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Henry sembrava non essersi mosso...
"Vi lasciamo soli?" Mi chiese Mary alzandosi dal divano.
"No, ce ne andiamo noi." Henry si alzò dallo sgabello e tornò sui miei passi, e mi attese prima di chiudere la porta dietro di me.
"Perché sei uscita con lui? Cioè non serve che fai queste cose per farmi capire che ho sbagliato, non serve che tu rischi la vita per questo, intesi? Ora vieni qua e facciamo pace."
"No." Schivai la sua mano ed incrociai le braccia.
"Sono stanca Henry, parli di rischiare la vita con lui, di non firdarmi di lui, e tu? Quante volte ni hai mentito? I tuoi sono poveri giusto? No, questa era una balla. Tuo padre ha avuto un incidente? No, era una frottola anche questa... cosa c'è di vero a questo punto? Nulla. Per me. NULLA."
"April... Perché? "
"Perché, me lo chiedi? Sono stanca! Sono stanca di essere quella che perdona sempre tutti, quella che poi ci rimane male, okay? E si, nemmeno io sono perfetta ma almeno non dico bugie così grosse."
"E di Andy, che mi dici?"
"Andy? È il barista della discoteca, non mi ha mai toccata." Jess glielo aveva detto!
"Ah si? Sicura?"
"Si, mi ha abbracciata perché quando mi hai chiamata sono scoppiata a piangere e sai... mi ha aiutato. Molto più di te."
"Ah si? E chi ti ha portata all'ospedale ogni volta che ti trovavo senza sensi piena di tagli sul pavimento? Io. Direi che ti ho salvato la vita più di una volta. E un grazie? Mai."
Me ne stava facendo una colpa?
"Senti, non è colpa mia se TU mi facevi stare male, sapevi che sono così. Non ti capisco, se proprio la pensi così, perché non mi hai lasciata li a morire? Sarebbe stato meglio, giusto?"
Henry mi guardava, era incazzato nero, ma mai ferito quanto me: aveva appena affermato che avrebbe preferito lasciarmi li, bene. Ora era definitivamente finita tra noi, senza via di ritorno.
"Addio Henry. Dopo passo a prendere le mie cose casa tua. Ma quando tu non ci sarai." Dissi uscendo dalla camera.

Jess mi venne vicino, ma io mi scostai e uscii di casa. Ora chi c'era veramente? Nessuno.
La mia migliore amica aveva detto di Andy ad Henry, avrebbe dovuto rimanere un segreto e poi chissà che gli aveva detto.
Henry meglio non parlarne.
Angelo... tutti mi dicevano di non potermi fidare di lui, ma sbaglio o erano proprio gli altri che mi aveva tradita? E le parole fanno più male di cento pugni a volte.
Svoltai a destra, verso la via della casa di Angelo.
Stavo facendo la cosa giusta? Forse no, forse si; ma in quella casa mi ero sempre sentita a casa, fin da piccola. Ortensja e Ghem erano sempre molto accoglienti e anche se non le vedevo da molto, speravo di essere ancora considerata come prima.
Prima si suonare il campanello guardai la grande casa: le finestre erano aperte, sentivo a tv che parlava e della musica al piano di sopra. Il giardino era sempre ben curato e il tavolino pulito. Tutto era bello.
Suonai il campanello. *dlin dlon*
Sentii un rumore di passi e poi vidi il viso familiare di Ortensja.
"Buongiorno" dissi rigida, non lo ero mai stata con lei. Attesi risposta, con la speranza che non mi chiudesse la porta in faccia.
"Ciao piccola!! Pensavo di non vederti più! " mi gettò le braccia al collo sorridendo
"Chi è mamma?!!" Ghem urló dalla cucina mentre entravo.
"Ap!" Rispose lei sempre sorridendo.
"Mamma, certi sch... apriiiiiill!!!!!" Lei mi si gettò sopra di me e io stentai a stare in piedi.
"Ma che ci fai qui? Oddio pensavo di npn vederti più... oddioooo!!!!" Urlava ancora e rideva.
Sorrisi e dissi:"non lo so... ho pensato di venire a trovarvi, era molto che non vi vedevo."
"Già... comunque, come è andata con Gel?" Mi chiese Ortensja facendomi sedere sulla poltrona.
"Benissimo, abbiamo parlato, come se non fosse mai successo."
Ghem e sua madre si guardarono, erano nervose:"non preoccupatevi, ci sono passata sopra, non sono più arrabbiata con lui e con voi non lo sono mai stata."
"Grazie." Mi sussurrò Ortensja mentre mi abbracciava di nuovo.
Mi erano mancate loro due, o meglio la loro famiglia. Ed ora che ero finalmente li, nom sapevo cosa dire dalla felicità.
"Allora... cosa vuoi bere? Angelo... non ho idea di dove sia...."
Sorrisi e andai in cucina con loro.
Dopo circa un'ora che parlavamo di tutto, sentimmo bussare.
Gehm andò ad aprire: era Jess.
"Dimmi." Dissi andandole in contro di malavoglia.
"Noi, io, Mark, Mary, Josh e Henry usciamo a mangiare una pizza, vieni anche tu?"
"No. Sto qua."
Jess mi abbracciò a sorpresa:"scusa" mi disse e in quel momento la rabbia per lei mi passò, ero felice che lei fosse li e che avesse capito perché ero arrabbiata...
Se ne andò augurandomi buon divetertimento e dicendo che mi aspettava per dormire,ma forse ero che avrei dovuto aspettarla.
Rientrai in casa e sentii la voce di Angelo in cucina.
"Ciao" dissi entrando in cucina come se nulla fosse.
Lui smise di parlare un attimo e poi sorrise: "ehi, che ci fai qui?"
"Niente... passavo di qua..."
"April ti... ci ha perdonati. È venuta qua per questo. " intervenne Ortensja poggiando una mano sulla spalla di Gel e guardandomi come se fossi una bimba che ha appena preso 10 e lode.
Angelo la guardò e poi toccò a me. I suoi occhi erano piedi di gioia.
"Grazie" disse infine alzandosi.
Voleva abbracciarmi e ci voleva.
Feci un passo avanti e lui capì che poteva e così mi strinse e sé neanche volesse trapassarmi.
"Gel... no... resp...." dissi cercando di liberarmi qualche secondo dopo.
Non volevo andarmene, volevo solo che diminuisse la presa, mi piaceva ritrovarmi li, dopo tutto quel tempo, mi sembrava di essere ritornata a casa.
"Oddio scusa" Angelo mi lasciò andare e io sgranchii le spalle.
"Bene, allora che ne dite, pizza?!" Esclamò Ghem ridendo con sua madre.
"Per me va bene. Offro io!!" Dissi sventolando in aria il mio taccuino.
La pizza arrivò poco tempo dopo e Ortensja cacciò me e Angelo in camera sua, come se volesse che scopassimo.
"Allora... come va?" Angelo era imbarazzato.
"Bene tu?"
"Be... direi benissimo. Cioè non avrei mai creduto che tu tornassi in questa casa." Sorrideva incredulo mangiando la fetta di pizza con i würstel.
A me venne da ridere, non lo ricordavo così... dolce.
"Perché ridi?"
"Mi ero dimenticata che anche tu potessi essere dolce."
"Come? Ti eri dimenticata della casa che ho affittato da tuo padre? Come hai potuto!" Fece a faccia stupita ed io risi ancora di più.
Era così bello essere li, con lui e ridere,come se non fosse successo nulla.

Restai da Angelo fino a mezanotte, ma poi pensai di andare da Jess, (a casa) ,pensando che lei non fosse arrivata. E infatti quando entrai in casa tutti dormivano, ma il suo letto era vuoto.
Mi misi il pigiama e le scrissi che io ero già a casa e lei mi rispose pochi minuti dopo dicendo che stava arrivando e che Josh si fermava a dormire da noi.
Arrivarono circa mezz'ora dopo: Josh era ubriaco e Jess lo sorreggeva per una spalla, cercando di non cadere.
"Se sua madre lo vede così lo ammazza, speriamo domani stia meglio. " dissd Jess togliendosi i tacchi.
Sorrisi:"toccava a te oggi?"
"Si." Disse lei sospirando:"un figo mi aveva pure offerto da bere... e a te? Come è andata la serata?"
"Solito:pizza, film, abbiamo chiaccherato e poi sono venuta a casa. Mi dispiace per te."
"Ma quindi ora siete tornati amici o...?"
"No no, come prima, amici. Nulla di più."
"Ancora uno..." disse Josh steso sul pavimento allungando una mano.
"Si guarda corro a prendertelo! " disse Jess buttandogli una coperta addosso.
Le chiesi perché avesse detto ad Henry di Andy e lei che voleva il mio bene, per quel motivo e basta. Non volli urlarle contro, ma decisi che mi sarei cercata un lavoro, per non dover restare li ancora a lungo e con la prima paga mi sarei trovata un appartamento, giusto finchè non finivo la scuola, perché poi sarei andata al college. E tutto sarebbe cambiato.

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