IVAN
Mi sveglio sentendo un grande caldo, e appena apro gli occhi, noto il piccolo corpo di Elena attaccato al mio.
I suoi lunghi capelli biondi si riversano sul suo cuscino, mostrando dei capelli mossi e non lisci come pensavo.
Appena sposto una ciocca dei suoi capelli, Elena inizia ad aprire gli occhi lentamente.
<Buongiorno.> Mi saluta con una voce ancora impastata dal sonno.
<Buongiorno Elena, hai dormito
bene?>Lei mi risponde di sì, facendo un pigro cenno con la testa.
Mentre si sveglia, decido di scendere in cucina e prendere qualcosa da mangiare.
Appena arrivo al piano inferiore, incontro mia madre intenta a preparare la colazione.
Le comunico che in questi giorni sarò poco reperibile, e le raccomando di dirlo anche a papà.
Ho pensato che sarebbe stato meglio che questi giorni li passassi con Elena, in modo da farla allontanare dai ricordi del rapimento.
Detto ciò a mia madre, salgo le scale e mi dirigo verso la mia stanza.
Apro la porta ma appena rivolgo il mio sguardo al letto, noto la mancata presenza di Elena.
"ecco! l'ho messa in una posizione scomoda e ora è scappata di là" Penso.
Nonostante ciò, mi avvio verso il tavolino presente in camera mia e appoggio il vassoio della colazione.
Appena cerco di aprire le tende, per far entrare maggior luce in camera, dietro di me sento un rumore di porta aprirsi.
Mi giro e vedo Elena uscire dal bagno della mia camera, cambiata, truccata e sistemata.
<La colazione.> Le dico mentre indico il vassoio appoggiato al piccolo tavolino.
Lei si avvia ad esso mentre io finisco di mettere a posto le tende.
Alla fine, anch'io mi avvio verso il tavolino e insieme iniziamo a mangiare.
Entrambi guardiamo fuori dalle grandi finestre mentre consumiamo la nostra colazione in silenzio.
Una volta finito di mangiare, Elena si offre di riportare il tutto giù.
Io ne approfitto per recarmi in bagno per cambiarmi e darmi una sistemata.
Appena esco dal bagno, allo stesso tempo Elena rientra nella mia camera.
<Senti Ivan, per quanto riguarda la situazione di ieri...> Inizia lei con un po' di rossore sulle guance.
Per non farla sentire in maggiore imbarazzo, decido di intervenire.
<Tranquilla Elena, anche questo fanno gli amici, no?>
<Si, giusto! Amici... > Risponde con poca convinzione.
Dopo esserci separati, non ci incontriamo per tutta la mattina.
È grazie a Veronika che scopro che lei ed Elena hanno passato tutto il tempo in soggiorno a chiacchierare.
Dopo aver sbrigato delle faccende urgenti, mi dirigo nuovamente nella mia stanza.
Qui decido di darmi una veloce rinfrescata e cambiarmi, mettendomi dei vestiti più casual.
Ormai è pomeriggio, ma, nonostante ciò, decido di proseguire con il mio intento di far uscire Elena da queste maledette mura.
Esco dalla mia camera, e mi dirigo verso la sua, che sta proprio accanto alla mia.
Mi accingo alla porta e busso. Una volta, due volte, tre volte.
Mentre sto per bussare per una quarta volta, la porta viene aperta da un Elena assonnata.
<Preparati, usciamo.> Le dico mentre lei inizia a guardarmi storto.
La guardo mentre sul suo viso sorge un pensiero di controbattere alla mia proposta, ma poi ci rinuncia.
Si allontana dalla porta lasciandola spalancata, mentre lei si avvia verso l'armadio.
Prendo il gesto come un invito ad entrare.
Lei prende dei vestiti e si chiude in bagno, mentre io mi avvio verso le finestre della sua camera e guardo il panorama fuori.
Appena sento la porta aprirsi decido di voltarmi.
<Pronta?> Le chiedo mentre la osservo mettersi un paio di scarpe sportive basse.
Anche lei come me si è vestita in modo casual.
Un paio di jeans blu a vita alta con un maglione bianco e delle scarpe sportive nere come il cappotto.
Appena è pronta, usciamo entrambi dalla sua stanza e ci dirigiamo al piano inferiore.
Appena appoggio la mano sulla maniglia della porta decido di prendere per mano Elena e condurla fuori.
Entrambi veniamo accolti da un vento gelido, tipico dell'inverno russo, mentre ci dirigiamo verso la mia macchina.
Sblocco la macchina e, sempre mano nella mano con Elena, la faccio salire per prima, dopodiché salgo anch'io.
Metto in moto la macchina e partiamo.
Durante tutto il tragitto non ci rivolgiamo alcuna parola.
Appena arriviamo al bar, Cloud 9, vedo illuminarsi il suo viso.
<Veronika mi ha detto che il tuo bar preferito qui a Mosca.> Le dico mentre parcheggio la macchina.
<Ho pensato che potesse essere una bella idea portarti qui per farti sentire meglio. Ovviamente se non vuoi possiamo ritornare indiet->
<Va più che bene, grazie mille Ivan.> Mi interrompere mentre mi si lancia addosso per abbracciarmi.
Passiamo così tutto il nostro pomeriggio al bar, mentre beviamo dell'ottimo caffè e mangiamo vari pasticcini.
Rientriamo a casa verso l'ora di cena, dove dopo di essa mi ritiro nella mia stanza.
Verso le undici di sera sento bussare alla mia porta; perciò, decido di alzarmi dalla mia scrivania e andare ad aprire.
Davanti a me mi ritrovo Elena con il suo portatile appresso.
<Posso?> Mi chiede, e io la faccio accomodare dentro.
<Stessa cosa di ieri sera?> Le chiedo.
<Ovviamente, se non ti dispiace.>
Io non dico nulla e mi dirigo alla mia scrivania per finire del lavoro, mentre lei si dirige verso il mio letto.
Appena finisco con il mio lavoro spengo la luce della scrivania, e mi volto verso Elena per chiederle se vuole bere insieme a me.
Però, appena mi giro, la vedo addormentata con il portatile accesso sul suo grembo.
Mi avvio verso di lei, le tolgo il pc e lo chiudo appoggiandolo al comodino vicino a lei, e le tiro le coperte.
Nel frattempo, spengo le luci della camera, lasciando solo quella del bagno.
Anch'io decido di sdraiarmi vicino a lei e la prima cosa che faccio è quella di attirare il suo piccolo corpo vicino al mio.
E nonostante io sappia che lei stia dormendo, decido comunque di rivolgermi a lei.
<Elena, voglio avvicinarmi di più a te. E non più come amico.>
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La collana dello Zar |Trilogia Diamante Nero #1|
Action(da revisionare) |Primo libro della Trilogia Diamante Nero| Elena è una giovane ragazza che studia lingue straniere all'università di Mosca, Russia. Un giorno si ritroverà a portare dei documenti importanti, appena finiti di tradurre, ad uno dei ta...