CAPITOLO 25

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ELENA

Mentre mi abbandono tra le braccia di Ivan, quest'ultimo, mi accarezza dolcemente i capelli.

Appena il mio respiro e inizia a calmarsi, Ivan mi fa allontanare di poco dal suo corpo.

Mi guarda attentamente, soprattutto il mio viso, che prende tra le sue mani per studiarlo meglio.

Abbassa lo sguardo più in basso, notando il mio maglione strappato.

Con un movimento brusco si toglie il giacchetto, e si avvicina a me per poggiarmelo sulle spalle.

Istintivamente mi allontano da lui, e gli colpisco la mano per allontanarlo maggiormente.

<Scusa.>

<Tranquilla Elena. Prendi il mio giacchetto per coprirti.> Mi dice in modo calmo.

Si avvicina nuovamente a me, azzerando la distanza creatasi precedentemente tra di noi, e mi poggia il suo giacchetto sulle spalle.

Abbassando lo sguardo, noto le mie condizioni, perciò infilo le braccia nelle maniche per coprirmi il più possibile.

<Elena, riesci ad alzarti?>

<N-Non l-lo so...> Gli rispondo con la voce tremante e roca.

Lui inizia a guardarmi con occhi pieni di comprensione, ma allo stesso tempo anche in modo gentile e dolce.

A un certo punto sento un grido, e il mio pensiero va alla mia amica.

Giro di scatto la mia testa verso la porta, e punto il mio sguardo verso l'esterno.

<Ver-Veronika. Le-Lei è in pericolo. Dobbiamo andare a salvarla.> Dico di getto, alzandomi velocemente.

A causa della velocità del movimento, la testa inizia a girarmi, e non riesco a reggermi bene, infatti interviene Ivan facendomi da supporto.

<Piano Elena, piano. Veronika sta bene, da lei sono andati Radim e Boris. Mentre io sono venuto qui con Stephan.> Mi dicegirandosi verso la porta.

È in quel istante che noto la figura di Stephan vicino alla porta. Egli però non è entrato nella stanza. È rimasto fuori.

Ha perfettamente capito la mia situazione.

<Elena, va bene se iniziamo a metterci in cammino verso l'uscita?> Mi chiede Ivan, e io riesco solamente a fare un cenno di sì con la testa.

Percorriamo insieme tutti quei corridoi, arrivando a una scala di ferro, che porta verso una botola posta in alto.

Ivan fa salire prima me, mentre lui mi segue dietro, stando attento a ogni mio movimento.

Appena uscita dalla botola, mi ritrovo in un edificio abbandonato. Notando che fuori ormai è buio pesto.

Quando Ivan esce verso l'esterno e mi raggiunge, gli chiedo, <Quanto
tempo?>

<Elena ne possiamo parlare più tardi a casa. Dopo che ti sei ripos->

<Ivan cazzo, quanto tempo sono rimasta lì sotto!> Lo interrompo gridando, mentre delle lacrime mi appannano la vista.

<Quasi un mese Elena. Circa tre settimane e mezzo. Purtroppo, i cinesi sono stati fin troppo bravi a nascondervi.>

Alla sua risposta mi alzo, e lui si avvicina subito a me per aiutarmi.

Percorriamo tutta la distanza che porta all'entrata principale del edificio.

Appena Ivan apre la porta, sento qualcosa dentro di me smuoversi.

Vedo uomini su uomini davanti ai miei occhi. Tutti armati. Tutti pronti a uccidere. Tutti vestiti di nero per camuffarsi meglio nella notte.

Il mio respiro inizia a farsi corto. Il mio petto inizia ad alzarsi e abbassarsi troppo velocemente.

L'udito inizia ad abbandonarmi, come la vista. Altre lacrime iniziano a raccogliersi nei miei occhi.

"un attacco di panico. sto avendo un attacco di panico" Penso, e mentre metabolizzo l'informazione, inizio ad avere difficoltà a respirare.

Mi appoggio con tutto il mio peso al braccio di Ivan, attirando la sua attenzione.

Sentendo il mio peso, si volta di scatto verso di me, e mi guarda con occhi sbarrati.

<Elena, va tutto bene. Va tutto bene, sei al sicuro ora.> Inizia a dirmi per tranquillizzarmi.

Non funziona, e si rende conto subito anche lui.

Mi prende nuovamente il viso tra le mani, fa puntare il mio sguardo nel suo.

<Elena, guardami. Va tutto bene. Ora cerchiamo insieme di regolare il nostro respiro. Va bene?> Mi chiede.

Non riuscendo a parlare, faccio solamente segno di sì con la mia testa.

<Allora, inspira... Ed espira. Inspira... Ed espira, insieme a me. Cerca di liberare la tua mente da tutto. Ci siamo solo io e te. Ok?>

<Iv-an, non fun-ziona... Non rie-sco a res-respirare!> Gli dico mentre gli angoli della mia vista iniziano a diventare scuri.

Ivan continua a tenermi il viso tra le sue mani, portando una di esse dietro la mia schiena, iniziando ad eseguire un lento movimento circolare.

Decide di prendermi tra le sue braccia, facendomi poggiare la testa sul suo torace.

Purtroppo, le gambe non mi reggono e inizio a piegarmi.

Però, non mi scontro in modo violento a terra perché Ivan si è piegato insieme a me, ed è stato lui a buttarsi per terra, risparmiandomi il dolore successivo.

Mi trascina di poco, e in modo delicato, sulle sue ginocchia.

Continua a guardarmi con gli occhi preoccupati, mentre mi toglie vari ciuffi di capelli dalla faccia.

A un certo punto sento il suo grido in cerca di aiuto, per aiutarmi a mia volta.

Lui continua ad accarezzarmi i capelli, mentre il mio petto continua il suo veloce saliscendi.

Le lacrime ormai hanno deciso di scendere sul mio viso, e non si fermano mentre Ivan cerca di asciugarmele.

Giro di poco il mio volto, e vedo Veronika che si vuole avvicinare a me, però viene fermata da Radim.

Vedo il signor Volkov venire verso di me, seguito da Boris.

In lontananza vedo Stephan che, anche lui a passo veloce, si dirige verso di me, capendo la mia situazione.

Rigiro la testa verso il volto di Ivan, e con una mia mano stringo la sua mano libera.

Risponde al mio gesto stringendomela anche lui, in modo delicato, per farmi capire la sua presenza.

La mia vista inizia a scurirsi sempre di più. Nonostante ciò, riesco a percepire Ivan che mi prende in braccio e mi porta in una delle tante macchine.

Saliamo. Lui continua a tenermi sulle sue gambe, stretta al suo petto.

Mi bacia la fronte, continuando ad accarezzarmi i capelli.

Dopodiché, mi abbandono tra le braccia dell'oscurità.

La collana dello Zar |Trilogia Diamante Nero #1|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora