train

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Il telefono cadde sul tappeto con un suono sordo e facendo alzare Andy di colpo. Mi prese le mani tremanti e mi guardò:"tutto a posto? Cosa succede? Posso vedere?"
Non risposi, mi sedetti e basta. Lui mi aiutò e raccolse il cellulare, senza guardarlo e me lo porse, ma Io non lo volli e scoppiai a piangere.
Tutte le lacrime che avevo trattenuto fin'ora stavano bagnando il divano per cui avevo lavorato duramente.
Andy mi massaggió la schiena e mi strinse in un abbraccio caldo, ma allo stesso tempo freddo, come se i nostri corpi non volessero proprio stare assieme.
Non disse nulla, non mi consolò come faceva Henry.
Quando le lacrime rallentarono assieme ai singhiozzi, raccolsi il telefono, mi asciugai le lacrime e dissi:"scusa, ora ordiniamo la pizza? "
"Sicura di non volerne parlare? "
"Si." Risposi fredda.
Lui non era nessuno, non doveva sapere tutto su di me.
La pizza arrivò circa venti lunghi interminabili minuti.
Dopo aver mangiato la pizza gli dissi che dovevo iniziare il turno in discoteca e in poche parole lo cacciai.
Mi chiusi in casa e mandai un sms al mio capo per dirgli che quella sera non sarei andata e nemmeno le due seguenti.
Avevo preso una decisione.
Andare da mio padre. Ne avevo bisogno, staccare da tutto e tutti e sperare che almeno la quegli sms Non mi seguissero.
Iniziai a raccogliere le mie cose e chiamai mio padre.
"Pronto?" Non sentivo la sua voce da molto.
"Ehi papà come stai?"
"April... bene. Tu?" Capivo che era sorpreso.
"Anche. Ti spiace se vengo da te per il week-end? Se non vuoi non fa nulla..."
"Ap come ti viene in mente! Ovvio che ti voglio, inizio a prepararti la camera, vado a compare le lenzuola invernali." Sembrava eccitato.
"Va bene. Io faccio le valigie e prendo il primo treno. "
Ci accordammo e poi iniziai e prendere le mie cose.
Controllai su internet i viaggi e prenotai un biglietto. Il treno sarebbe partito in meno di 50 minuti. Il che significava che avevo tutto il tempo per arrivare alla stazione, con glo autobus.
Non avvertii mia madre, tanto non la vedevo da settimane ormai.
Ero agitata Al pensiero di vedere mio padre... chissà se stava ancors con Elena. E Naddie, come avrei reagito a vederla? Eravamo sorelle eppure lei... oddio.
Mi scese una lacrima. Pensare al tradimento di Henry mi faceva stare malissimo. Lo amavo troppo per dimenticarlo, anche a distanza di mesi.
E se l'avessi visto? Oddio. Ovviamente non sarei andata da lui ma probabilmente sarebbe successo qualcosa.
Salii sul treno, con un sorriso stampato sulle labbra, felice di porter fuggire, anche solo per qualche giorno.
Il viaggio durò 3 ore, che mi sembrarono essere molto meno. Scesi in quella piccola stazione, con tutte persone che conoscevo, Marta, la direttrice e Maria, la commessa.
"buongiorno April. Di nuovo al mare eh?" mi salutò la donna sorridendo.
"certo." Ricambiai il sorriso e uscii. Vidi la macchina rosso fuoco di papà, sorrisi e quando lo vidi affrettai il passo fino a correre. Sembravo una bambina di 10 anni, ma ero felice, era come se scesa da quel treno, tutti i pensieri e i problemi mi avessero lasciata libera, avessero smesso di tormentarmi, almeno per un po'.
"Ciao piccola. Andiamo a casa, oppure la cena si raffredda." annuii e lo seguii in macchina.
La casa, il vialetto, il prato, il salotto e la cucina erano tutti uguali, come al solito:i tentativi invani di mio padre di far crescere qualcosa nella aiuole lungo il marciapiede, il dondolo su cui papà mi raccontava le storie quando ero piccola, l'ammaccatura sulle scale che avevo fatto sbattendo contro la porta a 6 anni con la bici. Aprii la porta un inembriante odore di cibo mi avvolse e come al solito lasciai le mie cose accanto al divano sgualcito con 5 cuscini gettati a caso sopra.
Notai solo alcune differenze: nel vialetto c'era una macchina blu scuro e al tavolo c'erano 4 posti preparati non 2, come ero abituata.
"senti April... so cos'è successo tra te e Naddie, mi dispiace, ma io ed Elena ci stiamo per sposare, a dicembre e lei ha deciso di non farsi condizionare da questa cosa. Non è colpa né mia, né sua, né tua..."
"É colpa di Naddie e comunque non preoccuparti papà. Ci sono passata sopra. In questi mesi ho lavorato sodo e sono riuscita a comprarmi una casa, dove vivo, ho 3 lavori, fissi, la mia vita procede anche senza storie amorose, sto bene e sono contenta così. Ho molti amici che mi hanno aiutata e ho deciso di venire qua solo per stare un po' di tempo con mio padre. Okay? Quindi sediamoci e ceniamo come se non fosse successo nulla."
Appena finii di parlare mi abbracciò ed Elena fece capolino dal bagno con in mano dei giornali. Quando mi vide mi sorrise, ma attese il mio consenso per abbracciarmi:"scusa." mi sussurrò.
"non preoccuparti. Che ne dici se proviamo ad avere un rappporto quasi normale? Potresti essere una seconda madre."
"ne sarei felicissima." Disse sorridendo come una madre al saggio di danza della figlia, avrei giurato che stava per commuoversi.
Papà interruppe il momento con un colpo di tosse e ci invitò a sederci.




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