PROLOGO

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L'anziana donna, ormai con il viso segnato dall'età, camminava con passo svelto tenendo la piccola bambina per la sua mano.

Ella cercava un posto sicuro per nasconderla dai nemici dei propri genitori, piombati nella casa durante la notte.

La donna stava percorrendo un lungo corridoio caratterizzato dalla presenza di molte porte che conducevano rispettivamente ad altre stanze della villa.

Il corridoio era mal illuminato a causa della poca luce che entrava dalle finestre, dal momento che la luna era circondata da nuvole.

Arrivata alla fine del corridoio, la donna si avvicinò alla piccola porta e la aprì utilizzando una delle tante chiavi che erano in suo possesso.

Una volta aperta, fece entrare per prima la piccola dopodiché si addentrò anche lei nell'oscurità dell'ormai inutilizzata stanza degli ospiti, chiudendosi dietro la porta.

Si avvicinò all'armadio presente nella grande stanza, aprì le sue due ante e decise di nasconderci la bambina.

Completato il tutto, implorò la bambina di rimanere in silenzio e di non uscire dal suo nuovo nascondiglio per nessun motivo.

Dopo averle baciato la minuta fronte con un casto bacio, la donna guardò la piccola con occhi dolci ma al contempo pieni di paura.

Si allontanò, chiuse l'armadio e si avvicinò alla porta.

Posò la propria mano sulla maniglia, la girò e aprì la porta, ma non prima di essersi girata nuovamente verso l'armadio dove si trovava la bambina.

Quando aprì la porta, davanti a lei si presentò un uomo alto e robusto che la prese per la camicia e la buttò all'indietro sul tappeto.

L'uomo non ci pensò due volte. Portò la sua mano alla cintura, sganciò la propria pistola e la avvicinò alla fronte della donna.

Ella iniziò a piangere e a tremare per la paura. Lo implorò più volte di risparmiarle la vita, ma lui non la ascoltava affatto.

Poco dopo, si sentì un colpo da arma da fuoco.

Un solo colpo e l'anziana governante giaceva a terra senza vita. L'uomo si avvicinò all'armadio, aprì l'anta e tirò fuori la bambina.

La strattonò con forza, obbligandola a camminare e a scendere le scale per dirigersi al salone principale della villa.

La piccola piangeva e si dimenava, cercando di liberarsi dalla presa dell'uomo che la trascinava per la minuta camicia da notte che indossava.

L'uomo impaziente e irritato dal suo comportamento spostò la sua presa dal colletto del vestito ai capelli della giovane bambina.

La piccola creatura iniziò a scalciare, a piangere più forte e a gridare per il dolore provocato dalla presa dell'uomo.

I due iniziarono ad avvicinarsi alla sala da dove provenivano rumori di varie voci, soprattutto quella del padre e di una voce maschile mai sentita.

Arrivati nel grande salone, pieno di uomini armati, la madre della bambina iniziò a piangere e pregare gli uomini di lasciare la propria figlia.

Ma loro non ascoltarono minimamente la richiesta della donna.

Essi spostarono la loro attenzione al marito, il quale anche lui era con le lacrime agli occhi.

La piccola non smise di dimenarsi. L'uomo sotto ordine del proprio capo puntò un coltello alla sua gola.

Portandola davanti a suoi genitori la fece inginocchiare con la forza sul pavimento di marmo freddo, che fece sanguinare le ginocchia della ragazza.

I genitori implorano per la salvezza della sua vita all'uomo che fino a poco fa stava dando ordini.

Ora esso si trovava nella penombra e non si poteva vedere il suo viso.

Egli non sapeva che cos'era la clemenza, e se anche lo avesse saputo non la avrebbe voluta dimostrare.

Ordinò, con un gesto della propria mano, di prendere la madre e di far inginocchiare anche lei.

Il marito iniziò a implorare per la vita di entrambe le donne, ma senza successo.

Dopo pochi secondi, la bambina sentì il secondo sparo della sua giornata.

Venne ricoperta dalla testa ai piedi dal sangue della propria madre.

Il marito dinnanzi a quella scena cadde sulle proprie ginocchia, piangendo lacrime di profondo dolore per la perdita della moglie.

Il capo degli uomini però non si fermò a quello scenario, e con un altro ordine silenzioso proseguì.

La bambina sentì un terzo sparo, questa volta però indirizzato al padre.

Ella smise di tremare e piangere. Rimase impassibile davanti a uno spettacolo del genere.

I suoi occhi diventarono freddi e spenti, ma allo stesso tempo assenti.

Nel frattempo, una parte degli uomini, che avevano invaso la casa in poco tempo, seguirono il proprio capo e uscirono dall'ingresso principale della villa.

Agli altri ordinò di setacciare tutto l'edificio. Una volta finito essi non pensarono e non si preoccuparono della bambina.

Si ritirarono anche loro uscendo tutti insieme dalla casa, però non prima di incendiare le prove delle loro tracce, lasciandola indietro da sola.

In mezzo al grande salone della villa degli Ivanov, la piccola bambina piano piano venne circondata dalle fiamme dell'inferno.

Era coperta di sangue dalla testa ai piedi ed era intenta a guardare i corpi, ormai senza vita, dei propri genitori.

A un certo punto si sentirono dei passi che si avvicinavano, ma la bambina che si trovava ormai in una bolla tutta sua non li sentì.

Senza farsi notare, le si avvicinò un giovane uomo con in mano una pistola e con dietro di lui alcuni uomini, anch'essi armati.

Egli aveva gli occhi verdi come i prati durante l'estate, i capelli biondo cenere e una piccola cicatrice sul sopracciglio sinistro a forma di x.

Con passi felpati e lenti cercò di avvicinarsi alla bambina senza spaventarla, che notandolo alzò la testa dai corpi senza vita.

Lui si accinse a lei, con grande cura le si avvicinò e la prese nelle sue braccia, posando una grande mano sulla piccola testolina.

La invitò, di conseguenza, ad appoggiarsi al suo petto per distogliere la sua attenzione, allontanandola da quel brutto spettacolo.

L'uomo però non si accorse che la bambina, nel palmo della sua mano, teneva stretta in pugno una collana.

Una collana d'oro, medesimo colore della catenina e del ciondolo, con al centro la rappresentazione in diamanti di una luna e un piccolo sole.

La collana dello Zar |Trilogia Diamante Nero #1|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora