottò, infastidito "Non è cambiato il mio pensiero".

"Lo so" mormorò Sophia, mostrando altro.

I due gemelli, soli in una delle stanze della torre di lei, non mostravano più la solita espressione serena sul volto.

"Placa il tuo animo" parlava Sophia, in quel tempo passato "Non mi piace vederti così tormentato".

Lei lo prendeva per mano ma lui non la guardava negli occhi. Quello sguardo, un tempo limpido e del colore delle galassie, ora baluginava d'arancio e di fuoco.

Satan' Speech -L'Hotel del Diavolo- ☆ Completa ☆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora