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Siamo in un edificio a Chinatown, il rifugio di Tim. Qui è pieno di nostre foto, non mi sorprende il fatto che conoscesse l'identità di Dick. Si potrebbe dire che è il nostro più grande fan. La stanza è colma anche di apparecchiature tecnologiche. Crane ha avvelenato la città. Le strade sono colme di corpi delle vittime della sua tossina. Il nostro compito è quindi quello di decifrare il suo poema per capire dove si trovano le altre bombe e disinnescarle. Dick è al telefono con Barbara. Ci ha raggiunti qui, come Kory, ed è stato lui a portarci il testo da analizzare. -Gar, novità?- chiede, chiusa la telefonata. -"Siedo in una bettola sulla Cinquantaduesima". Ci saranno almeno venti bettole vicino a quella strada.- risponde il ragazzo indicando una piantina. -Cerca di trovare quella giusta.- Si avvicina al mio gruppo, composto da me, Rachel e Tim. -Hey, qui come va?- -Dunque, "Chi può arrivare ai sordi? Chi può parlare per i muti?" La scuola per Non Udenti è fra Machine e la Tenth.- risponde la nostra recluta nuova di zecca. Beh, per così dire visto che è morto e poi tornato magicamente in vita. -Ma ci sono anche le quattro sedi dell'Istituto Wayne per l'educazione infantile, tutte con programmi che includono bambini non udenti.- aggiunge Rachel. -Crediamo che si riferisca a quelle e che le prenderà di mira per via del legame con Bruce.- concludo. -Cercate quella più vicina al centro. Vicino a hotel, ospedali, palazzi condominiali. Vorrà massimizzare i danni.- Dick si volta per andare a controllare il lavoro di Blackfire e Conner. -Beh, si torna a lavoro.- Riprendiamo così le nostre indagini. -Ragazzi, fermatevi.- ordina all'improvviso Dick. -Lasciate stare il poema. E gli indizi. Stiamo sbagliando approccio.- Vedo che quest'uomo ha le idee chiare. Chiama di nuovo Barbara e si sposta in un'altra stanza. Poi finalmente qualcuno dice aver trovato il modo di salvare questa maledetta città. -Fate venire Dick.-

-Okay, dunque, cercherò di essere breve.- comincia Conner, mostrandoci un disegno sulla lavagna bianca. -Qui abbiamo aria fredda e umida, giusto? E di qua c'è aria calda.- sposta le mani da una parte all'altra della superficie. -Aggiungiamo dei particolati atmosferici, mescoliamo un po', e...Beh, il risultato è ovvio.- -Già, chiaro. Si tratta di una tempesta.- dice Donna a braccia conserte. -È la nostra idea, te ne abbiamo appena parlato.- -Ma io l'ho disegnata.- ribatte Conner, indicando la rappresentazione grafica, che definirei veramente impeccabile, dietro di sé. -Okay, però la vera domanda è: riusciremo a farlo senza morire?- chiede Rachel, seduta al mio fianco. -Prossima domanda?- Mi guadagno uno sguardo torvo da parte di Donna. -Lo scopriremo presto.- dice Kory ignorandomi. -D'accordo, dividiamoci.- aggiunge Dick. -Emris, Gar e Tim con me. Il resto si occuperà di questa parte del piano.- -Dick, aspetta. Forse avremo bisogno anche di lei.- protesta Donna, poggiandomi una mano sulla spalla. -No. Tocca a Rachel ora.- Tutti puntano lo sguardo su di me. -Che intendi dire?- domanda mia sorella. -Tu devi portarli .- -Ma non capisco, sei stata tu a condurci là per prima. Sapevi già della sua esistenza.- -So che è giusto così. Fidati di me.- Rachel annuisce e sorride. -Bene. In marcia.- dice Dick, scuotendo le chiavi dell'auto. Stringo mia sorella in un abbraccio veloce e poi mi avvio insieme ai miei amici.

Dick parcheggia poco lontano da Villa Wayne. Scendiamo dall'auto. -Ecco il mio piano. Dobbiamo entrare nella Villa prima che Crane inneschi le altre bombe. Kory, Rachel e Blackfire prosciugheranno la Fossa di Lazzaro per resuscitare le persone già morte. Non ce n'è per tutta la città. Quindi possiamo fare solo un tentativo.- Dick punta gli occhi su Gar. -Hey, perché guardi me?- chiede confuso. -Mi hai salvato diventando un pipistrello. Puoi farlo di nuovo?- -Io penso proprio di no. Quando sono diventato un pipistrello ero parte di una mente collettiva. Pensavo con altri cento cervelli, c'erano rumore e caos. E stavo anche volando. Ero così stordito, dopo, che non camminavo.- farfuglia il ragazzo. -So che sarà dura.- Dick si avvicina a lui. -Senti. Una volta dentro cerca il pannello nel corridoio e spegni il sistema di sicurezza. Barbara deve accedere alla rete informatica della Villa. C'è un router in camera mia. Quando sarai entrato, ti aiuterò a impostarlo.- Gar si rassegna e annuisce, mentre Dick apre lo sportello dell'auto. -Okay, ci sto.- Fà per andarsene. -Aspetta. Qual è il codice?- -Beh, è di cinque cifre. L'ultimo a configurarlo è stato Jason.- -Chiaro.- Comincia ad andarsene. -Quindi qual è?- chiede Tim. - 4-20-69 - rispondo. -È nel suo stile.- commenta Tim con una smorfia. -Emris, vai anche tu.- Mi volto confusa verso Dick. Gar si blocca di nuovo. -Mi sento più sicuro se sei con lui.- Ha ragione, chissà cosa potrebbe combinare quell'idiota da solo. Annuisco e faccio per andarmene. -Emris.- mi chiama l'uomo un'ultima volta. -Mi dispiace per quello che è successo. Non avrei dovuto dirti quelle cose.- Accenno un sorriso. -È tutto okay. Perdonami tu piuttosto. Non so cosa mi sia preso.- Sono felice che si sia scusato. Affianco Gar nel percorso che conduce a Villa Wayne. Arrivati sotto una finestra ci blocchiamo. -Dopo di te.- dico indicando il piano di sopra. -Prima le signore.- -Prima i bambini.- Gar fa una smorfia. Spiego le ali. -Coraggio, muovi quel culo verde.- Il ragazzo prova a trasformarsi. Niente. -Non ci riesco se mi guardi.- Sospiro, voltandomi dall'altra parte. -Così va meglio?- domando. Nessuna risposta. Qualche secondo dopo, un pipistrello verde mi si posa sulla spalla. -Andiamo, topo con le ali.- Spicchiamo il volo entrambi. Arrivati alla giusta altezza, ci avviciniamo alla finestra. Gar però non si ferma e va a sbattere contro il vetro. -Idiota.- Apro la finestra, facendo scattare l'allarme, mentre Gar trova un appoggio e torna umano. Lo aiuto ad entrare, il rumore dei proiettili in sottofondo. -Muoviamoci.- Il ragazzo va a prendere dei vestiti e torna subito da me. -Siamo qui.- annunciamo agli auricolari. -Bene. Andate in corridoio e spegnete l'allarme.- Facciamo come dice, per poi tornare nella stanza di prima. Cerchiamo il router di cui ci ha parlato Dick nel mobiletto che ci ha appena indicato, ma niente. -Okay, gamba sinistra del comodino.- C'è un pulsante. Gar lo preme. Qualcosa nel cassetto si sblocca e bingo. -Ce l'abbiamo!- esclamo. -Dai qua, ora ci penso io.- Lascio il ragazzo in camera di Dick e mi inoltro nel corridoio. Mi schiaccio contro la parete, pronta a svoltare l'angolo. Ma quando sto per muovere un altro passo una figura mi sovrasta e sento degli spari. Mi pietrifico. La persona che mi ha praticamente inchiodata al muro allontana il volto, dandomi giusto il tempo di capire di chi si tratta. Jason. Il respiro mi si mozza quando si sporge per sparare a colui che probabilmente lo stava inseguendo. Il suo sguardo poi si posa su di me. Ha dei tagli sul viso e indossa il costume da Red Hood. Il mio battito cardiaco accelera. -Che cosa...?- sono le uniche parole che riesco a pronunciare, prima di venir interrotta da Jason. -È tutto apposto. Mi ha mandato Dick.- Un uomo spuntato da chissà dove gli punta contro il fucile, ma lui spara senza distogliere gli occhi dai miei. -Ho sentito degli spari, stai...?- Gar si blocca vedendo lo spettacolo che si trova di fronte. -È dalla nostra parte.- mi affretto a dire. Gar osserva il corpo a qualche metro da noi e poi annuisce, ancora spaesato. Mi volto di nuovo verso Jason. -Vai con lui e occupatevi del router. Qui ci penso io.- Mi lascia un bacio incerto sulla fronte. Poi Gar mi trascina via, vedendo il mio chiaro stato di shock. -D'accordo, cosa diavolo è appena successo?- domanda. Scuoto la testa. -Non ne ho idea.- rispondo con lo sguardo perso nel vuoto. Mi costringo a tornare alla realtà. -Gar, il router.- -Si, giusto.- Il ragazzo si mette a lavoro, sotto le istruzioni di Dick. Toglie la copertura del pannello di controllo. Passi. Jason atterra altri uomini di Crane. -Ragazzi, sono io.- dice la voce di Tim. -Dick è andato via. Ha detto di tagliare il filo rosso.- -Cosa? No, non si taglia mai il filo rosso.- -Lo so, ma ha detto questo.- Gar esita. -Che aspetti? Taglia quel cazzo di filo!- esclamo nervosa. Gar obbedisce. Ha funzionato. Mi lascio scappare un sospiro di sollievo. -Che succede?- chiede Tim. -Ci siamo.- Sul monitor spunta una scritta. -Oh, merda.- -Che c'è?- -La domanda di sicurezza. "Il nome della persona che ti è sfuggita".- Gar prova con "Joker". Errato. "Enigmista". Ancora. -Se sbaglio questa non mi farà più accedere.- -Scrivi Selina Kyle.- -Chi diavolo è Selina Kyle?- chiedo confusa. -Fidatevi di me.- Gar ritenta. "Benvenuto" recita la schermata. -No, sul serio, chi è Selina Kyle?- domando ancora una volta. -Ce l'avete fatta?- Jason ci raggiunge. Annuisco. -Allora andiamo.- Mi afferra una mano e ci conduce al piano di sotto. Gar ci supera ed entra in salone. -Resta dietro di me.- dice il mio ragazzo, prima di entrare a sua volta nella stanza. Qui troviamo Dick, che ha appena finito di combattere con altri poliziotti. Si avvicina ad una telecamera di sicurezza e fa un saluto militare. -È nostro. Andiamo.- Comincia ad avviarsi verso la Bat Caverna. -No.- lo ferma Jason. Dick fa un cenno a Gar, che parte da solo. -È un lavoro per i Titans.- Il ragazzo si volta un attimo verso di me, poi di nuovo nella direzione di Dick. -Sa che l'ho tradito e questo mi basta. Pensateci voi.- L'uomo annuisce. -Sicuro?- -Di' agli altri che mi dispiace. Per tutto quanto.- C'è una pausa. -Grazie, Jason.- -Non so di cosa parli. Io non ero qui.- Detto questo, mi rivolge un ultimo sguardo colmo di dolore, per poi sparire dietro la porta della cucina. Qualcuno arriva di corsa. Tim. -Vai da lui.- dice Dick. -Cosa?- Mi volto nella sua direzione confusa. -Avete tante cose da dirvi.- Mi sorprendono le sue parole ma annuisco comunque. -Vi raggiungo tra un momento.- Corro a cercare Jason e lo trovo quasi all'uscita. -Aspetta.- Si volta, un cipiglio di speranza sul volto. -Dovremmo parlare.- Si avvicina. -Si, dovremmo.- Rimaniamo in silenzio qualche secondo. Osservare quegli occhi mi riporta a quando vivevamo ancora insieme, alla torre. Mi rendo conto che da quando è tornato qui, non è mai più stato lo stesso. È questo l'effetto che fa Gotham. Ti cambia. -Io avrei una domanda.- Jason mi esorta a continuare. -Se posso permettermi, cosa ti ha portato a tutto questo?- chiedo, indicando il suo costume. -Cos'è che ti ha spinto a cercare di diventare qualcosa che non sei?- Il ragazzo abbassa lo sguardo. -Volevo solo mostrargli che potevo farcela.- Bruce. -Ho pensato che se gli avessi dimostrato che non avevo paura avrei potuto riprendere ad essere Robin. Ma poi la situazione è sfuggita di mano.- Solleva i palmi delle mani e li osserva quasi con disgusto. -E ora sono questo. Un mostro.- -No, non lo sei.- Posa il suo sguardo su di me. -Perché non vuoi che gli altri sappiano che sei stato qui?- chiedo. -Perché mi odiano.- -E non vuoi che si ricredano?- -Tanto che senso avrebbe? Non tornerò ad essere un Titan. Dick parlerà con loro e dirà che mi dispiace. È meglio per tutti.- -Resterai qui quindi?- -No. Non so dove andrò, ma non voglio rimanere.- Abbasso lo sguardo. Lo capisco. -Promettimi almeno di non andare troppo lontano. E di non uccidere altra gente.- Jason si lascia scappare una risatina triste. -Te lo prometto.- Si fa serio. Torniamo a guardarci negli occhi, senza dire nient'altro. Poi, lentamente, le sue labbra si premono contro le mie. Un gesto così delicato che contrasta fortemente con la persona che lo sta compiendo. Questo non è il Jason che ha fatto tutte quelle cose cattive. Questo è il mio Jason. L'diota che ho conosciuto nell'appartamento di Dick. Il ragazzo che ho battuto così tante volte durante l'allenamento, che ormai ho perso il conto. Il ragazzo che mi ha donato la bellissima collana che indosso in cambio del mio cuore. Lui è la mia droga e il mio punto debole. Jason interrompe il bacio e poggia la fronte sulla mia. -Devo andare.- sussurra. Prendo un bel respiro. -Probabilmente partirò domani. Potresti venire a salutarmi.- Jason sorride. -Verrò. È una promessa.- Poco dopo, di Jason rimane solo il suo calore ancora impresso sulla mia pelle. Mi affretto a raggiungere gli altri alla Bat Caverna. Ciò che mi trovo davanti è...bizzarro. Crane giace a terra, mentre Dick, Gar e Tim parlottano tra di loro. -Che mi sono persa? E chi diavolo ha scelto la musica?-

The daughters of TrigonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora