CAPITOLO 15

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ELENA

Senza accorgermene, sulla mia schiena, sento una mano poggiarsi delicatamente, rendendomi conto, dopo, che la mano appartiene ad Ivan.

Giro il mio volto verso il suo, ritrovandosi i suoi occhi blu già puntati nei miei occhi verdi.

<Da questa parte. L'ufficio di papà è al piano di sopra.> Mi comunica con il suo tono di voce basso.

Inizio a incamminarmi per prima con lui al mio seguito, tenendo sempre la sua mano poggiata sulla parte bassa della mia schiena.

<Senti Ivan, ma secondo te perché ci vogliono papà e il signor Volkov?>

Lui si ferma sulle scale, e si gira di poco verso di me.

<Sinceramente? Non lo so Elena, spero solo che non sia successo nulla di grave.>

Risposto alla mia domanda, però non prosegue, ma resta sta fermo e mi scruta per un attimo.

<Preoccupata Elena?> Mi chiede, però, io non rispondo.

Con la sua mano, ancora dietro la mia schiena, mi incita a rimetterci in moto.

<Dai vedrai che non sarà nulla di tanto grave. Dopotutto ha chiamato solo me e te...>

Ivan si ferma di colpo appena raggiungiamo il piano superiore. <Perché hanno chiamato dentro anche te?>

<Forse perché ho iniziato da poco la fase finale del mio addestramento.

E come saprai già, ciò significa essere considerati un uomo d'onore a tutti gli effetti.

Perciò credo che abbiano chiamato dentro anche me perché sarei uno degli uomini al servizio di papà.>

Lui mi guarda sorpreso, nonostante ciò, continuiamo a camminare, mantenendo attiva la nostra conversazione.

<Siamo arrivati.> Mi fa notare.

Davanti a noi c'è una doppia porta di legno di colore bianco.

Ivan si avvicina a quest'ultima, e bussa.

Dall'altra parte sentiamo il signor Volkov che ci dà il permesso di entrare.

Ivan fa entrare prima me poi, dietro di me, entra anche lui.

Il signor Volkov è seduto dietro la sua scrivania, mentre papà è vicino alla finestra di spalle, intento a guardare fuori.

Come si entra la scrivania si trova sulla destra, mentre sulla sinistra c'è un piccolo salottino con al centro un tavolo basso.

Dietro al divano c'è una porta finestra insieme ad altre finestre che danno su un balcone, mentre dietro il signor Volkov ci sono due grandi librerie.

<Elena, potresti aiutarmi?> Mi chiede signor Volkov.

A quella richiesta io non capisco come posso aiutarlo, però ci pensa papà a spiegarmi il tutto.

<Il padre di Veronika ha appena chiamato dicendoci che alcune domestiche l'hanno trovata mentre cercava di suicidarsi.>

Mi porto entrambe le mani alla bocca nel sapere quello che è successo alla mia migliore amica.

<A quanto pare...> Continua il signor Volkov.

<Veronika ha compiuto quest'azione perché vuole rifiutarsi a sposare mio figlio, Radim.

Purtroppo, conosco la situazione famigliare della ragazza esattamente come credo che tu la conosca, Elena.

Suo padre ci ha garantito che dopo la sua ripresa, Veronika avrebbe chiamato personalmente me per chiedermi scusa.

Però ho paura che il padre la obblighi a fare tutto ciò; perciò, vorrei che rispondessi tu al posto mio e la tranquillizzassi.>

Come non conoscere la situazione di Veronika. Suo padre e sua madre hanno avuto un matrimonio di convenienza.

Sua madre si drogava, mentre suo padre non era mai presente a casa, occupato a passare il tempo con le proprie amanti.

Un giorno, quando Veronika ritornò da scuola, trovò sua madre sul pavimento della cucina in un attacco di overdose.

Purtroppo, non c'è l'ha fatta ed è morta prima che arrivasse all'ospedale.

Da allora il padre la tratta nei peggiori dei modi.

Per fortuna non li ha mai messo le mani addosso per stuprarla, a causa dell'importanza della verginità nel nostro mondo.

<Radim prova qualcosa per lei?> Chiedo a un tratto, guadagnandomi tre paia di occhi addosso.

<Scusate, non è una domanda adatta per la situazione.> Mi rispondo da sola.

<No Elena, hai tutte le tue ragioni per chiederlo. Veronika è tua amica.

È stato Ivan a portare fuori questo argomento di farla sposare con Radim.>

Alle sue parole mi giro verso Ivan, incitandolo a parlare.

<Si. Radim ha messo gli occhi su di lei qualche tempo fa.

Con il tempo ha iniziato a provare qualcosa per lei. Per questo ho tirato in ballo questa proposta.

Soprattutto quando Radim mi ha spiegato quello che le succedeva dentro casa.>

Scorgo, con la coda dell'occhio, la figura di Ivan avvicinarsi minacciosamente a me.

<Invece di chiedere queste stronzate, ti sei mai chiesta cosa succedesse in quella casa?> Mi sbotta Ivan.

<Ivan Andrej Volkov, attento come parli ad Elena.> Lo rimprovera il padre.

Ma io non mi tiro indietro difronte al suo comportamento. Perciò decido di avvicinarmi a lui.

<Elena attenta a quello che fai.> Mi ammonisce invece mio padre, conoscendo il mio carattere.

Ivan si aspetta che mi tiri indietro, invece faccio l'opposto. Avanzo di un altro passo verso di lui, aarivando a toccare il suo petto con il mio.

<Chi credi che sia stato ad aiutarla a medicare quelle ferite?

Chi credi che sia stata la prima persona che ha chiamato, per aiutarla a portare la madre all'ospedale, mentre era in piena crisi di una fottuta overdose?

Chi credi che abbia fatto in modo che le sue aggressioni diminuissero negli ultimi anni? Chi Ivan? Credo che tuo fratello ti abbia detto, anche questo dettaglio!

Senza rendermi conto ho gli occhi pieni di lacrime, perciò mi allontano da lui.

La prima cosa che avevo notato appena entrata in stanza, era che papà stava senza il suo giacchetto.

Mi dirigo verso quest'ultimo, appoggiato sul divano, e frugo nelle tasche interne tirando fuori il suo pacchetto di sigarette e l'accendino.

<Ivan io so quello che succede alla mia amica e quello che sta passando, e non la biasimo per quello che ha fatto oggi.

Dopo tutto chi vorrebbe uscire dalle mani di un uomo e finire nelle mani di un altro uomo che nemmeno conosce. È normale che lei non si fidi di voi.>

Finisco di dire mentre mi avvicino alla porta finestra, e senza il permesso di nessuno, esco fregandomi dei loro sguardi.

La collana dello Zar |Trilogia Diamante Nero #1|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora