Venire a patti

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Quanto era passato? Un'ora? Due ore? Qualche minuto? Fui prelevata dal divano e caricata sopra ad un fuoristrada enorme, non si preoccuparono nemmeno di nascondermi la testa con un sacco. A loro non interessava sapere che io venissi a conoscenza della strada e del posto in cui mi avrebbero portata. E sicuramente non era una cosa buona, significava che non si sarebbero aspettati che io sopravvivessi per raccontarlo. Arrivammo ad una casa in campagna e scendemmo in fretta, Madame ci aveva raggiunti con la sua Porsche. Mi gettarono sopra ad un altro divano, questa volta in un soggiorno ben illuminato. C'erano persino una tv e una console Nintendo. -Tic, tac. Il tempo vola e non ho ricevuto ancora la chiamata dai miei uomini. Temo che il tuo fidanzatino non sia abbastanza innamorato di te.- La donna mi si era avvicinata con il telefono in mano, fingendo di essere triste per me. Spostai la testa di lato, ignorandola. Me lo sarei aspettato da Adrian. Perché smuovere mezzo impero per una deficiente come me? Lui mi aveva detto di stare dentro e io, come una stupida, avevo deciso di andare a prendere una boccata d'aria. In un certo senso me lo meritavo, sarebbe stata la morte perfetta per una vita di merda. Poi il suo telefono squillò. Si allontanò in fretta e alcuni uomini si misero davanti a me, portavano armi di tutti i tipi. Era stato detto loro di farmi da guardia, anche se non sarei mai potuta scappare legata fino ai denti e nel bel mezzo del niente. -Tutto questo casino per questa?- Bofonchiò uno, fissandomi. L'altro accanto gli diede una spallata. -Dai, non è male invece. Una scopata veloce e via.- Se la risero. Li guardai schifata. -Ha un bel culo, gliel'ho guardato bene prima. A novanta sarebbe perfetta.- Scoppiarono in una fragorosa risata, dandosi spallate e vari "cinque". Mi morsi la lingua per non rispondere. Avrei soltanto peggiorato la situazione. -Chissà se riesce a soddisfare il signor Priest, visto tutte le donne che gli girano intorno. Forse la lega e la frusta per scordarsi che non ha tette.- Rise ancora.
-Io credo la usi per qualche scopata quando si annoia, non è certo un granché.- Uno di loro mi stava guardando con attenzione. -Cioè, senza offesa, non hai tette, hai poco culo, hai la faccia da angioletto. Non mi sai di porca...-
Presi un bel respiro. -Quando avrete finito le vostre osservazioni da luridi maiali schifosi che non siete altro, gradirei essere lasciata in pace. Tanto non scappo, teste di cazzo.-
Il più atletico mise un piede in avanti. -Non ti azzardare a rivolgerti così a noi, troia.-
La mia pazienza aveva un limite. Quei maschilisti misogini stavano consumando davvero le mie ultime forze, sarei esplosa a breve. Già essere l'oggetto di un rapimento mi aveva messa in una situazione abbastanza stressante, in più dovevano mettercisi anche questi bifolchi...
-Perché sennò cosa mi fai? Mi ammazzi? Ammasso di muscoli senza cervello.-
Lo schiaffo fu abbastanza inaspettato. La mano si fiondò sulla mia faccia con una incredibile velocità e potenza, facendomi piegare la testa in maniera poco naturale verso sinistra. Ricaddi con la testa contro lo schienale del divano. Poi fui sollevata dalla collottola e schiaffeggiata di nuovo, sempre sullo stesso lato, ma questa volta sentii anche il freddo metallo di un anello. L'uomo fu immediatamente allontanato da me, ma ormai era troppo tardi. Il naso mi stava sanguinando e la guancia bruciava da morire. Mi sarebbe rimasto il segno. Mi salì il pianto, che tentai di ricacciare indietro, ma fu più forte di me. Le lacrime solcarono le mie gote, fondendosi con le gocce di sangue che si stavano accumulando sulla faccia. -Sei impazzito? Madame ci uccide! Cosa hai fatto?!-
Uno di loro si accucciò davanti a me, cercando di togliermi il sangue da sotto il naso. Ma come risultato ottenne ancora più sangue, questa volta sparso tra sotto il naso e la bocca. Lo sentii imprecare con forza. -Cazzo! Cazzo! Cazzo!- Si alzò in piedi alla ricerca di un fazzoletto, lo trovò dentro ad un cassetto del mobile e si fiondò su di me. Ero ferma, immobile. Avevo paura potessero farmi ancora del male. Lo passò vicino alle narici e mi ritrassi di istinto, mugugnando dal dolore. Forse mi si era aperta una ferita oppure con la mano era riuscito a grattarmi via la pelle. -Se Madame se ne accorge, ci impicca a tutti e due. Stupido!- Continuava a dire, cercando di tamponare il sangue. Ma il naso non smetteva di colare e le lacrime che scendevano insieme copiosamente non aiutavano di certo. Si alzò per andare a prendere un altro fazzoletto, ma la porta si aprì di nuovo e Madame fece il suo ingresso. Aveva un enorme sorriso stampato in faccia, sembrava veramente soddisfatta. -Adrian ha tolto tutti i suoi uom...- Le parole non terminarono, le morirono in bocca. Mi stava fissando, con lo sguardo atterrito. Si portò una mano alle labbra e poi dette un'occhiata di fuoco ai suoi scagnozzi. I due implicati abbassarono la testa. -Cosa cazzo avete fatto?- Domandò, stranamente sotto voce. -Cosa cazzo avete fatto?!- Gridò più forte. Mi dovetti tappare le orecchie da quanto la sua voce era alta. Uno di loro si fece avanti, con il petto in fuori. -È scivolata e ha battuto la testa...su quel mobile.- Indicò proprio il mobile da cui il suo collega aveva preso i fazzoletti. Lo maledissi dentro di me. -E pensi che possa abboccare come una cretina? Chi credi che io sia?-
L'uomo iniziò a tremare. -Cosa è successo? Lo voglio sapere ora!-
La stanza piombò in un glaciale silenzio. Nessuno osò risponderle né fare la spia. Avrei tanto voluto urlare, ma le corde vocali erano come bloccate da un groppo alla gola. La zona delle labbra e del naso mi faceva ancora male e non avrei voluto provare qualcosa di simile ancora.
-Tutti zitti, eh? Bene, chiederò alla diretta interessata.-
Alzai di scatto la testa e cominciai a scuoterla. Non potevo dire come le cose erano andate, e se si fossero vendicati di me dopo? E se li avesse uccisi? Non me lo sarei mai perdonato. Non volevo avere la responsabilità di due vite sulla mia coscienza. -S-sono...c-caduta.- Balbettai vergognosamente. Lei inclinò la testa di lato. -Lo sai che il tuo innamorato ha fatto spostare i suoi carichi e i suoi uomini a nord, lasciandomi libero il passaggio? Lo sai, vero, che l'ha fatto per te? Se dovesse vederti in queste condizioni, senza sapere chi ti ha ridotta così...mi dichiarerebbe guerra e mi chiuderebbe di nuovo il passaggio.- Sospirò, era visibilmente irritata. -Senti, ho affari da mandare avanti. Milioni di dollari da far girare e fornitori da pagare. Non posso stare dietro ad una cazzata del genere, quindi...chi cazzo è stato?-
Mi morsi le labbra. -Sono caduta, ho detto.-
Lei chiuse un attimo gli occhi. Prese un bel respiro e buttò fuori l'aria. Stette un attimo a pensare, incrociando le braccia sul petto. -Bene. Allora lo dirai ad Adrian in persona.-
Sventolò la sua mano davanti alla mia faccia e si voltò verso i suoi uomini. -Uno, o più di uno, di voi rischierà grosso stasera.-
-Ci raggiungerà già stasera?-
-Sì, tesoro. Io sono una donna di parola. Quando non ottengo con le buone, ottengo con le cattive. E non sono nemmeno tanto cattiva, sai.- Mi strizzò l'occhio e fece cenno agli altri di seguirla. Lasciò di nuovo la stanza e mi lasciò da sola. Io, insieme ai miei mille pensieri e rimuginazioni. Se solo non fossi uscita...non mi sarei ritrovata in una specie di caveu per contrabbandieri di droga. E poi cosa intendeva lei con far retrocedere gli uomini di Adrian? Non si occupavano soltanto di giri di scommesse?

Sotto un cielo pieno di noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora