Sotto un cielo pieno di noi

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UN ANNO DOPO
-Scusi, potrebbe farci una foto?- Domandò Adrian ad un turista a caso, mentre stavamo dando le spalle alla meravigliosa torre Eiffel. L'uomo fece di sì con la testa e prese il suo telefono con gioia. Feci per mettermi accanto ad Adrian, ma lui scosse la testa. -No. Tu mettiti davanti e io faccio finta di abbracciarti da dietro. Ma non voltarti o la foto viene da schifo.- Sollevai le braccia in aria e mi scusai con l'improvvisato fotografo per l'inconveniente. Così feci qualche passo avanti e mi misi in posa, tirando un sorriso imbarazzato sulla pelle leggermente abbronzata del mio viso. Improvvisamente sentii, attorno a me, gente sussultare ed altri gridolini incomprensibili. L'uomo davanti a me iniziò a sorridere senza fermarsi, tenendo il telefono puntato su di me. Non capii cosa stava succedendo, allora mi girai per vedere se ci fosse qualcosa di strano o se magari qualcuno fosse caduto da una bicicletta, o peggio ci fosse stato uno scippo. Ma non appena i miei occhi finirono su Adrian, il cuore mi salì in gola e la saliva si azzerò nella mia bocca. Lo trovai con un ginocchio per terra e l'altro sollevato e le due mani che tenevano stretta una bellissima scatolina verde scuro, in velluto, aperta davanti a me. Mi portai velocemente le mani alla bocca e strozzai un grido di sorpresa. Dentro alla scatolina c'era un bellissimo anello con un diamante a goccia, tempestato intorno di tanti piccoli diamanti scintillanti. Restai ferma immobile, non sapevo cosa fare. Non me l'aspettavo. Soprattutto non mi sarei mai aspettata che Adrian potesse fare una cosa così...mi salirono le lacrime agli occhi, mentre felicità e stupore si aggrovigliavano dentro al mio stomaco, ancora pieno dopo quella buonissima crêpe suzette che avevamo mangiato nemmeno dieci minuti prima. Lui storse il naso. -Che fai? Non vieni a prenderlo?-
Feci un piccolo salto sul posto e mi lanciai contro Adrian, che, nel frattempo, si stava alzando in piedi. Fu colpito dalla mia impetuosità e maldestramente riuscì ad abbracciarmi. Un coro di "oooh" si alzò da chi ci stava circondando ed io lasciai un lungo bacio sulle sue labbra carnose, chiudendo gli occhi e lasciando che le lacrime scendessero calde sulle mie guance. -Ti amo.- Sussurrai. Lui sorrise e ricambiò il mio bacio. Poi ci staccammo ed io, tremante, allungai la mia mano. L'anello calzò perfettamente il mio dito un po' paffutello e mi portai quello splendore al cuore, guardando verso il cielo. Mamma mi stava sicuramente guardando. Un rumorosissimo applauso ci pervase in un attimo ed io arrossii dall'imbarazzo, soltanto in quel momento mi resi conto di quante persone si erano avvicinate per assistere in prima persona alla sua proposta di matrimonio. -Accidenti.- Esclamò, poi, il tatuato. Lo guardai, confusa. -Cosa?-
-Non ti ho fatto la domanda.-
Scoppiai a ridere, osservando la folla scomparire e ritornare ai loro affari. -Falla adesso.-
Lui mi sfilò l'anello e si rimise in ginocchio. Quella volta nessuno si era avvicinato, solo il turista che ci aveva riconsegnato il telefono, congratulandosi con noi. Adrian si schiarì la voce e cercò di nascondere una risata. -Melahel, vuoi sposarmi?-
Aspettai qualche secondo prima di rispondere, nonostante la risposta fosse alquanto scontata. Poi allargai la bocca in un enorme sorriso e dissi di sì. Lui rimise l'anello alla mia mano e mi sollevò in braccio, facendomi volteggiare per aria. -Adrian!- Gridai, ridendo. Lui mi mise giù e poi mi fece segno di fare silenzio e di voltarmi a guardare in alto, verso la torre. -Tre, due...uno. Et voilà.- La torre si illuminò di rosso e alcune luci meno intense formarono un cuore proprio al centro. Sussultai. -Non è possibile.-
-Sì, invece. È per te.-
Quel cuore cominciò a pulsare e durò così per qualche secondo, poi la struttura ritornò a luccicare come ogni notte faceva. -Io...-Iniziai. -Io non so che dire...sono senza parole.-
-Avrei dovuto chiederti adesso di sposarmi, con il cuore pulsante dietro. Ma non ce la facevo più.- Mi prese per mano e mi avvicinò a sé. -Ho in mente un sacco di cose che potremo fare stanotte per festeggiare.-
Mi morsi le labbra, eccitata. -Mh...tipo?-
-Vedrai. Non ho scelto una suite con vasca idromassaggio in camera da letto a caso.-
Roteai gli occhi verso il cielo. -Pensi solo a quello.-
-No, perché tu a cosa stavi pensando? A leggere un libro?- Mi strizzò una natica e poi sorrise. Gli schiaffeggiai la mano e poi risi. -Maiale.-
-O, non sai quanto.- La sua acqua di colonia passò proprio sotto al mio naso, inebriando tutti i miei sensi, già abbastanza alterati per quello che era appena successo. Parigi era stata l'ultima tappa del nostro tour in giro per il mondo, prima di ritornare alla nostra vita a New York.

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