Capitolo 1

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*DRINNNN*
La sveglia suona alle 8 del mattino. Mi alzo e sbatto il mignolino alla scrivania, mio Dio quanto sono distratta.
"Ahia porco..." dico già incavolata agitando la mano in segno di dolore.
Scendo e do un bacio a mia madre, che mi ha preparato un croissant al cioccolato e del succo di arancia, la mia colazione preferita.
Il tempo fuori fa un po' schifo, come quasi sempre a Parigi.
Siamo qui da 10 giorni, perché mio padre, oggi, inizierà ad allenare i portieri al psg ed ha deciso di portarmi con se per aiutarlo.
È primo agosto e molti dei ragazzi torneranno ad allenarsi dopo la pausa dei mondiali, vinti dalla Francia. Non nego di averla tifata, grazie a molti giocatori di talento e, fatemelo dire, molto carini.
"Buongiorno tesoro, pronta per oggi pomeriggio?"
"Giorno papi, ovvio che si!"
"Quando hai finito sulla tua scrivania ce un piccolo regalo"
"Regalo? Oddio papà basta"
Da quando siamo arrivati a Parigi sarà il quinto.
"No fidati, questo ti sarà davvero utile"
"Ok, mi fido" dico addentando l'ultimo morso di croissant.
Finisco di bere il mio succo e corro in camera mia.
Sulla scrivania ce una busta con due maglie e una felpa del PSG, una con il numero 8, perché sono nata l'8 e "Ele" scritto, e l'altra da allenamento, senza nome.
Quella senza nome la metterò oggi.
Studio un po', visto che farò l'ultimo anno di superiori qui a Parigi, che inizierà il 14 settembre, e poi, per mezzogiorno e mezzo, scendo a pranzo. Così presto perché alle 14 massimo mio padre deve essere al campo, e visto che ci mettiamo una mezz'ora o poco più, partiamo alle 13.20.
Mangiamo una veloce pasta al sugo, e poi mi cambio e piastro i capelli, visto che i miei naturali non li faccio vedere neanche ai miei, e, alle 13.20, detto fatto, siamo in macchina per partire.
"Sei contenta di incontrare i ragazzi?"
"Papà dopo questi mondiali! Beh che ti aspetti?"
"Ti farà bene stare in un ambiente sportivo dopo ecco..."
"L'infortunio." Concludo io secca.
Fin da quando ero piccola, più meno dai 5 anni, facevo ginnastica artistica, a livelli abbastanza alti, solo che l'anno scorso, durante una gara, ho avuto un forte dolore al ginocchio, ed ho scoperto di avere la Schlatter, quindi non avrei più potuto affaticarlo.
Ora sto meglio fisicamente, ma non posso pensare di non poter più andare in palestra.
Arriviamo in 30 minuti quasi precisi, e lasciamo la macchina nel parcheggio.
Entriamo nella hall e io vado a prendere un caffè, che per me è fondamentale dopo pranzo, sennò rischierei di addormentarmi ovunque.
Finisco il mio caffè su una comoda poltroncina e vedo, dalla finestra vicino alle macchinette, che sono arrivate molte auto ed effettivamente ho perso molto tempo, visto che si sono già fatte le due e un quarto.
Scendendo in campo non ci sono giocatori, solo qualche preparatore atletico che prepara il campo e gli schemi, e mio padre che parla con un altro uomo più o meno sulla sua età. Quando mi nota mi chiama, e io vado verso di lui.
"Ele...lui è thomas tuchel, l'allenatore dei ragazzi...thomas, lei è mia figlia"
"Piacere" mi porge la mano con un sorriso sul volto.
"Il piacere è mio" ricambio la mano e il sorriso.
"BUONGIORNO MISTER"
Dice una voce da lontano a me conosciuta...GIGI.
Gigi Buffon è il portiere della nazionale, ed ho avuto l'occasione di conoscerlo l'anno scorso, durante le qualificazioni ai mondiali.
"Ciao GIGI!" Esclama mio padre dando la mano al portiere azzurro.
"Buongiorno anche a te Ele, in un anno sei cambiata un sacco" mi dice dandomi due baci sulla guancia.
"Ciao Gigi!" Gli sorrido io.
"Sei contenta di essere a Parigi?"
"Mah, non c'è male, devo ancora adattarmi, ovviamente, però è bellissima e non c'è il solito caldo"
"Si mi ricordo che non lo sopporti"
"No affatto" dico io scoppiando in una risatina.
"Comunque ora ti presento agli altri" dice mentre io vedo arrivare una banda di manzi pazzeschi, qui la mia convinzione sul volerli conoscere si fa un po' più perplessa.
"No, Gigi, non ci pensare prop..." non faccio in tempo a finire la frase che mi spinge da dietro verso quel gruppo, dove penso ci siano tutti.
Io non so cosa fare quindi mi metto le mani in faccia per poi fare un sorriso imbarazzato, sembri un ebete Ele :)
"Ragazzi, lei è la figlia di Spinelli, il nuovo mister, si chiama Elena ma chiamatela Ele" dice lui con fare sicuro, mentre io mi sto solo chiedendo perché non sono rimasta a dormire fino alle 4 di pomeriggio.
"Ehy" dico strozzata ingurgitando la saliva.
Alcuni sorridono e altri sono curiosi, per fortuna non c'è nessuno, o almeno non noto nessuno, che mi stia prendendo in giro.
"Ahh, aggiungo" dice Gigi "Non provate a farle nulla perché le guardo le spalle"
"Grazie Gigi" dico ancora più imbarazzata di prima.
Appena finisce di parlare mi accomodo sulle panchine, chissà quanto sarò diventata rossa!
Mi si avvicina un ragazzo che riconosco come uno dei calciatori che ammiro di più, Neymar.
"Ciao" mi dice per rendere il momento meno cringe possibile.
"Ehy" dico saltando dalla panchina e nascondendo il mio entusiasmo che lui mi sia venuto a parlare.
"Piacere Neymar, chiamami Ney"
"Piacere, già mi conosci, purtroppo" lui abbassa lo sguardo e ride.
"Sta sera ci vieni alla cena di inizio stagione?"
"Non posso perderla!" Dico io.
"Bene, almeno ti presento qualcuno...hanno già detto che sei carina" dice con sguardo malizioso. Che cosaaaa?!
"Uuuh, posso sapere chi?"
"Beh no, ma ti assicuro che lo pensano tutti, almeno quelli sotto i 25"
"Aah, bene, bene" dico sorridendo.
"Ci vediamo dopo" si gira per tornare in campo ma ho un dubbio esistenziale.
"Ah...e Ney!"
"Si?" Mi si riavvicina.
"Posso sapere quanto sono diventata rossa? In graduatoria"
"Rossa no, però si vedeva quanto fossi imbarazzata"
"Bene" dico annuendo sollevata.
"Ora vado"
"Vai, su!"
Io mi rimetto seduta sulla panchina, anche perché ha iniziato a piovigginare, e, prima che l'allenamento finisca, vado a cambiarmi in un posto indicatomi da mio padre.
Outfit:

The number 7// Kylian MbappeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora