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-Bene, ti sei svegliata. É successo di nuovo.- Sento la testa pulsare. Gar è seduto di fronte a me su quello che riconosco essere il mio letto. -Ti prego, dimmi che è stato tutto un brutto sogno.- Il ragazzo non risponde. -Cosa ho detto questa volta?- -Pressoché le stesse cose, ma si sono aggiunte anche "possibilità" e "sorella". Sai cosa potrebbero significare?- Scuoto la testa. -Comincio a credere che tu avessi ragione quando parlavi di una profezia.- -Sul serio?- Gar si anima in volto per poi ricomporsi. -Si. É tutto troppo strano per essere un caso. Prima salta fuori che Jason non è morto. "Vivo". Poi Hank muore a causa di un esplosivo impiantato nel petto. "Bomba".- -Ma certo! Quindi quella parte si è già avverata.- -Esatto.- -Questo significa che tutto quello che hai menzionato farà parte del futuro.- Annuisco. -Un futuro alquanto prossimo per come si stanno svolgendo i fatti.- -Speriamo solo che tutto ciò non implichi altre morti.- Restiamo un attimo in silenzio. -Come l'hanno presa gli altri?- chiedo. -Conner è distrutto. Quando Dawn è tornata... beh, lei ha detto che in sostanza è stata lei ad uccidere Hank. Red Hood l'ha ingannata.- Stringo i pugni, quasi conficcandomi le unghie nella carne. Povera Dawn. Non riesco ad immaginare il dolore che sta provando. Le vite umane sono così imprevedibili. Un giorno ci sei e quello dopo un idiota col cappuccio rosso ti pianta una bomba nel petto. -Dov'è?- -È partita. È andata a Parigi. Starà lì per un po'. Era venuta a salutarti ma tu stavi dormendo e non voleva svegliarti.- -Non tornerà, è così?- Gar si lascia scappare un sorriso triste e scuote la testa. Stiamo cadendo a pezzi. La nostra famiglia si sta sgretolando. -Dick? É tornato?- -Non ancora. Ora bevi un po' e pensa a riposarti. Ne hai bisogno.- dice Gar, riempiendo un bicchiere d'acqua e porgendomelo. -Perchè ti prendi cura di me?- É una domanda che mi pongo da tempo. Io l'ho praticamente abbandonato, perdipiù due volte. E quando sono tornata nella sua vita lui mi ha sempre accolta con il sorriso. Sono una persona orribile. -Scherzi? É il minimo che possa fare, sei praticamente la mia sorellina.- risponde. Scuoto la testa. -Tu ci sei sempre stato, anche dopo che ti ho lasciato da solo.- -Hai avuto le tue buone ragioni.- -Si, ma...- -Niente ma. Ora riposati.- Mi scompiglia i capelli ed esce dalla stanza. Sospiro, trattenendo l'impulso di corrergli dietro, e faccio come mi ha detto, tornando a dormire. Dopo il mio sonnellino ristoratore, durato più o meno tre ore, scendo in salotto, dove trovo Conner, Gar, Kory e una tizia che non ho mai visto prima. -Chi è la vostra amica?- chiedo, incuriosita. -É la sorella di Kory, Blackfire.- risponde Gar. -Fico. Io sono Emris.- Le porgo la mano ma lei si limita a squadrarmi dall'alto in basso. -Qualcuno mi prepara un bagno? E dove si trova?- chiede. -Nessuno ti preparerà un bagno. Di sopra, scegli una stanza.- risponde Kory. La ragazza dai capelli viola se ne va delusa. -Ovunque vada Blackfire, il caos la segue sempre. Dormite con un occhio aperto.- dice Kory guardando il punto in cui sua sorella è sparita su per le scale. -In particolare tu, Conner.- mormora Gar. -Perchè? Non dirmi che ti sei già fatto una nemica, Superboy.- -Oh, tutto il contrario.- mi risponde il ragazzo dai capelli verdi. -Pare che abbia fatto colpo sulla nostra nuova amica omicida.- -Oh, grandioso.- -Non capisco.- dice perplesso. -Lascia stare.- Provo a dargli una pacca sulla spalla, rischiando di rompermi una mano. Possibile che questo ragazzo sia così ingenuo? È anche vero che è cresciuto in una provetta.

Qualche ora dopo, sento il rumore della porta d'ingresso. -Cazzo, amico! Si può sapere che diavolo hai fatto là fuori?- chiedo allarmata, vedendo la brutta ferita d'arma da fuoco che ha sulla spalla Dick, appena tornato da chissà dove. Le sue gambe cedono e mi cade addosso. -Ragazzi, mi date una mano?- urlo. -Che cosa sta succedendo qui?- domanda Kory, precipitandosi da noi, seguita da Gar. -Stiamo preparando una torta, non vedi? Ora, per favore, datemi una mano.- Portiamo l'uomo di sotto, dove Kory si occupa di medicare la ferita. Dick, dopo essersi ripreso un po', ci racconta tutto quello che è successo. Dice che ha portato lo Spaventapasseri nella vecchia baita di Bruce e che ha avuto uno scontro con Jason. Poi gli hanno sparato. Il proiettile è passato da parte a parte. -Amico, sembra orribile.- dice Gar. -Dieci centimetri più in là e seppellivamo un altro corpo.- sputa Kory. -È Barbara la responsabile?- -È stato uno dei cecchini.- La donna sospira. -Ai suoi ordini, di sicuro. Dovrei andare a scambiare due chiacchiere con lei.- -C'è stato abbastanza spargimento di sangue per oggi. C'è mancato davvero poco.- taglia corto Kory. -Ce li avevo quasi.- -Tu non stai ascoltando!- lo rimprovera. -Ci hai spaventati. Uscire da solo, farsi sparare non va bene.- -Non volevo mettervi in pericolo.- ribatte Dick. -Oh, puttanate Grayson.- sbotta Gar. -Scusami?- -Amico, Hank è esploso!- esclama. -Dawn se n'è andata via per sempre e Jason è sparito. Questa famiglia sta per morire e tu esci da solo e ti fai sparare?- Gli occhi gli diventano verdi, così come il collo e il colore gli si diffonde anche in viso. I canini inferiori crescono. Dick indietreggia. -Le senti le parole che escono dalla tua bocca?- domanda il ragazzo, con una voce che non è la sua. -Gar, smettila.- Gli poggio una mano sulla spalla. -Che c'è?- Si volta di scatto quasi ruggendo quando pronuncia quelle parole. Poi sembra accorgersi di quello che sta facendo e torna in sé. Lo osserviamo tutti preoccupati. -D'accordo, vieni con me.- Lo porto di sopra. -Che cosa succede?- -Non è niente.- risponde lui, lanciandosi di peso sul divano del salotto. -Andiamo, Gar. Ti ho detto mille volte che non puoi mentirmi.- -Non sto mentendo.- Squilla il telefono. Numero sconosciuto. Io e Gar ci scambiamo uno sguardo preoccupato. Sappiamo già chi sta chiamando. -Rispondi.- Faccio come dice. -Pronto?- -Hey.- Merda. Mimo un "è lui" con le labbra. -Jason?- -Sei sola?- -Si.- mento. -Jason, dove sei? Devi smetterla con questa stronzata.- -Non posso. Mi farà del male.- -Chi ti farà del male?- -Crane. Ti prego, ho bisogno di te. Mi manchi da impazzire e mi dispiace per tutto.- -Hai ucciso Hank, Jason. Come potrei mai fidarmi di te?- -Sai che non ti farei mai del male. Ti amo più della mia stessa vita. Ho bisogno di vederti. Ti spiegherò tutto. Ti giuro che non ti succederà nulla. Sai benissimo che non posso mentirti.- Guardo Gar, che fissa il telefono col fiato sospeso. Ha ragione. -D'accordo. Incontriamoci.- Osservo lo sguardo sconvolto del ragazzo di fronte a me, che è sul punto di urlarmi quanto io sia stupida. -Benissimo. Ti mando la posizione sul cellulare. Ti amo.- -Anche io.- Faccio fatica a pronunciare quelle parole. -Sei impazzita per caso? Hai visto cosa ha fatto a Hank! Non voglio perdere qualcun altro.- sbotta Gar camminando avanti e indietro. -Andrà tutto bene. Fidati di me.- -Non so se hai capito, Jason è sotto il controllo di uno psicopatico! Potrebbe farti fuori!- -Non lo farà.- cerco di rassicuralo. -Ti fidi ancora di lui?- -Certo che no, idiota. So per certo che lui non mi ucciderebbe, non ne ha le palle. Crane si però. Ma se lo facesse perderebbe la fiducia di Jason, che molto probabilmente mi vendicherebbe, oppure lo lascerà solo, e questo sarebbe un grosso problema per lo Spaventapasseri. Lui agisce tramite Red Hood. Jason è la sua pedina ma anche la colonna portante del suo impero del terrore. Se la colonna crolla, crollerà anche lui. E poi, io non morirei, tornerei soltanto alla mia forma immortale, suppongo. E verrei a tormentare i sogni di quel pazzoide.- -D'accordo, ma cosa hai intenzione di fare?- -Niente, per ora.- rispondo alzando le spalle. -Come sarebbe a dire?- chiede confuso. -Vedrò cosa fare sul momento.- In realtà non ne ho la minima idea. -E se si mettesse male?- -Dick saprà dove cercare.- rispondo con un'altra alzata di spalle. -Ora vado. Sennò si farà dei sospetti. Non vorrei mai far aspettare Cappuccetto Rosso.- aggiungo. -Sta' attenta.- Si avvicina e mi stringe esitante in un abbraccio da orso. -Starò bene.- mormoro, boccheggiando in cerca di aria. Non sembra più tranquillo ma mi rivolge lo stesso un sorriso, che ricambio. Poi esco di casa. Le strade sono stranamente silenziose oggi.

Raggiungo il posto che Jason mi ha indicato. È un vicolo di un edificio abbandonato. Beh, un posto allegro. Non c'è nessuno. -Sei venuta.- dice una voce che conosco fin troppo bene. Mi volto verso di lui. -Te l'avevo detto. Sono qui.- rispondo aprendo le braccia e facendole ricadere subito dopo lungo i fianchi. Si avvicina piano. -Vuoi farmi quello che hai fatto a Hank?- È sempre più vicino. Il mio naso quasi sfiora il suo petto. -Assolutamente no. Volevo solo vederti.- Si china lentamente. Sento che dovrei allontanarmi, ma non ci riesco. Il suo corpo sembra chiamarmi come il dolce canto di una sirena. -Dio, se mi sei mancata.- sussurra sulle mie labbra, prima di annullare la ormai poca distanza tra di noi. Jason arrotola una ciocca dei miei capelli tra le sue dita. Cerco di resistere a quel contatto, ma è tutto inutile. Cedo e quando mi abbandono una volta per tutte tra le sue braccia mi sembra di essere completa. Mi sento come se quel momento di pace che tanto bramavo fosse finalmente giunto. Un attimo di tranquillità nella mia vita andata a puttane. Dopo quella che sembra una vita ci separiamo in cerca di aria. -So che è una trappola.- sussurro, il suo volto a un palmo dal mio. -So che lo sai.- -Può sentirci?- -No.- -Quando arriverà?- -Tra poco.- risponde rassegnato. -Mi dispiace.- aggiunge. -È tutto okay. Dove mi porterete?- Non risponde. -Stai per rapirmi, Jason. Coraggio, parla.- -La fabbrica abbandonata di gelati.- -D'accordo. Ora fai quello che devi fare. Non voglio combattere contro di te.- Sento un'auto arrivare. -Mi dispiace.- ripete Jason per l'ennesima volta. Una puntura. Una risata soffusa. Qualcuno che mi afferra prima che possa cadere. Buio.

Mi sveglio in una piccola stanza piena di provette e cose del genere. Delle voci soffuse arrivano alle mie orecchie, una delle quali appartiene sicuramente a Jason. -Cos'altro vuoi che faccia?- lo sento urlare. -L'ho portata qui. Ho fatto quello che volevi.- -Sai cosa voglio, Jason.- risponde Crane. -Sai che costituisce una debolezza per te, quindi se mi lasciassi solo...- -Non azzardardarti a toccarla.- taglia corto il ragazzo. -Se proverai anche solo a alzare un dito su di lei, rimpiangerai di essere nato.- Avevo ragione, come sempre. Sento Jason armeggiare con qualcosa, poi tossisce e infine un tonfo. Apro gli occhi per cercare di rendermi conto della situazione. Sono legata ad una sedia, quindi non posso muovermi. Quello che capisco essere Crane solleva Jason come un sacco di patate e lo abbandona pigramente su una sedia. -Che diavolo gli hai fatto?- riesco a sputare acida una volta riacquistato il dono della parola. Crane si volta nella mia direzione alzando un sopracciglio e si abbassa alla mia altezza. -Guarda un po' chi si è svegliata! Com'è stato il sonno di bellezza?- -Rispondi alla domanda, razza di essere viscido.- -Rilassati, il tuo fidanzatino sta bene, sta solo riposando.- -Appena sarò di nuovo libera farò due orecchini con i tuoi bulbi oculari.- Mi dimeno, cercando di allentare la morsa sui polsi e le braccia. L'uomo scoppia in una fragorosa risata, rovesciando la testa all'indietro. -Sei davvero esilarante, ragazzina. Credo di aver capito cosa ci trova quel giovanotto in te.- Rispondo sputandogli in faccia. Il suo sorriso da idiota sparisce e si fa di nuovo serio, fulminandomi con lo sguardo. -Sai cosa? Ho una sorpresa. L'ho fatto con le mie mani, solo per te.- Estrae dalla tasca un inalatore nero. -Una medicina speciale per una mocciosa molto irritante.- dice tra i denti, mentre mi costringe l'inalatore in bocca. Preme il pulsante. Un vapore pungente mi riempie le vie respiratorie e i sensi si affievoliscono. Non riesco più a dimenarmi, non sento, non vedo. Provo ad urlare ma non ne ho le forze. Cerco di combattere l'oscurità sempre più vicina. Non ci riesco. 

The daughters of TrigonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora