CAPITOLO 1

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ELENA

<...e per finire, penso che lo studio delle lingue straniere possa aprire molte strade verso molti lavori all'interno del nostro paese oppure all'estero.

Credo anche, molto fortemente, che esse possono aiutare in fondo sia noi che le persone che si trovano intorno a noi a capirci meglio.

E perché no, magari potrebbero essere le lingue straniere a darci una mano a trovare la persona giusta per noi, a capirla, e ad essere capiti grazie ad esse.>

<Ottimo lavoro signorina Morozov!> Mi congratula la professoressa.

<La sua spiegazione sull'importanza e l'uso delle lingue straniere nelle nostre vite quotidiane è stata completa e piacevole da ascoltare.

Mi raccomando, continui così!> Continua la professoressa.

E io tiro un sospiro di sollievo allontanandomi dal palco e ritornando al mio posto.

<Il prossimo è il signorino Efimov.>

Ah! Finalmente ora posso dormire sogni più tranquilli. Una volta finito con Efimov inizieranno le vacanze estive.

Devo dire che le aspettavo con tanta impazienza, soprattutto per riposarmi e staccare la spina dallo studio anche se credo che dovrò lavorare per papà.

Amo studiare le lingue straniere, mi hanno sempre emozionato, però con tutti questi progetti scolastici e lavori di gruppo la mia pazienza stava arrivando al limite.

<Infine, penso che lingue straniere possano mettere in contatto persone da qualsiasi parte del mondo, creando così nuove relazioni.>

E con questo anche Efimov finisce la sua esposizione sull'importanza e l'impatto delle lingue straniere sulla nostra vita e sulla società che ci circonda.

<Va bene signorino Efimov, ottimo lavoro anche lei. Può tornare a sedersi.> Dice la professoressa.

Appena Efimov si avvicina al proprio posto suona l'ultima campanella del mio penultimo anno di università di lingue straniere.

Il solo pensiero che l'anno prossimo finalmente mi laureerò mi fa stampare sul mio volto un bellissimo sorriso a trentadue denti.

Organizzo le mie cose buttandole nella mia borsa, ed esco dalla grande aula mettendomi ad attraversare i vari corridoi colorati e pieni di disegni vivaci.

A volte penso che questa scuola sia un'accademia delle belle arti invece di un'università di lingue.

Arrivo alle scale principali che portano al pian terreno.

Esse danno su un grande atrio dove molti ragazzi si stanno riunendo per parlare del più e del meno.

Tra tutte le persone riunite, riesco a scorgere una chioma rossa e riccia. La chioma della mia migliore amica Veronika.

Veronika è la mia amica ma è anche una compagna di avventure, anche se in realtà più che avventure sono cazzate e stronzate.

<Hey Ele, tutto bene? Hai finito vero?> Mi chiede Veronika mentre mi avvicino a lei.

<Purtroppo no Veronika. Devo finire il lavoro con il professor Smith e il gruppo di traduzione.

Sai... Il libro, la traduzione, il lavoro, lo scrittore...> Continuo io.

<Credo che tu intenda il professore manzo dell'Inghilterra!> Dice lei senza alcun ritegno.

Io la guardo malissimo e lei scoppia a ridere, aggregandomi in seguito anch'io.

<Elena domenica sera ti va di uscire? Tanto lunedì non abbiamo più scuola perché iniziano le vacanze, no?>

<Non lo so Veronika, devo vedere che dice papà e vedere quando finisco con questo maledetto progetto.>

<Elena ormai hai 24 anni e ancora aspetti il permesso del paparino?>

Senza pensarci due volte mi avvicino alla mia amica e, senza farmi sentire dagli altri, inizio a bisbigliarle.

<Veronika ti ricordo che io e te siamo figlie di boss mafiosi. Quest'ultimi sono i più pericolosi presenti sul territorio Russo.

Ti faccio un ripasso generale in tal caso tu te ne sia dimenticata. In questo mondo noi non abbiamo voce.

Ci troviamo nelle mani degli uomini che appartengono alla nostra vita: padri, mariti, fratelli...

Siamo solamente dei fottuti trofei da esporre, strumenti per figliare e occuparci della casa.

Ora ricordi chi e cosa siamo, e più importante perché chiediamo loro ogni cosa, anche la più semplice che sia?>

Mi allontano da Veronika, la guardo e la abbraccio. Anche se non me lo dà a vedere, l'ho spaventata.

Lei odia questo mondo, soprattutto da quando il padre ha organizzato un matrimonio combinato con uno dei figli del boss della famiglia Volkov.

<Grazie Ele che mi fai rimanere con i piedi per terra e mi rinfacci sempre quando non penso.

Senza di te credo che in questo momento non ci sarei.> Mi confida.

Mi avvicino a lei abbracciandola nuovamente.

La saluto mentre la guardo uscire dall'entrata principale, e io mi dirigo verso la mia destinazione finale.

Io purtroppo, nonostante è il mio ultimo giorno di scuola per quest'anno, come ironia della sorte, devo finire un lavoro di traduzione.

Per esattezza devo finire la traduzione di un libro per la scuola,

la quale sta collaborando con questo nuovo scrittore inglese emergente.

Io insieme ad altri ragazzi lo stiamo traducendo dall'inglese al russo. Poi a parte, da sola, sto continuando la sua traduzione in spagnolo.

Mi dirigo verso l'aula del professor Smith, che si trova al pian terreno vicino l'aula magna.

Attraverso il grande corridoio pieno di finestre che vanno dal soffitto fino al pavimento e che danno sul grande giardino pieno di siepi, che circondando tutto l'edificio.

Senza accorgermene, persa tra i miei pensieri, arrivo davanti alla porta di colore blu scuro dell'aula.

Mi avvicino alla maniglia per aprirla, poi mi ricordo di bussare prima.

Questo perché, qualche mese fa, mi sono ritrovata davanti uno spettacolo spiacevole riguardante i miei colleghi del team di traduzione.

Uno spettacolo che avrei fatto a meno di vedere.

Sorprendere due dei miei compagni e colleghi scopare in un ambiente pubblico e di lavoro, me lo sarei voluto risparmiare volentieri.

Che dire, ora più che mai, ogni volta che vado da qualche parte, prima di entrare busso per paura che possa interrompere questioni romantiche, troppo spinte per certi ambienti.

Ormai questa abitudine l'ho presa anche dentro casa.

Ogni volta mio padre si mette a ridere di me. Soprattutto da quando gli ho raccontato il motivo di questo mio comportamento.

Mi avvicino alla porta, alzo la mia mano destra e busso.

Dopodiché mi allontano dalla porta di qualche passo, aspettando una risposta dall'altra parte.

La collana dello Zar |Trilogia Diamante Nero #1|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora