Come stai

1.9K 77 1
                                    

-Bene. Che facciamo adesso?- Sospirò, poi, Freia, gettandosi a gambe aperte sul divano. Io mi sedetti accanto a lei e Megan ci raggiunse, muovendo i fianchi come due fruste da cucina. Faceva sembrare tutto una sfilata di moda. -Io non mi spiego il perché tu sia sempre fra le palle.-
"Ci risiamo", pensai. -Megan, non è che a noi fa molto piacere trovarci in questa situazione. Anzi, ne faremmo a meno molto volentieri.-
Lei sventolò le sue dita smaltate di bianco davanti alle nostre facce. -Sì, ma perché voi.-
-Perché il tuo futuro marito è innamorato di lei, zucca vuota.- Asserì Freia, facendo spallucce. Io strabuzzai gli occhi e le lanciai un'occhiata truce. -Sta scherzando!- La rimbeccai subito.
Megan gonfiò come un pallone e imprecò. -Cristo! Lo sapevo! Ci sei rifinita a letto!- Le vene del suo collo erano molto simili ad affluenti di un fiume in piena. Misi le mani avanti. -No, calma. Calma! Non abbiamo fatto proprio nulla e lui non è decisamente innamorato di me. E poi sposerà te!-
Megan scosse la testa. -Sempre la stessa storia di tre anni fa.-
-Tre anni fa non ti aveva messo un anello al dito e non ti aveva promesso di stare insieme per sempre.- Si intromise Freia, sbuffando.
Megan iniziò ad annuire. -Esatto! Per questo è peggio. Sarò sua moglie.- Poi si rivolse a me. -Sarò sua moglie, capito? Vuoi diventare la sua amante? Fai pure. Sempre l'amante resterai.-
Deglutii con forza. Anche se era una stronza, aveva ragione. Quel piccolo episodio nella discoteca, in cui lui aveva "accidentalmente" infilato le sue dita dentro di me, era stato un errore madornale. Mi aveva fatto credere che provasse ancora qualcosa per me, o meglio non "ancora", ma che provasse qualcosa. Invece dovevo venire a patti con la realtà. Lui si sarebbe sposato, avrebbe fatto figli e mi avrebbe accantonata come tre anni prima.
Freia rimase in silenzio e quel silenzio mi confermò che la mia teoria era giusta. Non sarei mai stata la fidanzata di Adrian, lui avrebbe sposato un'altra. Chi voleva vivere una vita da sottona? Non certo io.
-Hai ragione. Non mi avvicinerò mai più a lui.- Dissi a denti stretti. Megan rimase sbalordita, non aveva parole. La mia amica si morse la lingua. -Non mi è sembrato che Adrian stesse per conto suo ad aspettare che tu gliela sbattessi in faccia, Mela. A me è parso lui quello preso da morire da te.- Disse, ad un tratto, la mia amica, muovendo le gambe nervose.
Megan distolse lo sguardo. -Lo fa con tutte.-
La guardai, provava dolore. Era innamorata di lui seriamente o c'era altro sotto?
-Lo so.- Controbattei.

Qualche ora più tardi tutti rientrarono nel soggiorno, Adrian si era sbottonato la camicia e Patrick aveva i capelli tutti arruffati. Doveva essere stata una riunione difficile. James si buttò sul divano accanto a noi e mi sorrise. Io lo guardai, desiderosa di sapere cosa avessero deciso per la nostra sorte. Adrian era andato verso la cucina, sentii una macchina del caffè accendersi e subito dopo del puzzo di fumo di sigaretta. Sospirai. Avrei voluto raggiungerlo e chiedergli come stava, ma non era il mio compito. La sua futura moglie avrebbe dovuto farlo. Ma Megan si stava limando le unghie, masticando una gomma a bocca aperta. -Allora?- Li incalzò Freia, sgranchendosi le gambe. Jack tossicchiò. -Siamo nella merda.-
-Non dire così, coglione.- Si inserì Patrick, venendo verso di me. Mi chiese di alzarmi in piedi ed io lo feci, confusa. Lui si sedette al mio posto e poi mi fece segno di salire sulle sue gambe. Lo guardai accigliata. Lui sorrise. -Giuro che non mordo.-
Nessuno ci stava guardando, quindi non era un problema mettermi a sedere sulle sue gambe. Cosa c'era di male? Il divano era piccolo. Mi poggiai su di esse e lui mi rivolse un altro sorriso. -Il piano è nascondersi il maggior tempo possibile, finché non arrivano i rinforzi da Miami.-
Fui grata per quella spiegazione. Finalmente qualcuno voleva farci venire al corrente di quello che succedeva. -E poi abbiamo qualche alleato. Non dovrebbe essere un problema sterminare quei cattivi ragazzi.- Mi punzecchiò il naso con due dita. Mi scappò una risata e lo guardai. Poi, non seppi perché, istintivamente alzai la testa e spostai lo sguardo dietro di lui. Adrian era appena rientrato nella stanza, teneva il mozzicone di sigaretta tra indice e pollice, creando ampie nuvole di fumo puzzolenti. Le iridi scure si posarono su di me e vidi le sue narici inarcarsi. Aveva assunto un'espressione inquietante, simile a quella di un gladiatore pronto a uccidere nell'arena. -Se stiamo buoni buoni, nessuno ci farà del male. Torneremo agli appartamenti di Adrian e tutto si sistemerà.- Continuò Patrick.
-"Torneremo?"- Adrian alzò un sopracciglio, portando via dalla bocca il mozzicone. -Io ho già specificato chi potrà dormire da me. E tu non sei in quella lista.-
-Non sapevo che casa tua fosse diventata una discoteca.-
-Non sapevo che tu fossi un senza tetto.- Ribatté Adrian.
Freia trattenne una risata e cercò di mettersi composta sul divano. James, invece, non si fece molti problemi a ridere. -Ho afferrato il concetto, non mi vuoi a casa tua.-
-Esatto.-
Rabbrividii, improvvisamente le ginocchia di Patrick erano diventate così scomode e pungenti. Mi sentivo a disagio. Ma lui sembrò percepire la mia smania e pose le mani sui miei fianchi, sistemandomi sopra di lui. Mi irrigidii e i tendini del collo si tesero. Lui si accigliò. Con una falcata Adrian fu davanti a noi, mi prese per un braccio e mi mise in piedi, per poi spostarmi dietro di sé. Tutto fu così veloce e inaspettato che mi mancò l'aria. Megan si alzò in piedi a pugni chiusi, ma non si mosse. -Non vedi che la infastidisci?- Ringhiò, sentivo la puzza del fumo da quella distanza. Patrick affilò un sorriso stretto e lungo, guardò dietro Adrian e mi strizzò l'occhio. -Cosa cerchi di fare?- Sussurrò. Patrick stava palesemente provocando Adrian e quest'ultimo non era la persona più tranquilla e pacata che conoscessi. Il tatuato digrignò i denti e si avvicinò al suo viso. -No. Cosa stai cercando tu di fare.-
Lo svedese sollevò le spalle, scuotendole. -Sto cercando di rassicurare una povera ragazza capitata in una storia brutta, molto brutta.-
Aprii la bocca per parlare, ma Adrian fu più veloce. -Ah sì? E perché dovresti?-
-Ehm, pronto?! Perché mi piace e perché mi sta simpatica.-
Adrian piegò la testa di lato, lo stava guardando letteralmente in cagnesco. Se avesse potuto, gli avrebbe spappolato la testa sul muro in quel preciso istante. -E poi allontanati. Puzzi di sigaretta bruciata.-
Indietreggiai e Adrian si raddrizzò. -Tra un'ora ce ne andiamo e torniamo in centro. Gli ultimi che se ne vanno inseriscono l'allarme e posizionano le cimici.- Aveva cambiato tono di voce, come se fosse tornato normale. -Tu.- Si rivolse nuovamente a Patrick. -Verrai a dormire da me.-
I miei occhi uscirono fuori dalle loro orbite e per poco non mi strozzai con la saliva. Qualcuno trasalì nell'esatto momento in cui lui pronunciò quelle parole. Fino a cinque secondi prima gli aveva chiaramente detto di non mettere piede nei suoi appartamenti. Cosa gli era preso?
-Davvero? Per tenermi sotto controllo?- Scherzò Patrick, alzandosi in piedi.
Adrian non stava ridendo. -Esatto.-

Sotto un cielo pieno di noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora