-Credi di sfuggirmi ancora?- Il mio capo si era avvicinato a me con fare esplicitamente sensuale. Lo guardai, sorpresa. -Ehm, Jack? Cosa stai facendo?- Vidi la sua mano accarezzarmi il fianco destro e il suo sorriso assottigliarsi, facendolo sembrare un pervertito. -Sto facendo il cascamorto con la mia fidanzata.- Rispose, alzando con l'altra mano la bottiglia di birra. Guardai con più attenzione i suoi occhi e vidi, in effetti, che non erano molto lucidi. Inoltre barcollava un po'. Mio padre lo faceva spesso, in passato, ma poi si accasciava sul divano e usciva in piena notte, pronto a perdersi tra i campi o lungo strade deserte. Scossi la testa, scacciando quei ricordi dolorosi e mi concentrai su di lui. -Hai bevuto troppa birra.-
Lui rise. -E quindi?-
-Non mi piace...questa situazione.-
Le sue labbra formarono una "U" al contrario e la sua fronte si corrucciò. Non mi parve molto contento della mia affermazione. -Non voglio spaventarti.- Disse con un singhiozzo finale.
Io indietreggiai comunque. -Dove sono finiti i tuoi amici?-
Rise ancora. -Un po' là, un po' lì. Chissà dove...il parcheggio è grande grande.- Portò la bottiglia in vetro alle labbra e diede un sorso. Imprecai dentro di me. Dovevamo andarcene, essere ubriachi in quei posti significava soltanto finire in una rissa. Allora mi avvicinai, prendendolo per una spalla. -Jack, chiama i tuoi amici e torna a casa. Io mi faccio portare da un taxi.- Lo scossi. Lui mise il broncio come i bambini piccoli. Non mi era bastato dover far finta di essere la sua ragazza, adesso dovevo pure fargli da babysitter o, peggio, da mamma. -Per favore, dammi retta. Se qualcuno ti trova in questo stato, non vedrà l'ora di attaccare briga.- Mi lamentai, guardandomi furtivamente intorno. Adrian non si era mai fatto vedere durante quella sera ed ero contenta, sentire di nuovo la sua voce mi avrebbe fatto ribollire il sangue nelle vene. -Sai che sei proprio bella?- Indugiò sulle lettere "L". Io sorrisi, ma a denti stretti. Stavo cercando di spingerlo il più lontano possibile dal mucchio di gente che stava ballando a ritmo di musica. -Sei anche mooolto intelligente. Gentile, educata...sei perfetta. Potrei davvero innamorarmi di te, se già non lo sono.- Scoppiò a ridere, poggiando le sue mani sui miei avambracci. La bottiglia di birra cadde per terra e si spaccò, tutto il liquido finì sulle mie e sulle sue scarpe. Alzai gli occhi al cielo, invocando qualsiasi cosa esistesse sopra di noi. -Jack, bellissime parole. Davvero.- Sospirai. -Ma dobbiamo andarcene. Ci parlerai domani con Adrian.-
Lui scosse la testa con veemenza. -Ci ho già parlato...quella testa di cazzo.- Batté il piede per terra ed io trasalii. -Ha sempre la parola pronta e...e...e io mi sento così strano quando c'è lui.-
-A chi lo dici.- Mi sfuggì.
Lui spalancò gli occhi e, improvvisamente, mi abbracciò. Mi strinse così forte da sollevarmi da terra. Trattenni il respiro e nei primi tre secondi rimasi immobile, poi iniziai a divincolarmi. Non volevo stare incollata ad una persona ubriaca che non sapeva nemmeno quello che stava dicendo. La soluzione migliore era rispedirlo nel suo letto e salvarlo da qualsiasi tipo di aggressione. Puntai le mani sul suo petto per scollarmelo di dosso, ma lui era incredibilmente saldo e robusto. -Jack, lasciami!-
Lui faceva di no con la testa, strusciandola contro il mio petto. -Amami davvero, Melahel. Sei perfetta per me.- Continuò.
Iniziai a farmi prendere dal panico, picchiando le gambe sulle sue. -Va bene, ma adesso mettimi giù! Sei ubriaco!--Ha detto di lasciarla.- Una mano grossa il triplo rispetto alla mia si avvolse attorno al bicipite di Jack, dividendolo letteralmente da me.
Con un tonfo toccai immediatamente terra e dovetti mettere un piede indietro per non cadere. Alzai subito la testa e soffiai fuori l'aria. Adesso sì che eravamo nei guai. -Ei, ei, ei! Stavamo giocando...è la mia ragazza.- Disse, con sorprendente lucidità Jack. Mi domandai se non avesse fatto finta per strofinarsi addosso a me.
Buttai giù la saliva e continuai a guardarli. -Non me ne fotte un cazzo. Se ti dice di lasciarla, tu la lasci.-
Jack sbuffò. -Non sei suo padre, stai calmo.-
Il dubbio che Jack avesse fatto finta di essere ubriaco divenne sempre più certo in me. -No, non sono suo padre per fortuna. Però posso spaccarti il setto nasale usando soltanto due dita, vuoi provare?-
Sgranai gli occhi, sorpresa. La salivazione si azzerò e le gambe mi cominciarono a tremare come grissini. Jack si avvicinò di più, sfiorando quasi il suo naso. Sarà stato più basso di lui di massimo cinque o sei centimetri. Entrambi erano ben piazzati. Soltanto che Adrian portava i capelli lunghi, spesso chiusi in una crocchia spettinata, ed era ricoperto di tatuaggi tetri, mentre Jack sembrava il classico uomo d'affari nel fiore dei suoi anni. -Adrian, stai superando il limite.- Il mio capo alzò una mano in aria.
Le mie pupille si spostarono su Adrian. Aveva il respiro accelerato e le narici aperte, non sembrava nemmeno lui. Somigliava più a un toro infuriato. Non lo capii, era una reazione fin troppo esagerata per il contesto.
Dietro di lui apparvero Tim e James. Il fratello si fece avanti, prendendolo per un braccio. -Non cominciare ancora. Sai cosa succede dopo e sai come ti senti. Lascia perdere.- Mi diede una veloce occhiata, abbassando la testa. -Non è così che la riavrai.- Sussurrò.
Sbattei più volte le palpebre e indietreggiai, mentre le labbra secche chiesero imploranti saliva. Adrian strattonò il fratello, furioso. -Vattene, James.- Ringhiò.
Jack scoppiò a ridere. -Ma è uno scherzo? Perché ho abbracciato la mia fidanzata, deve fare queste storie? Sei geloso perché sto con una ragazza più bella della tua?- Si girò verso i suoi amici, che nel frattempo lo avevano raggiunto. Tutti risero.
Tim si batté una mano sulla faccia ed io non stavo capendo più nulla. Quella situazione era così surreale e carica di tensione. Mi faceva stare male, volevo che tutto finisse in fretta. James riprese il fratello per il braccio, scuotendolo. -Riprenditi, porca puttana!-
Gli occhi di Adrian erano cambiati, erano diventati due pozze nere senza anima. Il suo petto faceva su e giù e le dita delle sue mani si aprivano e chiudevano in continuazione. Cosa lo stava portando a comportarsi in quel modo? Avrebbe attaccato? Non ci volevo pensare. Portava persino due anelli belli massicci, che avrebbero facilmente lacerato la pelle di qualunque persona. La tensione salì sempre di più e Jack non sembrava aver capito bene la gravità della situazione. -Che c'è? Non parli più? Hai investito due miliardi nella mia impresa, ma non pensare di essere un Re per me.-
Adrian annuì lentamente, alzando le mani in aria. Forse si era calmato. -Volevo soltanto farti capire che quando una donna ti chiede di lasciarla in pace, lo devi fare.- Pronunciò quelle parole con tutta la tranquillità del mondo. Però furono taglienti lo stesso. Il mio capo, infatti, scosse la sua testa. -Io faccio come mi pare con la mia donna. Se me la voglio scopare su questo piazzale, lo faccio. Non sono affari tuoi, anzi è persino una delle tue tante cazzo di segretarie.-
Ma cosa gli era preso a Jack quella sera? Come si permetteva di dire delle cose del genere? Forse l'alcool lo aveva davvero mandato fuori di testa. Poi avrebbe dovuto sapere quanto Adrian e la sua famiglia fossero pericolosi. -Ripeti, scusa.- Si limitò Adrian, facendo un passo avanti.
Jack non si tirò indietro.
Io corsi dai suoi amici. -Vi prego, ditegli di andarsene. Le cose si metteranno male per lui, vi prego!- Loro mi guardarono divertiti, senza nemmeno rispondermi. Per loro era come assistere ad uno spettacolo. Allora decisi di farmi avanti io, sgusciando accanto al mio capo.
Gli toccai il braccio. -Amore, basta dai. Voglio andare a casa tua.-
Lui mi scacciò via. -Sono cose da uomini, spostati.- La sua mano toccò la mia spalla con troppo vigore, così barcollai un bel po', prima di cadere sulle ginocchia per terra. Trattenni un'imprecazione, ma venni immediatamente rialzata da terra da Timothy, che mi tirò indietro prima che l'ammasso di persone mi schiacciasse.
Feci appena in tempo a vedere la mano chiusa a pugno di Adrian dirigersi contro lo stomaco di Jack. James alzò in aria il gomito e tirò a quello dietro di lui, gli uomini del mio capo si azzuffarono con gli uomini di Adrian. In tutto ciò rimanemmo io e Tim a guardare dall'esterno. -Come li fermiamo?- Ansimai, preoccupata. Lui incrociò le braccia sul petto. -Non li fermi. È impossibile. Dobbiamo lasciarli sfogare, Adrian è tutta la sera che non vede l'ora di fare a cazzotti con qualcuno.-
La mia testa scattò immediatamente verso di lui. -Perché?-
Tim si schiacciò gli occhiali contro la fronte. -Va a periodi. Stava bene fino a poco tempo fa.-
Mi morsi le labbra. Uno degli uomini di Jack finì a terra, mentre un calcio gli arrivò alle costole. Gridai, scattando all'indietro.
-Non dovevi ritornare nella sua vita.- Continuò lui. -Si è risvegliata quella rabbia che lo corrode da dentro, lo vedo.-
-Rabbia?-
Tim deglutì. -Sì. La rabbia di averti perduta.-
Strizzai gli occhi, un terribile groppo alla gola non mi permetteva di parlare bene. -Se stava così male perché non mi ha cercata?-
-Non è facile.-
Sbuffai. -E io che dovrei dire?! L'ho aspettato per un anno intero fuori dalla porta a piangere! Che fossero trenta gradi o meno cinque! Ho sperato che apparisse da un momento all'altro, che mi facesse capire che mi amava!- Non riuscii più a trattenere le lacrime, che scesero impietose lungo le gote. -E adesso vedo che non sa fare altro che prendere a pugni i fidanzati degli altri.-
Tim rimase in silenzio, guardando davanti a sé. Non mi diede nessuna risposta.
Mi asciugai le lacrime e aspettai che quella carneficina finisse.Jack finalmente si tirò fuori dalla rissa, toccandosi il labbro spaccato. Stava sorridendo. Era persino felice! Stupido che non sei altro. -Cosa cavolo ti è montato per la testa? Volevi essere ammazzato?- Mi misi in punta di piedi, cercando di guardare dietro di lui se Adrian stesse "bene". -No. Adesso mi racconti perché cazzo lui ti conosce.- Aveva sollevato la testa lentamente, guardandomi impietoso. Deglutii con forza, completamente presa contro piede. -Co-cosa? Di cosa stai parlando?-
Lui sbuffò. Gli era schizzato del sangue sulla camicia. -Dai, Melahel. È palese che ti abbia difeso in quel modo perché vi conoscete. Te lo scopavi?-
Sussultai. Quel maledetto verbo, lo odiavo. Sembrava sempre un'accusa, come se "scopare" fosse un reato. -No! Stai andando fuori strada.- Avevo la gola secca.
Adrian apparve dietro Jack improvvisamente, senza che io me ne rendessi conto.
Chiusi gli occhi per qualche secondo interminabile, mentre un forte mal di testa stava prendendo piede su di me. -So benissimo che non state insieme.- Iniziò, sputando per terra sangue misto a saliva. Mi vennero i conati di vomito. -Pensavate di prendere per il culo me? Adrian Priest?- Disse, con tono supponente. Non mi aveva rivolto neanche mezza occhiata.
Jack si voltò, con ancora quel mezzo sorrisetto divertito sulla faccia. Adrian odiava quel tipo di persone, lo facevano innervosire. -E tu pensi che non abbia capito che vi conoscete?-
Mi si gelò il sangue nelle vene. Ero il quella che era nel mezzo ad entrambi, a mentire da una parte e a mentire dall'altra. Finalmente Adrian mi guardò. Le iridi pietrificanti. Il mio corpo fu avvolto da una serie di brividi e i denti cominciarono a battere dalla paura. Sentii come una morsa allo stomaco e il petto irrigidirsi. Mi faceva male la pancia. -Non credi sia l'ora di spiegare qualcosa?-
Jack aveva parlato, rivolgendosi a me. Alzò un sopracciglio. Io mi strinsi nelle mie braccia, sperando di poter scomparire in quel modo. Ma la dura realtà era lì davanti a me, non faceva sconti a nessuno. A chi dovevo raccontare la verità? A chi dovevo mentire? Sapevo bene di dover confessare tutto, perché altrimenti nessuno dei due mi avrebbe creduta.
Feci un passo indietro ed inspirai un bel po' di aria. -Va bene! Ma sappiate che è anche colpa vostra.- Cominciai con voce tremante. -Io e Jack non stiamo davvero insieme. È una facciata per fare bella figura davanti ad alcuni clienti molto importanti. Lui ha chiesto a me di farlo. Lui mi paga.- Strinsi i pugni. La prima parte di verità era andata. Adesso toccava a quella più dolorosa e che io odiavo di più. -Poi...io e Adrian ci siamo conosciuti circa tre anni fa. Ho lavorato per la sua famiglia. Siamo andati a letto insieme un paio di volte...niente di che.- Aggiunsi le ultime parole con la stupida convinzione di far credere ad Adrian che non mi importasse niente di lui e di quello che avevamo condiviso. Ma il risultato furono soltanto due guance rosse dalla rabbia.
Jack si mise le mani tra i capelli e scoppiò a ridere, ma non era per niente divertito in realtà. Sembrava più esaurito. Adrian aveva aggrottato la fronte, non gli era forse tornato qualcosa di quello che avevo detto?
-Maledetta puttana!- Gridò il mio capo. Ecco che la sua natura da stronzo veniva fuori. Non compresi mai come Grace potesse essere attratta da un tipo del genere. Eppure negli ultimi giorni mi era parso persino carino. -Cosa?- Intervenne Adrian.
Jack sbuffò. -Puoi smetterla di far finta che ti interessi qualcosa di lei, altrimenti non mi avresti chiesto di licenziarla.-
L'aria mi si bloccò in gola. Tutto d'un tratto le mie ginocchia cominciarono a tremare. -Licenziare?- Mugugnai, mentre Adrian si era portato una mano dietro la nuca, imprecando. -Adrian...Adrian...- Sussurrai. -Adrian, guardami!- Gridai poi. Lui alzò gli occhi. -Perché licenziarmi?-
Lui serrò le labbra. Jack alzò le mani in aria. -Tu sei mia adesso.- Poi puntò l'indice contro Adrian. -Finché dovrà essere la mia fidanzata per finta, non dovrai nemmeno guardarla per sbaglio.-
Alzai un sopracciglio, sorpresa. -Io non sono tua.- Protestai debolmente, ma Adrian fu più deciso di me. Si avvicinò così tanto a Jack da sfiorarlo con la punta del naso. Potevo tagliare la tensione fra di loro con un coltello. -Io non prendo ordini da nessuno. Non lo facevo prima, figurati se inizio a farlo ora. Coglione.-
Il mio capo lo spinse via. -O questi accordi o va a finire male.-
Mi misi le mani tra i capelli. Non sapevo cosa fare. -Non la tratti come un oggetto. Chiaro? Non è una fottuta bambola.-
Mi sorpresi di come mi stesse difendendo, ma mi chiesi quale fosse la ragione sotto a quell'improvvisa voglia di far finta di tenere a me. -Ha accettato di essere la mia fidanzata per soldi. La pago e anche profumatamente. Quindi lei è con me.- Poi mi guardò. -Scusa per le parole che ho usato. Quando sono arrabbiato non penso a ciò che dico.- Allungò la mano destra.
Sentii il sapore amaro della bile in bocca. Adrian gliela schiaffeggiò. -Melahel, vieni via con me.-
Sgranai gli occhi e la bocca. Cosa aveva appena detto?
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Sotto un cielo pieno di noi
Storie d'amoreSEQUEL di "Sotto un cielo pieno di te" 🚨COMPLETA La storia prende vita 3 anni dopo gli eventi di "Sotto un cielo pieno di te". Le vite di Melahel e Adrian hanno preso due strade diverse, non si sono più visti né sentiti. Lei ha scelto la via più si...