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Scatto verso la terrazza, con Dick alle spalle. Jason è sul bordo del cornicione. -Jason!- chiamiamo in coro. -Continuo a cadere.- dice il ragazzo. -Va tutto bene.- dice Dick, cercando di rassicurarlo. -No. Non si fermerà.- -Ascolta...- -Bruce non è stato il primo a provare ad aiutarmi. Posso scrivere una lista. Parenti, insegnanti, sbirri. Tu. Nessuno è stato all'altezza del compito. Dentro di me ho un veleno. La merda si diffonde, centra anche le persone più sane.- -Perché non fai un passo indietro?- Jason scuote la testa. -No.- -Jason, scendi di lì.- ordino, cercando di mantenere un tono di voce fermo. Dick si avvicina a me. -Credo che debba parlargli io.- sussurra. -Ti pregherei di non farlo finire spiaccicato sul pavimento, grazie.- sussurro di rimando. L'uomo si avvicina a Jason e si siede accanto a lui. I due parlano per qualche attimo. Il ragazzo sembra deciso a farla finita. Le parole di Dick non stanno funzionando. Lo vedo avvicinarsi sempre di più al bordo. No, non finirà così. Spalanco le ali e mi alzo in volo, parandomi davanti a Jason. -Salta se ne hai il coraggio.- dico, incrociando le braccia. Il ragazzo non mi guarda. I suoi occhi sono rossi e persi nel vuoto, e la cicatrice che si è procurato sul labbro è molto evidente. Dick mi osserva preoccupato. -Su, forza.- Non risponde e lo sguardo di Dick si fa sempre più corrucciato, come se non conoscesse il ragazzo che ha accanto. Jason non è in grado di fare qualcosa di così azzardato e definitivo. -Come immaginavo. Scendi.- ordino. Il ragazzo annuisce e scende dal cornicione. Tiro un sospiro di sollievo, con un peso tolto dalle spalle. Subito dopo poggio i piedi per terra e mi avvicino a Jason. -Dick, lasciaci soli.- L'uomo fa come gli dico. -Cosa diavolo credevi di fare?- chiedo. -Pensavo fosse ovvio.- -Mi hai fatto prendere un colpo!- -Nessuno ti ha chiesto di preoccuparti per me.- ribatte con tono assente. -Hai ragione. Ma l'ho fatto, e sai perché? Perché per qualche strana ragione sono innamorata di te. Ed è bizzarro perché vista la mia natura è raro provare sentimenti del genere, ma è così. Comincio a capire come si sentiva mia madre quando ha incontrato mio padre per la prima volta, prima che lui diventasse un mostro. Tutto questo grazie a te. Ora puoi prendermi in giro.- Il giovane resta senza parole per qualche secondo. Comincio a pentirmi delle parole da me pronunciate. Era troppo forse? -Tu...pensi davvero queste cose?- Butto fuori l'aria che non non mi ero accorta di aver trattenuto. -Si.- La mia mano viaggia nervosamente su e giù per il braccio, grattando la pelle con le unghie. Un piccolo sorriso fa capolino sul volto del ragazzo. Tiro un altro sospiro e anche l'angolo della mia bocca si piega in un sorriso. Jason fa qualche passo in avanti, facendo scontrare i nostri respiri.Poi annulla definitivamente la distanza che ci separa. -Forse è meglio se torniamo dentro. Sono preoccupatissimi.- Il ragazzo annuisce e così ci dirigiamo mano nella mano verso la cucina, dove i nostri amici aspettano nervosamente il nostro ritorno. Prendiamo posto al tavolo, poco più lontani dagli altri. Dick dice che deve parlarci. Stringo la mano di Jason. Ha lo sguardo basso. Non appena la mia mano sfiora la sua sorride leggermente. -Vi ho mentito.- dice Dick. -L'ho fatto perché temevo che avreste lasciato questo posto...e me. E non ci sarebbero stati più i Titans. E ho mentito anche a voi.- ora si riferisce ai vecchi Titans. -Vi ho detto che Jaricho era morto quando sono arrivato in chiesa. Non era vero. Lui era vivo. È morto per salvarmi da suo padre. Vi chiedo scusa. Vi meritavate di più.- C'è una pausa. Poi Hank si alza e si avvicina a Dick. Gli tira un pugno facendoci sussultare. -Bugiardo del cazzo.- Dawn lo prende per il braccio. Kory si alza, allarmata. Il naso di Dick sanguina. -Quante mezze verità ci hai raccontato, Dick?- chiede Donna. -Almeno avete avuto una mezza verità.- aggiunge Rachel. -Mio fratello è morto per colpa tua. Me ne vado.- dice Rose. -Noi andiamo con lei. Emris, vieni.- dice Jason. Mi prende la mano e mi fa alzare dalla sedia. -Jason...- prova a fermarlo Dick. -Non decidi più cosa faccio io. Cosa fanno gli altri.- Facciamo qualche passo ma io lo fermo. -Jason, io non posso.- -Non capisco. Non vuoi venire con me?- chiede confuso. -Io vorrei tanto seguirti ma...sento che c'è qualcosa che non va qui e...sento di dover stare vicino a Rachel. So benissimo che ormai mio padre è bello che andato ma sta succedendo qualcosa di strano. Mi dispiace.- -Mi stai piantando, per caso?- -Certo che no, idiota.Credi che dopo quello che lo farei dopo tutte le cose che ti ho detto prima? È solo che...- -Va bene, ho capito. Ci si vede.- Il ragazzo se ne va senza lasciarmi il tempo di spiegare. -Jason.- lo chiamo. Mi ignora. -Cazzo!- esclamo. Rachel si avvicina e mi poggia una mano sulla spalla. -Tornerà.- sussurra. -Lo spero.- rispondo. -Me ne vado anch'io.- dice Donna. -Noi andiamo con Donna.- aggiunge Rachel. -Possiamo venire con te?- chiedo. -Certo.- -Ragazze.- dice Gar. -Non posso stare qui e ho bisogno di Emris per tenere sotto controllo i miei poteri.- dice Rachel. -Andiamo.- sussurra poi. Prima di eseguire Donna e mia sorella, corro da Gar, abbracciandolo. -Mi dispiace.- sussurro. Lui è sempre stato il mio migliore amico e odio l'idea di abbandonarlo per la seconda volta, ma non ho scelta. Prendiamo le nostre cose e usciamo. Prendiamo un taxi per andare non so dove. Il tempo passa e ormai sono dieci minuti che Donna di lamenta di Dick. -Allora cosa siamo? I suoi soldatini che eseguono e basta? Ha fatto uccidere un ragazzo, chi nasconde una cosa così?- Mi strofino la fronte con le dita. -C'eri anche tu.- dice Rachel. -Cosa?- -Hai fatto la tua parte. Tutti avevate una parte e tutti avete deciso di mantenere il segreto.- -Per noi era la cosa migliore.- -Si, so che è così.- -Oh mio Dio, tutta questa tecnologia rende la città un incubo.- dice Donna quando l'auto di ferma. -Si.- Rachel le dà corda. -Hey, vada sulla Montgomery.- chiede Donna all'autista. Rachel mi da una piccola gomitata. Mi volto verso di lei. Mia sorella mi fa un cenno verso la nostra amica. Capisco immediatamente dove vuole arrivare. Annuisco. Con la magia facciamo in modo che non si possa muovere. -Ragazze...ragazze, cosa succede?- chiede. -Scusaci.- diciamo in coro. Poi scendiamo dall'auto e corriamo via. Non appena fuori dalla sua portata sciogliamo l'incantesimo.

-Come ai vecchi tempi, eh?- dico. -Già.- Sorridiamo e vaghiamo per le strade, senza una meta. -Ho dimenticato di raccontarti un paio di cose.- Spalanco la bocca. -Rachel Roth, se stai parlando di chi penso io, sputa il rospo immediatamente.- Vedi, dopo che ti sei chiusa in camera tua, quella volta...- -Avete usato il preservativo?- -Cristo Santo, Emris! Ci siamo solo baciati.- -Rilassati, ti stavo solo prendendo in giro.- Ridiamo. -Era ora che succedesse. Non sai quante volte ho minacciato quel ragazzo che lo avrei picchiato se non si fosse dato una mossa.- Rachel alza gli occhi al cielo. Dopo un po' mi viene fame. Che novità. -Andiamo a mangiare qualcosa? Ti supplico.- chiedo. Mia sorella alza gli occhi al cielo. -E va bene.- Sorrido e caccio un urletto da idiota. Andiamo in una mensa. Prendiamo dei vassoi e una signora molto gentile ci riempie i piatti. Il telefono di Rachel squilla. È Donna. Manda messaggi da quando siamo scappate. Rach non risponde. Andiamo a sederci di fronte a una ragazza con il cappuccio sulla testa. -Secondo te sono biologici?- chiede Rachel, riferendosi alle verdure. La ragazza non risponde. -Saranno solo radioattivi.- dico. Rachel sospira. Prende un boccone di cibo dal piatto. -Tutti quanti moriremo.- dice. La sconosciuta sorride. Continuiamo il nostro pasto. Una volta rotto il ghiaccio, scambiamo qualche parola con quella ragazza. Finalmente arriva il momento del dolce. -Questo al limone è delizioso.- dice Rachel. -Già.- aggiungo. -Prendono il cibo dal Ritz Carlton. Qui in fondo. Questi sono gli avanzi di convegni di pezzi grossi.- ci informa la nostra nuova amica. -Bon appétit.- Rachel simula un brindisi con la bottiglietta d'acqua che ci hanno fornito. Io e miss cappuccio ci uniamo. -Allora, cosa vi porta in questo ristorante raffinato?- chiede. ed ecco il silenzio imbarazzante. Io e Rachel ci scambiamo uno sguardo. -Scusate, questa era...non dovete rispondere per forza.- aggiunge poi. -Tranquilla. Siamo scappate.- risponde Rachel. -La nostra famiglia è una merda.- aggiungo, bevendo un sorso d'acqua. -Si, lo capisco.- -Guardi tutti questi adulti e tu pensi che abbiano delle risposte. Poi scopri che non ne hanno nessuna idea.- dice Rachel. -Credo che sia un test. Più tardi fuggiamo, più stupidi siamo.- -La prima volta che sono scappata avevo sette anni. Direi che il test l'ho più che passato.- dico. -Mai sentito del camaleonte di Labord?- chiede la ragazza. -Non ti dirò di si.- risponde Rach. -Tu?- Scuoto la testa. -È una razza di lucertola in Madagascar. Le donne depongono le uova prima dell'inverno, gli adulti muoiono prima della schiusa.- -Quindi dal momento in cui nasci non hai i genitori? Sei completamente solo?- chiede Rach. -Si. Il lato negativo è che vivi solo cinque mesi. E sei verde e con le squame.- -Ma...sei davvero libero per tutta la vita. Né regole, né puttanate.- -Né adulti che ti incasinano.- "Né un padre prova ad ucciderti molteplici volte" penso. Un uomo si avvicina alla ragazza. -È ora di andare.- dice. Lei sembra spaventata. -Non devi per forza.- dice Rachel. -Pensa a te, ragazzina.- risponde l'uomo. Io cambio espressione. -Rivolgiti a lei di nuovo in questo modo e...- faccio per alzarmi ma Rachel mi blocca. -È tutto ok.- dice la nostra nuova amica. Poi si alza e segue quel tizio. -La situazione non mi piace.- dice Rachel. -Seguiamoli.- Usciamo fuori. Li vediamo. L'uomo sta per fare del male alla ragazza. Rachel lo blocca con i suoi poteri. -Non sono una ragazzina.- dice. Sorrido. -Lascialo a me, ho voglia di divertirmi.- Faccio volteggiare il corpo di quel tizio in aria e poi lo porto a sbattere contro il muro ripetutamente. Poi esercito pressione sulla sua gola, limitando la sua respirazione. -Ti prego, non uccidermi.- supplica. Stringo la presa sul collo. -Ti prego.- supplica ancora, cercando aria. -Emris, ora lascialo.- mi sussurra Rachel. Esito ma poi lo faccio cadere di faccia sul pavimento. Lui si rialza e corre via terrorizzato. -Scusaci. Lo so, probabilmente essere una lucertola sarebbe meno strano.- dice Rachel. -Però è stato divertente.- aggiungo. Rachel mi tira una gomitata. -Siete fantastiche, cazzo!- esclama la nostra amica. -Andiamo.- aggiunge. Così la seguiamo. Arriviamo in un appartamento. È malandato e pieno di candele. -Cos'è questo posto?- chiede Rachel. -C'è qualcuno che può aiutarci.- dice la ragazza. Altre tre ragazze entrano nella stanza.

The daughters of TrigonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora