CAPITOLO 4

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ELENA

Una volta arrivata a casa vengo accolta fin da subito da Vania, la governante della casa.

Per me lei è come una seconda madre. È lei che mi ha cresciuto nella giovane donna che sono adesso.

<Bentornata Elena, come è andata la giornata?> Mi chiede mentre le passo il mio giubbotto.

<Tutto bene Vivì, te?>

<Stessa cosa anch'io...L'unica cosa è che avrei da ridire sugli uomini di tuo padre.

Oggi si sono letteralmente scatenati in palestra sfidandosi in varie prove di coraggio. Puoi capire che sono stati abbastanza rumorosi.>

Io scoppio a ridere nell'immaginare il tutto, soprattutto sentire le urla degli uomini di papà che si a addestrano.

<Uomini. Sempre gli stessi. Non cambieranno mai.> Le rispondo e anche lei inizia a ridere con me.

<Elena hai fame? Vuoi che ti prepari qualcosa da mangiare?> Mi chiede.

<Guarda Vania, sono a posto così.> Dico, poi continuo. <Anzi, se proprio insisti mi prepareresti un tè?>

<Certamente, Elena. Dove te lo porto, in soggiorno, nel giardino...>

<Portamelo nella mia camera.> Rispondo interrompendola.

<Certamente Elena, come vuoi.> Mi dice lei con un sorriso materno sulle labbra.

La lascio in cucina e io mi avvio al piano di sopra verso la mia camera, però prima passo nell'ufficio di papà.

Entro nella grande stanza che ospita una grande scrivania al centro, con dietro delle grandi finestre che danno sul nostro giardino.

All'interno della stanza entra poca luce dalle vetrate perché le tende di colore chiaro non sono chiuse, bensì aperte.

Davanti alla scrivania c'è un piccolo salottino composto da un divano e due poltrone con un tavolo da soggiorno in mezzo.

Le pareti sono piene di scaffali colmi di libri. Anzi, direi mattoni al posto di libri.

A papà piace molto leggere libri storici, soprattutto quelli incentrati sulla Seconda guerra mondiale.

Sulla parete rispettivamente opposta alla scrivania, c'è un mobile pieno di bottiglie contenenti vari tipi da alcolici.

Dallo semplice champagne al del vino rosso, passando poi per del brandy, whisky e infine del bourbon.

Per quanto riguarda alcolici russi posso notare che all'interno del mobiletto c'è della vodka, del kvas insieme ad altri liquori che personalmente non riconosco.

Sposto lo sguardo dal mobiletto pieno di bottiglie e lo punto sul camino, sulla foto che si trova al di sopra di quest'ultimo.

Una foto incorniciata di papà con i signori Ivanov. Anastasia e Alecsei.

Mi allontano dal mobiletto e mi avvicino alla foto sopra il camino, cercando di osservare meglio tutti i dettagli.

Dalla foto si può notare molto come i tre erano molto legati tra di loro anche al di fuori del lavoro e del mondo mafioso.

Mi allontano dalla foto e mi avvicino alla scrivania, notando un plico sopra di essa.

"devono essere i documenti di cui mi devo occupare" Penso.

Prendo la busta e la apro dando uno sguardo veloce ai vari fogli.

"non credo ai miei occhi! sono tutti scritti in cinese... perciò devono essere documenti che riguardano la mafia cinese" Penso mentre continuo a dare un'occhiata ai vari documenti.

Rimetto i documenti nel plico e li porto con me nella mia stanza.

Una volta arrivata alla porta della mia camera però, ho un po' di paura ad aprirla perché so di trovarla sottosopra.

Questo significa che oltre a lavorare su questi documenti, devo anche mettere in ordine la mia stanza.

Addio pisolino pomeridiano a cui stavo pensando...

Apro la porta, entro e appoggio il plico sulla mia scrivania.

Mi dirigo verso l'armadio, prendo dei vestiti dopodiché mi dirigo nel bagno, dove mi butto sotto una doccia calda.

Una volta uscita mi sento rinata. Una bella doccia mi serviva proprio.

Guardo nuovamente la mia camera e mi rendo conto che alla fine ho poca roba da mettere in ordine.

Finito di sistemare la il tutto, completando di piegare e di rimettere a posto alcuni vestiti sento bussare alla porta.

<Elena ti ho portato il tè con alcuni biscotti, posso entrare?> Mi chiede Vania.

Io mi avvicino alla porta e la apro, accogliendola con un grande sorriso.

<Grazie mille Vania.>

<Vedo che hai messo in ordine la tua stanza, era ora signorinella!> Mi rimprovera pizzicandomi dolcemente la guancia.

Entrambe scoppiano a ridere senza smettere di guarci negli occhi.

<Eh sì.> Rispondo. <Purtroppo per lavorare ho bisogno di un ambiente ordinato e organizzato altrimenti non mi riesco a concentrare.>

Vedo la faccia di Vania cambiare a poco a poco, rendendosi conto che è un lavoro per papà.

<Ehi Vania, tranquilla. È un semplice lavoro di traduzione.> Le dico rassicurandola.

<Lo so Elena, ma sia tu che tuo padre, il Signor Morozov, mi fate sempre preoccupare.

Un giorno, se morirò sarà di crepa cuore e sarà anche a causa di uno di voi due!> Dice ridendo.

La abbraccio decidendo di comunicarle la decisione che ho preso riguardante la scelta di entrare completamente nella mafia.

Ormai il momento è arrivato, e quella stessa sera l'avrei comunicato anche a papà.

Io appartengo a questo mondo come lui appartiene a me.

Ho avuto il mio addestramento, anche se papà è stato l'unico che ha appoggiato una scelta del genere.

Ovviamente visto che sono una donna di un boss mafioso, e dovrei saper solo fare la moglie trofeo, papà ha nascosto la faccenda.

<Senti Vania...> Comincio. <Alla fine ho preso la mia decisione. Non è una decisione affrettata, ho pensato a lungo da ogni punto di vista.>

La faccia di Vania inizia a cambiare espressione, però alla fine il suo volto diventa quello di una madre che comprende la scelta della propria figlia.

Vedendo questo cambiamento in lei continuo il mio discorso.

<Perciò, ho deciso che voglio entrare nella mafia.

So che non ci sono donne all'interno di questo ambiente, però io voglio diventare una delle prime.

Mi farò difendere e difenderò le persone che mi stanno vicino.

Però io non mi arrenderò tanto facilmente e raggiungerò il mio obiettivo:

Essere rispettata da tutti gli uomini della mafia.

Che tutti abbiano paura di me e rendendosi conto che nonostante sia una donna, sono una persona pericolosa.>

La collana dello Zar |Trilogia Diamante Nero #1|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora