CAPITOLO 36

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ELENA

Verso l'ora di pranzo io e Ivan siamo ritornati in Russia, e la prima cosa che ha fatto è stato riportarmi a casa, senza darmi spiegazioni.

Dopo la notte scorsa la prima cosa che ho fatto, è stata prendere la pillola del giorno dopo.

Come sono arrivata a casa ho aperto le valigie mettendo a posto tutto, dopodiché mi sono messa in contatto con Veronika per ottenere maggiori informazioni su questa Grace.

Era meglio se non lo facevo. Ho deciso di affrontare la situazione dormendo tutto il giorno.

All'improvviso sento bussare alla mia porta, ma io non rispondo.

Il bussare, però, continua, dandomi un po' di fastidio. Nonostante ciò continuo a non rispondere.

Sento la porta aprirsi lo stesso. Quindi penso solo a una persona che tale autorità, Papà.

<Tesoro, sto entrando.>

Sento i suoi passi avvicinarsi al mio letto, dopodiché sento il materasso abbassarsi sotto il suo peso.

<Vania mi ha detto che non sei uscita tutto il giorno dalla tua camera, e che più volte è venuta a controllarti e tu eri rannicchiata tra le tue coperte.

Ele, è successo qualcosa? Lo sai che puoi dirmi tutto.>

"perché deve essere così gentile, nonostante sia uno degli uomini più pericolosi" Penso quando sento la sua mano poggiarsi sulla mia spalla.

<Elena stai bene?> Mi chiede preoccupato, mentre mi asciuga le lacrime dal mio viso.

Mi alzo e mi butto tra le sue braccia. Lui mi abbraccia mentre mi accarezza delicatamente la schiena.

<Papà promettimi di non arrabbiarti, ma devo dirti una cosa.>

<Certo, tranquilla.>

<Ieri sera sono andata a letto con Ivan.> Dico tutto d'un fiato, sentendo il suo corpo irrigidirsi per poco.

Però continuo a sfogarmi con lui, perché ne ho proprio bisogno.

<Però il problema, come credo che tu sappia, è che lui è impegnato in un matrimonio voluto dal padre.

Ma, nonostante ciò, perché lo sapevo, ho deciso comunque di abbondare la mia mente e il mio corpo a lui.>

<Ma gli hai lasciato anche il tuo cuore, non è vero?> Completa papà il discorso.

Alzo la testa verso di lui, notando nessun tipo di rabbia presente.

<Non sei arrabbiato con me? Dopotutto ora non puoi rendere più forte la nostra famiglia?>

<Tranquilla tesoro, non ho mai voluto farti affrontare un destino del genere.

Sarò meschino nei confronti delle altre donne, ma tu sei speciale Elena.>

<Speciale.> Ripeto a bassa voce, cercando di ragionare sul significato della parola, e dell'intera frase.

<Ora però scendiamo a magiare qualcosa, va bene?>

Non rispondo, ma faccio solo un cenno con la testa.

Mi rivolge la sua mano in un invito silenzioso. Mi fa alzare piano dal letto e mi conduce fuori dalla stanza.

Il pomeriggio del giorno dopo, ho avuto il mio mental breakdown.

Vania ha fatto accomodare Radim nel nostro soggiorno, e quest'ultimo ci ha portato l'invito al matrimonio del fratello.

"non ha nemmeno avuto il coraggio di presentarsi di persona per consegnarmelo" Penso mentre Radim ci passa gli inviti, a me e mio padre

Ovviamente ho mostrato a Radim il mio peggior lato.

<Questo invece, è per te Elena.>

Scendo le scale molto lentamente, avvicinandomi a lui.

Guardo come mio padre e Radim mi osservano, non capendo le mie intenzioni.

Dopotutto mio padre sa che è successo tra me e Ivan, e sicuramente Ivan avrà detto tutto al fratello.

<Grazie Radim.> Gli dico mentre accetto l'invito.

Lo rigiro un paio di volte tra le mani, dopodiché mi fermo e alzo gli occhi verso Radim.

Noto come il suo sguardo diventa pericoloso. Dopotutto credo di averne uno anch'io.

Mi dirigo verso il camino del soggiorno, e butto l'invito tra le fiamme.

<Crede veramente una questione si risolve così? Con un pezzo di carta, invitandomi al suo matrimonio dopo avermi scopata?>

<Elena non so che cosa è successo per farti parlare così di lui, ma ti chie->

<Basta così! Ti comunico sin da ora che a questo teatrino, che tuo fratello chiama matrimonio, non ci sarà nessun rappresentate Morozov.>

Osservo l'espressione sorpresa di Radim.

Ha capito che suo fratello ha fatto una cazzata, infatti non discute oltre e lascia la stanza.

Mi giro verso le fiamme del camino, e senza accorgermi, mio padre si avvicina e butta anche lui l'invito nelle fiamme.

"perché non ha detto nulla e ha replicato la mia stessa azione?" Penso.

<Tesoro, devo andare. Devo sbrigare delle faccende.> Mi dice mentre mi lascia un candido bacio sulla tempia.

Appena si allontana, corro sulle scale con destinazione finale la mia camera.

Mi chiudo la porta dietro le mie spalle abbandonandomi a un pianto disperato.

Presa dalla rabbia improvvisa, mi alzo e mi dirigo verso la mia scrivania buttando per terra le rose regalate da lui.

<Perché non mi ha detto nulla?> Grido a voce alta, mentre butto per terra tutto ciò che ho sulla scrivania.

<Perché ho lasciato coinvolgermi dai miei sentimenti?> Chiedo dandomi la colpa, e buttando le foto presenti in camera mia.

Per un attimo mi fermo, e osservo il disastro che ho creato.

Avvicino la mano al collo, trovando la collana che mi ha regalato papà.

<Perché? Perché?!> Continuo gridare mentre mi strappo la collana e la butto addosso al muro.

Vado in ginocchio, ormai stanca.

Il mio sguardo viene attirato da qualcosa. La mia collana davanti a me spezzata.

"non spezzata, aperta" Penso mentre mi avvicino ad essa, notando che dal suo interno è caduto qualcosa.

Prendo l'oggetto in questione in mano' un microchip, e lo immetto nel mio portatile.

Mi è bastato un solo click per accedere a tutte informazioni riservate della mafia e non.

"quindi è sempre stato con me il Diamante Nero..." Penso mentre comincio a sorridere leggermente.

All'improvviso il mio telefono squilla, lo prendo e rispondo.

<Pronto?>

<Signorina Morozov, sono uno degli uomini di suo padre. La chiamo sotto ordine di quest'ultimo.

Suo padre insieme al signor Volkov, e altri uomini sono stati presi.

L'ultimo ordine di suo padre è stato di chiamarla e dirle che deve guidarci.

Boss, venga a darci ordini per combattere il nemico.>

La collana dello Zar |Trilogia Diamante Nero #1|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora