Prima serata

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Non ero mai stata in un posto del genere. Le luci erano soffuse, come se provenissero da lanterne o lampade ad olio. Le persone erano vestite nei modi più disparati, chi in maniera estremamente elegante con lunghi vestiti in seta e boa di piume, chi in vestaglia e ciabatte. Non c'era una via di mezzo, era tutto agli estremi. Mi chiesi se tutti i ricchi facessero così. Fui accompagnata da Jack al nostro tavolo e mi disse di scegliere una bottiglia di vino, mentre lui si allontanava un attimo per andare a parlare con qualche suo amico. Aprii il menù davanti a me e iniziai a leggere nomi di vini italiani e francesi, champagne dal prezzo esorbitante e liquori dalla provenienza particolare. Non me ne intendevo e sicuramente avrei scelto un vino che a lui non piaceva. Non appena un cameriere si avvicinò, gli chiesi quale tra quelli elencati mi consigliasse. Lui scosse la testa con la bocca stretta. -Sta a voi scegliere, signorina.-
Annuii, senza capire bene quella specie di regola sottintesa. -Allora un Chianti classico.-
Lui abbassò la schiena, senza guardarmi negli occhi. -Ottima scelta. Adatto per le carni rosse.-
Si allontanò in fretta, sfrecciando tra i tavoli. Io attesi il ritorno di Jack, strofinando le mani in grembo. Avevo paura a sollevare lo sguardo, sapevo di essere entrata nella parte della finta fidanzata e avevo il profondo timore che qualcuno potesse sospettare che fosse tutta una presa in giro. Ben presto, però, il signor Turner fece ritorno. Si mise a sedere, togliendosi la giacca. Mi sorrise. -Hai scelto un vino buonissimo. Complimenti.-
Avrei voluto rispondergli che con un padre alcolista si conoscevano poco i vini buoni e molto i vini a basso costo, ma avrei preferito non rivangare la triste storia della mia vita. -Grazie. Sono andata completamente a caso.-
Rise. -Riconosci qualcuno?-
Scossi la testa. Lui indicò dritto a sé. -Laggiù ci sono due campioni di tennis.- Poi spostò l'indice. -Là, invece, il procuratore distrettuale di New York.- Fece un cenno con la mano e sorrise all'uomo. Io avvampai. Tutte quelle personalità importanti e poi c'ero io. Una ragazza che ancora non sapeva bene cosa fare della sua vita. Mi morsi l'interno delle guance e sospirai. -Non ho mai visto persone così importanti così da vicino. Sono onorata.-
-È il lato bello di fare finta di essere la mia fidanzata. Non male, vero?- Sorrise, aprendo il menù davanti a sé. Lo osservai poggiare l'indice inanellato sul suo mento e riflettere su ciò che era scritto poco sotto. Era un bell'uomo, curato e sicuro di sé. Forse non mi sarei pentita di quella scelta, forse sarebbe stato divertente essere la sua ragazza per qualche settimana. Improvvisamente sollevò il suo sguardo e i suoi occhi mi bloccarono. -Non guardi anche te? Hai già scelto?-
Scossi la testa in fretta e aprii il menù, diventando rossa come un pomodoro. Mi aveva beccata a fissarlo come una pervertita, ottimo.
Il cameriere di poco prima apparì dal nulla, nemmeno mi ero accorta che si fosse avvicinato al nostro tavolo. Mi domandai se camminasse con delle pantofole morbide. -Per me un filetto al pepe rosa.- Esordì. Io mi mordicchiai le labbra. -Per me, invece, un hamburger all'americana.-
L'uomo annuì, raggrinzendo leggermente il naso alla mia comanda. Si allontanò velocemente, senza farsi sentire.
Presi dalla cesta davanti a me un po' di pane e cominciai a sgranocchiarlo. La mia pancia stava già brontolando, non era abituata ad aspettare così tanto.
-Sei proprio carina quando non ti trovi a tuo agio. Perdi tutta quella sicurezza che di solito ti contraddistingue.-
Ingurgitai il pane in fretta, fissandolo. Non seppi se offendermi o sentirmi lusingata. -In che senso?-
-Bè, in confronto a Grace sei molto più sicura di te stessa, anche se lei è molto più aggressiva nel parlare.- Si appoggiò interamente allo schienale. -Stasera vedremo se ho ragione o meno.- Mi strizzò l'occhio.
-Quando potrò prepararmi?- Sussurrai. Lui mi strizzò l'occhio. -Appena avrai finito il tuo hamburger. Nella sala al primo piano ti aspettano parrucchieri e truccatori. Non dovrai fare altro che lasciarti andare a loro. La festa comincia alle undici, avrai tempo.-
Deglutii con forza.
-Non torno a casa?-
-Non era nei miei piani.-
-Piani?-
Sorrise. -Sì. Piani.-
Mi zittii.
Poco dopo arrivò la cena e la consumammo nel più regale silenzio. Lui non proferì parola ed io non mi azzardai a chiedere nient'altro. Finii di mangiare e Jack, dopo aver schioccato le sue dita, si alzò dal tavolo. -Anch'io devo prepararmi.- Iniziò. -Segui questi ragazzi e fatti trovare all'ingresso del Royal alle dieci e mezza. Non un minuto di più. Spero tu scelga il mio abito preferito.- Mi strinse le mani e poi se ne andò, fermandosi a salutare in qua e in là le persone che incontrava.
Io feci un bel respiro e seguii due ragazzi che si erano appena presentati davanti a me. Camminai in fretta lungo la sala addobbata finemente e ci infilammo in una porta in tessuto damascato, fermata da grossi bottoni d'oro. Salimmo una rampa di scale e svoltammo subito a sinistra. Alla nostra destra si ergeva un enorme portone di legno scuro. I due bussarono e le ante si aprirono lentamente. Ciò che vidi dopo fu una stanza ben arredata in stile '800, illuminata con moderne lampade a led. Tre donne mi salutarono immediatamente, mentre un uomo sulla cinquantina mi squadrò da capo a piedi. Portava un metro da sarta sulla spalla e sembrava prendermi le misure con gli occhi.
Il cuore mi batteva a mille e il respiro era diventato irregolare. Ingoiai la saliva. -Piacere...Melahel.-
Fui accolta immediatamente con abbracci e baci, fui fatta sedere su di un poltroncina rossa e tre manichini, coperti da un velo scuro, furono portati davanti a me.
Mi guardai intorno, ma le porte si erano già chiuse e tutta l'attenzione era su di me ormai. -Questo è il primo abito. Presenta una leggera sottoveste blu cobalto e la parte superiore è arricchita da preziosi gioielli Swarovski, fissati a creare un elegante cigno. Le spalline sono rinforzate e la maniche svolazzanti.- Una delle due donne, poi, si spostò al manichino accanto. Fece scivolare la stola e un bellissimo vestito rosa antico colpì la mia attenzione. -Presenta un corsetto in stecche di metallo, sopra cui sono ricamate dolci margherite. La gonna è leggermente ampia, ma seguirà le forme del tuo corpo. Tutti quelli che vedi sono piccoli diamantini, che donano una particolare luce a questo abito.-
Poi anche l'ultimo vestifo fu svelato. Un vestito più corto degli altri, bianco sporco. Non era certamente il mio preferito e neanche le due donne si soffermarono più di tanto nel presentarmelo.
Mi alzai in piedi, titubante, e mi avvicinai a quelle meraviglie.
Il primo era più scuro e sensuale, il secondo più dolce e aggraziato. Erano belli entrambi. Mi facevano emozionare.
Improvvisamente nella mia testa balenò l'immagine di quel bastardo per cui avevo perso la testa tre anni prima. Sentii le sue labbra sul collo e sussurarmi quanto gli sarebbe piaciuto strapparmi di dosso quei vestiti eleganti e succhiare via le mie mutande.
Feci qualche passo indietro, stavo letteralmente bruciando in faccia. Una delle due donne mi portò dell'acqua. -Tutto bene signorina?-
Ne bevvi un sorso, annuendo. -Scelgo quello scuro.-
Le due squittirono, contente. Tirarono fuori un sandalo argentato e una piccola pochette dello stesso colore.
Fui portata nell'area trucco e parrucco e i miei capelli vennero raccolti in un'elegante coda bassa, acconciata con boccoli lenti e una spilla tempestata di diamanti.

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