i missed you

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Dopo cena guardammo un film e nonostante fuori ci fossero solo 10°C decisi di uscire e di sedermi sul dondolo, come quando ero piccola.
Feci partire il lettore musicale del telefono e iniziai a ricordare tutti i bei momenti, tutte le lacrime, finché non mi assopii dondolandomi.
"Shh... fai silenzio! " una voce femminile sussurrava, sembrava ubriaca. Aprii gli occhi lentamente e capii che erano Naddie e Henry, ubriachi, entrambi.
"Andiamo dritti in camera tua?" Disse lui ridendo.
Mi misi e sedere quando loro chiusero la porta.
Quello non era l'Henry che avevo conosciuto, o che pensavo di conoscere. Quello era un ragazzo, in preda agli ormoni, che non somigliava per nulla a quello che mi salvava sempre ed era sempre vicino a me.
Mi riappisolai, incurante della temperatura che dimuiva sempre più.
Come ci sono arrivata qui? Io ero da papà...  ero a casa mia, sotto le coperte, con un braccio che mi teneva bloccata a letto.
Mi girai lentamente e riconobbi subito quei riccioli e quelle fossette che ho sempre amato. Henry. Era nel mio letto, sorrideva nel sonno. Mi accoccolai li di nuovo contro il suo petto, cercando la sensazione familiare di sicurezza e amore.
Improvvisamente sentii il freddo pungermi il viso e riaprii gli occhi...
Sono ancora in veranda, sul dondolo.
Il sole sta nascendo e mi rendo conto che in due notti che ho passato qua, nessuna delle due ho dormito in un letto.
Sentii la porta chiudersi e poi il dondolo scricchiolare.
Mi misi a sedere; Henry si dondolava lentamente con la testa tra le mani e i gomiti sulle ginocchia.
Feci per andarmene:"no ti prego resta. " mi disse guardandomi.
Lo guardai e rimasi seduta, imbarazzata e senza parole.
Lui rimase li, fermo, per quella che mi sembró un'eternità,  finché io non iniziai a tremare dal freddo.
"Hai freddo?" Dice guardandomi con gli occhi rossi. Occhi iniettati di sangue, come quando piangi molto oppure come quando sei ubriaco. Probabilmente è la seconda.
"Si." Mi porse la sua giacca ma la rifiutai, già sentirlo così vicino mi faceva star male e se avessi sentito il suo profumo sarei stata  finita.
"Ti manco?" Una domanda così diretta a cui non sapevo rispondere. È difficile spiegare come mi sento riguardo a lui.
Ho sempre pensato fossimo anime gemelle, ma non lo siamo. Lui sta con Naddie, di nuovo ed è chiaro che mi ha dimenticata.
"No." Mento.
Lui mi guarda e se ne torna in casa
Avrei voglia di rincorrerlo e dirgli che ho mentito, ma non risolverei nulla, mi renderei solo più ridicola.
Rimasi in veranda per qualche minuto, poi mi decisi ad entrare.
"Perché non ti sono mancato?" Mi chiese prima che entrassi in camera. Era seduto sul divano al buio.
Cosa dovevo rispondere a quella domanda? Prima avevo mentito e io non sono molto brava a mentire, soprattutto con lui.
"Non lo so." Rimase in silenzio.
"Ma nemmeno io ti sono mancata, quindi che problemi ti fai?" Dissi incrociando e braccia. Stavo mentendo e pure bene!
"Cosa ne sai?"
"C'è una prova dietro quella porta. Vuoi che la chiami? "
"Cosa ne sai, magari me la faccio solo per dimenticarti quando mi manchi tremendamente."
Gli manco? Tremendamente?
Mi venne da ridere.
"Oh dai... se ti manca qualcuno non ti scopi la tua amante, lotti per quella persona." Dico guardando quegli occhi che amo e che mi scrutano dentro.
"Tu sei uscita con Angelo. E te lo sei scopato, mentre io ero fuori dalla porta."
Lo guardo scioccata. Stava veramente rivangando tutto?
"Lo sai benissimo che Angelo non è come Naddie. Noi non stavamo assieme, io ti ho detto che ero con lui. Smettila di tirare fuori scuse. Posso andare in camera mia?"
Lui mi guarda e viene da me: in meno di un secondo le sue labbra sono sulle mie e le mani sulle mie guancie.
Mi sono mancate così tanto.
Impiego qualche secondo per riprendermi, ma poi lo assecondo.
È finita, tutto quello che in 3 mesi mi sono costruita si dissolse così, in un bacio.
Dopo quella che mi sembra un'eternità trovo il coraggio di separare le nostre labbra e lo guardo.
"Io penso di esserti mancato." Disse lui in un ghigno.
"Un bacio non vale nulla." Dico io fredda ed entro in camera mia.
Non mi ero accorta di trattenere il fiato fino a quando non mi sono chiusa la porta alle spalle.
È successo veramente? Perché mi ha baciata? E quel ghigno? Vuole continuare a farmi del male?
Si.
È l'unica risposta che riesco a darmi in questo momento.
"Henry! Dove sei? " grida Naddie probabilmente mentre io mi stendo a letto.
Cosa faró oggi? Nel frattempo senza rendermi conto ripiombo in un sonno profondo da cui mi sveglio con un profumino delizioso. Mi alzo lentamente e vado in cucina per vedere chi sta cucinando. Trovo Elena che canticchiando sta preparando il pranzo.
"Buona domenica! " esclama allegra non appena mi vede, ma subito si rabbuia:"cosa è succeso? Scusa se te lo chiedo ma hai un aspetto trasandato."
glielo dico?  No.
"Ieri mi sono addormentata in veranda e ho dormito male... ora vado a sistemarmi." Dico bevendo un bicchiere d'acqua.
"Va bene, allora ti aspettiamo per pranzare." Aspettiamo?
Vado in bagno e mi sciaquo il viso, guardandomi allo specchio: ho le occhiaie profonde e la pelle pallida.
Prendo il correttore dalla trousse e ne metto in grande quantità sotto gli occhi, mentre Who You Are di Jessie J mi fa rischiare di rovinare tutto.
Dopo 10 minuti e molto trucco il mio aspetto è decisamente migliore, esco dal bagno e vado a prendermi una felpa e un paio di jeans.
Esco e trovo tutti seduti a tavola, Henry e Naddie si comportano da fidanzatini e mi fanno venire il volta stomaco.
"Oh eccoti ora ti metto la pasta." Disse Elena alzandosi.
Mi vado a sedere capotavola, di fronte a mio padre che mi sorride e io ricambio.
"Mamma, dopo io e Henry andiamo in spiaggia al falò, non so quando torniamo." Disse Naddie finendo la sua pasta mentre io inizio la mia.
"Ovviamente anche tu sei invitata." Disse poi la ragaza guardandomi.
Io sorrisi e dissi:" no grazie, ho il treno tra 3 ore."
"Come mai te ne vai così presto?" Mi chiese con mia grande sorpresa Henry che fissava il piatto vuoto.
"Perché ho 3 lavori e non posso assentarmi per molto." Spiegai io mangiando.
"Tre lavori?! Come fai?!" Esclamò Naddie sconvolta.
"Sai com'é quando non hai nessuno su cui contare ti dai da fare per arrivare ai tuoi obiettivi." Dissi io.
Elena si alzò per andare a prendere la verdura e io guardai mio padre che sembrava alquanto imbarazzato.
Io gli sorrisi e aggiunsi:"oppure l'unica persona che può aiutarti abita a ore di distanza." Lui ricambiò il sorriso e il pranzo proseguì in silenzio, si sentiva solo il rumore delle forchette e i nostri respiri.
Dopo pranzo andai in camera mia a preparare le mie cose quando Henry entrò nella stanza chiudendosi la porta dietro.
Rimase qualche secondo a guardarmi mentre impacchettavo gli ultimi vestiti.
"Veramente fai tre lavori?" Perché lavorare era così strano per tutti qua?
"Si."
"E quali sono i tuoi obiettivi?"
"Non sono cose che ti interessano, ormai." Dissi io fredda.
"April mi dispiace."
"Oh ma vaffanculo." Esclamo mettendo nella valigia l'ultimo paio di jeans.
"No veramente... sono stato imperdonabile. Mi manchi veramente. In questi mesi non ho fatto altro che chiedermi cosa facevi, se mi avevi dimenticato, se ti mancavo, se stavi bene..."
"Mentre entravi ed uscivi dalla tua amante?" Chiesi incrociando le braccia davanti al petto.
"Smettila okay? Ho capito,.non avrei dovuto mettermi con lei, ma mi hai ferito! Tu sei uscita con quello che ti ha mandato all'ospedale!"
"Tu mi hai fatto di peggio. E ora quel ragazzo è stato l'unico che mi è stato vicino, è come un fratello. Pensa un pò, mi è stato vicino mentre stavo per ricadere nel baratro, per colpa tua."
Lui mi guardò, cosa si aspettava?  Che lo perdonassi?
"Non serve essere così diretta e cattiva." Disse lui torturandosi le mani con gli occhi bassi.
"Queste sono parole cattive?! Queste?! E rifacciarmi i miei problemi non lo è? Dirmi che era meglio che non mi trovassi no?" Sbotto.
"Non ho mai detto questo. Non ho mai detto che era meglio che non ti trovassi." Disse lui alzando finalmente lo sguardo.
"A me pare di ricordare proprio che quelle parole siano uscite dalla tua bocca."
"Non ho MAI detto che avrei preferito non trovarti." Si passó la mano nervosamente tra i capello: "senti, tu sei la cosa migliore che mi sia capitata, mi hai aiutato salvato,cambiato."
"Sarò stata importante, ma non abbastanza a quanto pare." Lui non rispose così lo cacciai aprendogli la porta; proprio in quel momento Naddie ci passò e vedendolo nella mia stanza divenne tutta rossa in viso.
"No no Nad posso spiegarti...non è come pensi!"
Io ghignai e chiusi la porta rimanendo sola.
Mi dispiaceva? No, nemmeno un pò. Doveva stare male pure lui, non solo io.

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