Lana

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⚠️IMPORTANTE⚠️
questo capitolo contiene spoiler di vis a vis, non è necessario all'avanzamento della storia, se non l'avete guardata saltatelo, con questo: buona lettura!

Sono seduta in giardino a contemplare le onde che si infrango sulla battigia dorata mentre cullo con il piede mia figlia, sento dei passi e qualcuno avvicinarsi, vedo Palermo venire nella mia direzione e sedersi di fianco a me.
PALERMO: che bello il mare
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PALERMO: mi dà un'incredibile sensazione di pace
annuisco debolmente, non sono dell'umore giusto per parlare. Rimaniamo per un po' in silenzio quando sentiamo il pianto rotto di mia figlia, ha fame, a questo punto credo che le venga non appena vede Palermo
ALICIA: potresti guardare un attimo Lana mentre vado a prenderle il biberon?
PALERMO: certo, nessun problema
lo ringrazio e entro in casa, scaldo del latte e lo inserisco nel contenitore, per poi uscire nuovamente sul portico. Prendo la bimba in braccio e mi siedo per stare più comoda cominciando a darle da mangiare

PALERMO: come mai Lana?
chiede interrompendo il silenzio
ALICIA: è una lunga storia
PALERMO: e io ho tutto il tempo del mondo
Palermo sa quanto io mi senta sola, mi capisce perfettamente, non so perchè sia così gentile con me, potrebbe semplicemente ignorarmi, invece no
ALICIA: va bene
sospiro

ALICIA: dobbiamo andare a circa 20 anni fa, ne avevo 28 all'epoca. Ero da poco in servizio ed ero sotto la tutela del commissario Castillo, un giorno si recò in carcere per una rivolta scoppiata a causa di una detenuta un po' troppo disobbediente e io lo seguii
comincio a raccontare

ALICIA: riuscirono a sedarla e a bloccare il casino che stava succedendo, dopo di che la interrogarono, assistetti a tutta la "deposizione" e lei mi incuriosì parecchio, non era come le altre. Quando entri in un carcere vedi migliaia di occhi vacui e i suoi erano gli unici a scintillare, brillavano di voglia di riscatto, di voglia di poter vivere. Aveva conosciuto anche lei la sofferenza, forse più della altre, ma la indossava meravigliosamente. Non le parlai quel giorno, ci guardammo soltanto, cercai di scacciare via il pensiero di lei dalla mia testa ma non ci riuscì, esattamente tre settimane dopo tornai in quel carcere per conoscerla. Chiesi un vis a vis ed essendo della polizia me lo approvarono immediatamente, ci squadrammo per almeno cinque minuti prima di proferire parola. Era visibilmente contenta di "avere fatto colpo" ed era curiosa di conoscermi tanto quanto io lo ero di conoscere lei. Avrò la sua immagine impressa nella mente per sempre, aveva degli occhi verdissimi con un taglio molto particolare, era araba, un caschetto corto nero e una frangetta le contornavano il viso, era snella e slanciata, davvero molto bella

PALERMO: scusa se ti interrompo, ma perchè parli di lei al passato?
chiede ascoltandomi attentamente
ALICIA: è morta, ma ci arriveremo tra poco
vedo un velo di tristezza nei suoi occhi, non voleva farmi ricordare qualcosa di doloroso per me

ALICIA: abbiamo cominciato a raccontarci le nostre vite, lei mi parlava di qualche vicenda avvenuta in carcere e io dei nuovi casi che mi sottoponevano, a volte mi aiutava anche. Andavo da lei ogni venerdì dopo il lavoro, era il mio momento preferito della settimana, l'ho fatto per 14 anni, ci conoscevamo perfettamente, era diventata una vera e propria consulente. Aveva 40 anni quando l'ho conosciuta e l'ultima volta che l'ho vista è stato il giorno della sua scarcerazione a 54 anni. Sono molto più piccola ma nonostante questo mi considerava alla sua altezza e per una come lei è qualcosa di molto raro, mi sono sempre sentita speciale per questo. Negli ultimi anni l'ho persino convinta a collaborare con noi e sono riuscita a farla uscire qualche anno prima del previsto, consegnandole la sua tanto agognata libertà.
Mi ha raccontato la sua storia nel corso del tempo, lei nasce in Egitto ed è una di quelle spose bambine, costretta al matrimonio a 13/14 anni, viene violentata numerose volte da suo marito e a 16 anni rimane incinta. Dopo il parto un uomo le porta via la sua bambina per venderla, lei decide di scappare e dopo 6 anni ritrova sua figlia e uccide quel bastardo. È finita così in prigione, poi è stata vittima di una serie di eventi che l'hanno resa un'assassina. Se sei in carcere hai due opzioni: essere la preda o il predatore e lei non si è limitata ad essere un predatore, no, lei è stata la pantera con i denti più aguzzi
dico orgogliosa di lei, Palermo mi ascolta non perdendosi neanche una parola

ALICIA: non ha più rivisto sua figlia fino ai suoi 18 anni, è stata condotta nel suo stesso carcere per fargliela pagare. Conosceva il nascondiglio di una detenuta evasa e neanche le peggio torture l'avrebbero fatta cedere. Hanno quindi testato il suo istinto materno facendo stuprare sua figlia davanti ai suoi occhi
un'espressione di puro disgusto compare sul volto del mio ascoltatore

ALICIA: lei ovviamente cede ma nonostante questo l'ormai ex direttore dal carcere fa uccidere sua figlia, la fa salire su un elicottero per il trasferimento e buttare giù a pochi metri dalla madre. In quel periodo mi hanno mandata a seguire un caso in Francia, allontanandomi da lei, perchè sapevano che mi sarei opposta in qualsiasi modo possibile. Ho passato anni standole affianco, si è sempre incolpata per la sua morte e mai perdonata nonostante abbia fatto giustizia facendo uccidere il direttore. Dopo 10 anni dall'accaduto è stata liberata, non penso di aver abbracciato qualcuno così forte in tutta la mia vita, le ho augurato buona fortuna e creduto in lei, anche se sapevo che non avrebbe mai condotto una vita normale. Non l'ho mai più vista, passano due anni e mi chiamano dalla centrale annunciandomi la notizia della sua morte, era stata fucilata mentre scappava da dei Narcos messicani per la sua ultima rapina. Si era fermata per permettere di salvarsi alla sua compagna di rapine ossia l'unica persona, oltre la figlia, che sia stata veramente importante per lei. In più aveva un tumore incurabile e non avrebbe sopportato l'idea di morire in ospedale attaccata a dei macchinari. Il mondo mi è crollato addosso, non ci credevo, lei era immortale, sono andata a vedere il suo corpo senza vita e sono rimasta distrutta a quella visione. Lei diceva sempre una frase "muore solo chi viene dimenticato" e quel giorno ho giurato che l'avrebbero ricordata

PALERMO: quindi porta il suo nome
dice facendo riferimento a mia figlia
ALICIA: ci stiamo arrivando, ti avevo detto che era una storia lunga
rispondo ridendo debolmente cercando di mandare giù il groppo che ho in gola

ALICIA: sua figlia si chiamava Fatima, ma questo nome non le era stato attribuito da lei ma da sua nonna, me lo ha confessato in una delle nostre tante chiaccherate. Lei avrebbe voluto chiamare la sua bimba Lana, un nome arabo per onorare le sue origini, che vuol dire "buona e gentile" per farla essere diversa da lei. Avrei potuto darle il suo nome, ma per me di Zulema ce n'è solo una e mi piace pensare che in mia figlia ci siano un po' loro due. Magari sono i suoi angeli custodi
una lacrima mi riga il volto mentre pronuncio l'ultima frase, quando dico di aver perso tutti non scherzo e lei mi manca davvero molto

PALERMO: mi dispiace, non è la storia che una persona si aspetta, è molto più... profonda, credo che i nomi dati per motivazioni simili siano i più belli, da come la racconti avrei voluto conoscerla
ALICIA: era una grande, non ho mai conosciuto nessuno al suo livello, è stata come una maestra per me, se sapesse come sono finita non so se sarebbe fiera o meno, probabilmente si sarebbe unita per tirarmi fuori dai casini
tiro su con il naso e poso mia figlia ormai addormentata nella culla
PALERMO: grazie per avermene parlato
gli faccio un piccolo sorriso e continuo a guardare le onde del mare

SPAZIO AUTRICE
non avete idea di quanto io tenga a questo capitolo, volevo inserire anche zule in questa storia come "omaggio" e perchè credo che se avesse conosciuto Alicia sarebbero andate davvero molto d'accordo. Fatemi sapere che ne pensate
E🤍

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