CAPITOLO 33

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ELENA

Ringrazio che la distanza tra la Russia e L'Italia in aereo è solamente di poche ore, ma, nonostante ciò, arriviamo tardi nel nostro hotel.

Una volta ritirate le chiavi della nostra camera, ci dirigiamo in essa per poggiare i bagagli e andare a dormire.

Anche se Ivan non lo vuole ammettere, è veramente stanco.

Infatti, durante il volo l'ho visto più di una volta chiudere gli occhi, ma si svegliava poco dopo.

<Ti dispiace che abbia preso solamente una stanza?> Mi chiede Ivan appena arriviamo in stanza quando mi vede osservare il letto matrimoniale.

<No, tranquillo. Anche se prendevi due stanze diverse credo che ti saresti ritrovato con me nella stanza.

A quanto pare tu sei un calmante per il subconscio.> Dico ridendo sull'ultima parte.

Senza rendermi conto mi ritrovo Ivan alle mie spalle che inizia ad accarezzarmi le braccia.

<Sono aumentati in questi giorni che non c'ero io con te?>

Mi giro verso di lui inchiodano il mio sguardo nel suo.

<No, ma come ho detto a Veronika non sono diminuiti del tutto. Spesso ho cercato di non dormire per non averne, però senza rendermene conto mi addormentavo e ritornavano.>

<Mi spiace Elena.> Mi dice mentre inizia ad abbracciarmi da dietro

<Tranquillo Ivan, non è colpa tua.> Gli dico. Sono intenta a continuare il mio discorso, ma mi ritrovo le sue labbra permute sulle mie.

<Andiamo a dormire Ivan, sei stanco. E non dire di no, l'ho notato.> Gli dico mentre inizio a dirigermi verso la mia valigia ed aprirla.

Anche lui fa la medesima cosa. Iniziamo a prendere i nostri pigiami ed iniziamo a cambiarci nella stessa stanza.

Mentre Ivan si cambia, poso il mio sguardo, di sottecchi, sul suo corpo.

"madonna santa, è un dio greco sceso in terra" penso mentre finisco di cambiarmi.

<Vieni, Elena.> Mi dice, mentre mi porge la mano per prenderla.

Ed è esattamente quello che faccio, prendo la sua mano e mi faccio portare verso il letto.

Entrambi ci mettiamo sotto le coperte e ci addormentiamo.

Durante la notte mi sveglio all'improvviso, però non a causa di un incubo. Ma, nonostante ciò, sento un senso di nausea.

Infatti, non ci metto più di un minuto a correre in bagno e rimettere tutta la cena.

Mentre sono ripiegata sul water, sento qualcuno alle mie spalle che mi prende i capelli e me li raccoglie in una coda, tenendomeli lontani dal mio viso, aiutandomi.

Insieme a questa azione, arriva anche le carezze lente sulla mia schiena, che mi aiutano a calmare.

Dopo aver svuotato tutto il mio stomaco, mi allontano dal water e tiro lo sciacquone.

Ivan che mi è stato vicino, mi aiuta ad alzarmi e dirigermi verso il lavandino dove mi lavo i denti e il viso.

Mentre alzo lo sguardo, nello specchio incontro quello di Ivan.

<Tranquillo Ivan, sto bene.> Gli dico assicurandolo, girandomi versi di lui e accarezzandogli le braccia.

<Ti andrebbe di rimanere a farmi compagnia?> Gli chiedo mentre esco dal bagno, e mi dirigo verso il salottino presente in camera nostra.

<Sì, va bene. Vuoi bere qualcosa?> Mi chiede.

<No, tranquillo preferisco di no. Comunque, scusa se ti ho svegliato.>

<Non è nulla. Importante che tu stai bene e che ti senti meglio.>

<Si tranquillo, non so il perché mi sono svegliata.

Non stavo avendo un incubo, però appena ho chiuso gli occhi nuovamente e arrivata la nausea> Gli dico mentre mi butto sul divano.

Dopo qualche secondo, sento Ivan sedersi accanto a me.

Le nostre braccia si sfiorano, e questo piccolo contatto mi fa percorrere la pelle da piccoli brividi, di cui Ivan se ne accorge.

Gira il suo volto verso di me e osserva le mie braccia, poi il suo sguardo si incatena al mio.

<Che cosa siamo Ivan?> Gli chiedo all'improvviso, rompendo il silenzio che ci circondava.

<Non lo so Elena, cosa vuoi essere?> Mi chiede mentre inizia percorre con le sue mani le mie braccia.

Arriva con il suo palmo fino al mio viso, il quale appoggia mentre inizia ad accarezzarmi la guancia.

Senza preavviso, lui si avvicina al mio viso con l'intento di baciarmi, ma si ferma a qualche millimetro dalle mie labbra.

I suoi occhi passano dalle mie labbra i miei occhi, i quali mi chiedo il permesso.

Appena Ivan legge nelle mie iridi il permesso, inizia a baciarmi.

Prima inizia con un semplice bacio a stampo, dopodiché inizio a sentire la sua lingua accarezzare le mie labbra chiedendomi il permesso di socchiuderle.

Lo faccio, e la sua lingua inizia a giocare con la mia mia, approfondendo il nostro semplice bacio iniziale.

A un certo punto, senza preavviso sento le mani di Ivan pogarsi sui miei fianchi, alzandomi e mettendomi sopra le sue gambe.

Mi accinge sempre di più a lui, e tutto il mio corpo viene attraversato da un calore improvviso.

Sento le dita di Ivan stringermi i fianchi, non troppo forte ma neanche in maniera troppo delicata, avvicinandomi sempre di più verso il suo bacino.

Io inizio ad avere la voglia di placare il calore che inizia a diffondersi per tutto il mio basso ventre.

Inizio a muovere il bacino sopra di Ivan, e mentre lo faccio, lui fa un suono molto basso di approvazione.

A un certo punto mi ferma con forza, bloccando i miei fianchi e guardandomi.

Noto che i suoi occhi sono attraversati da un'ombra, che non ho mai notato nei suoi occhi.

<Elena, è meglio che ci fermiamo qui. Non vorrei che pensassi male di me, soprattutto che ne approfitto di te dopo che sei stata male.>

<Ivan, guardami. Io ho bisogno di questo.> Gli dico mentre gli faccio alzare la testa, giocando poi con i suoi capelli.

<Ma ovviamente, solo se tu lo vuoi. Non posso obbligarti a fare qualcosa che voglio solo io.> Continuo io.

Noto i suoi occhi scurirsi ancora di più, e la sua prossima frase mi spaventa un po'.

<Elena, tu ancora non mi consci. Non sai chi sono veramente. È meglio che ci fermiamo qui, altrimenti non saprei fermarmi.>

La collana dello Zar |Trilogia Diamante Nero #1|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora