CAPITOLO 3

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ELENA

Ripercorro il corridoio arrivando all'atrio principale, superandolo ed uscendo dalla grande porta di vetro, dirigendomi poi verso il parcheggio dell'università.

Mentre mi avvicino alla mia macchina, inizio a cercare le chiavi dentro la borsa.

Apro la macchina, ci salgo chiudendo la portiera dietro di me.

Butto la borsa sul sedile del passeggero, chiudo gli occhi e faccio uscire un gran sospiro.

Quando li riapro mi ricordo del messaggio di mio padre, al quale mi sono completamente dimenticata di rispondere.

Cerco in fretta e furia il mio telefono trovandolo dopo qualche minuto.

Lo accendo ed entro nella chat con mio padre.

"Papà scusami tanto se ti rispondo solo ora, ma ho appena finito il progetto scolastico della traduzione di quel dannato libro.

Comunque, per me va bene. L'unica cosa è che passo stasera. Va bene oppure ti servono subito questi documenti?"

Gli mando i due messaggi rendendomi conto, guardando l'orologio che porto al polso, che ormai è tardi.

La possibilità che qualcun'altro glieli abbia già fatti recapitare è abbastanza alta.

Nonostante ciò, prego con tutta me stessa che se ha bisogno di questi documenti, spero che quest'ultimi non siano urgenti.

Così posso andare a casa, riposarmi e farmi una doccia presentandomi infine al Night Club.

Mio padre, Sergei Morozov, è l'ex braccio destro del Zar della Russia.

Uno dei più importanti e pericolosi boss mafiosi in tutto il mondo.

Purtroppo lo Zar, Alecsei Ivanov, è morto durante un'imboscata da parte di un uomo anonimo di cui nessuno sa nulla, e di cui tutt'ora si hanno poche informazioni.

Alecsei Ivanov è rimasto ucciso insieme alla moglie, Anastasia Ivanov, nella propria villa.

I due avevano una figlia, la quale è stata salvata da mio padre in seguito alla sua irruzione nella casa, quando non riuscì a mettersi in contatto con lo Zar.

Papà aveva dei poteri sugli uomini di Ivanov, perciò dopo una lunga giornata, dopo i soliti addestramenti dei sottoposti, mio padre doveva fare rapporto al proprio boss.

Quella sera però mentre papà cercava di contattarlo non rispondeva.

Né lui, né la signora Anastasia... Nemmeno la governate della villa, Ekaterina.

Papà si rese subito conto che qualcosa non andava, perciò decise di recarsi immediatamente alla residenza principale degli Ivanov insieme ad alcuni uomini.

Una volta arrivato, entrò nella villa e vide le fiamme propagarsi per tutta la casa.

Cercò invano fuori dalla villa i signori Ivanov, perché gli trovò in seguito entrando, ormai morti.

Insieme a loro trovò anche la loro figlia che guardava i corpi senza vita dei genitori; pertanto, papà decise di prenderla con sé e di adottarla come propria figlia.

Attualmente lei è mia sorella maggiore, solo che non ho molte informazioni su di lei.

So che papà le ha fatto cambiare nome su tutti i documenti e mandata in Inghilterra, allontanandola dai possibili pericoli della mafia.

L'incidente è passato alla storia con il nome di Diamante Nero.

Diamante Nero si è scoperto in seguito, grazie a varie indagini della mafia con la collaborazione di vari poliziotti corrotti, fosse il nome dell'operazione.

Però non è l'unico motivo per cui questo incidente è stato chiamato in questo modo.

Il primo motivo è perché gli Ivanov, sono conosciuti con questo soprannome.

Infatti, durante le varie generazioni dei vari capo famiglia, chiamati Zar, la famiglia principale è dedita a portare abiti dai colori scuri.

Il secondo motivo riguarda un oggetto soprannominato appunto Diamante Nero, il quale all'interno conterebbe informazioni di ogni genere.

In pratica chi ottiene nelle sue mani questo "Diamante Nero" otterrà il titolo di Zar della Russia, titolo che attualmente non possiede nessuno.

Questo significa, anche, che la famiglia degli Ivanov al momento non ha un vero e proprio capo famiglia.

Anzi si direbbe proprio che la famiglia sia scomparsa dalle scene della criminalità mafiosa.

Però, quel maledetto oggetto non contiene solo informazioni sugli Ivanov, ma anche sulle altre famiglie mafiose e altre famiglie potenti presenti nel mondo...

I miei pensieri vengono interrotti, quando la mia attenzione viene catturata dal mio telefono che lampeggia.

Sullo schermo appare il nome di papà.

Mi sta chiamando, perciò prendo il telefono e rispondo.

<Pronto tesoro, come va? tutto bene?> Mi chiede mio padre.

<Tutto bene papà.> Rispondo, poi continuo. <Scusa se ti ho risposto tardi al messaggio. Non so se hai visto i miei ultimi messaggi.>

<Oddio no tesoro, non uso il telefono da un po', per questo ho chiamato. Però mi sono reso conto che eri impegnata.

Non preoccuparti ho mandato, Stephan a prenderli, però...>

Sento dell'esitazionenella voce papà, perciò lo incoraggio a proseguire il suo discorso.

<Senti tesoro,> Inizia. <Ho bisogno che mi traduci alcuni documenti abbastanza essenziali per un lavoro di massima importanza.

Lo so che ti ho promesso che non ti avrei più fatta partecipare a questo genere di cose, però non so a chi rivolgermi...>

<Tranquillo papà, per me va bene!

Ti ricordo che sei tu quello che non vuole farmi partecipare ai tuoi incontri, e non viceversa.

Per quando ti servono? Li hai già fatti recapitare a casa oppure devo venire a prenderli?>

Lui mi risponde con un tono un po' dispiaciuto. <Li puoi trovare nel mio ufficio, a casa.>

<Papà, ti voglio ricordare che non potrai tenermi lontano da questo mondo.

Ci sono nata, cresciuta e sto continuando a viverci.

Lo so, la vita mafiosa è pericolosa soprattutto per le donne, però io voglio farci parte. Io appartengono a questo mondo come lui appartiene a me.>

<È per caso questa la risposta alla mia domanda dell'altra volta?> Mi chiede lui.

<In parte sì papà, però vorrei comunicartela meglio stasera.>

<Va bene Elena, sarò curioso di sentire la tua decisione finale stasera.

Lo sai, una volta che si entra in questo mondo è difficile, anzi impossibile uscirne. Perciò sii cauta nella tua decisione finale tesoro.

Mi raccomando qualsiasi decisione tu prenda, io ti appoggerò sempre, capito?>

<Va bene papà grazie, ora devo andare. Baci.>

<Va bene tesoro ciao.> Risponde lui.

Chiudo il telefono buttandolo poi sul sedile accanto a me, dopodiché metto in moto e parto.

La collana dello Zar |Trilogia Diamante Nero #1|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora