Arrivammo all'hotel super lussuoso dell'amico di Adrian. Nessuno ci accolse all'entrata, probabilmente aveva dato ordine di non farci incontrare anima viva per non rischiare di essere visti. Mi prese per mano e mi disse di fare in fretta, già sapeva dove andare. Si diresse dietro all'enorme bancone in legno chiaro, decorato con piccole tessere di mosaico oro e blu. Sembrava ritraessero un fiume in piena, che luccicava, cambiando colore, a seconda di come le luci riflettessero su di esso. Si abbassò sulle proprie gambe e prese qualcosa da sotto alla reception. Cercai di sbirciare, ma in meno di un secondo era già dritto davanti a me con una carta elettronica in mano e un meraviglioso sorriso stampato in faccia. -Bingo.-
Lo guardai, estremamente confusa, e lui non mi diede modo di chiedere spiegazioni, trascinandomi con sé. Quell'hotel pareva essere vuoto, non incontrammo seriamente uno straccio di persona. In effetti erano anche le cinque del mattino e non tutti potevano essere svegli a quell'ora. Ci dirigemmo ai quattro ascensori e Adrian chiamò uno di loro, inserendo la tessera nell'apposito dispositivo. -Dovremmo avere una suite.- Disse, sovrappensiero. L'ascensore arrivò ed entrammo dentro, fummo immediatamente avvolti da una canzoncina a metà tra il classico e il pop, abbastanza piacevole. La stanza si trovava all'ultimo piano.
Le porte si aprirono e non perdemmo tempo, percorrendo il corridoio. Inserì la carta nello scomparto di una porta enorme, a due ante, e questa scattò, spalancandosi. Un ben distinguibile odore di rosa e pesca ci frustò in pieno, lasciandomi in adorazione. Era buonissimo quel profumo. Davanti a noi c'era un salotto molto carino, con due divanetti e un tavolino in ferro battuto con sopra una lastra in vetro, sopra cui erano presenti due scatole di cioccolatini e un cesto di benvenuto con frutta fresca e fiori profumati. Sospirai, era veramente una stanza, anzi una suite, da sogno. Camminai, incerta, osservando la enorme tv incastonata nel muro e i due frigo-bar presenti nella stanza. Poi svoltai e, dietro ad una parete bianca, mi trovai finalmente nel reparto notte. Il letto era sicuramente una "king size", era davvero grande, molto di più dei letti matrimoniali standard. Sopra di esso si trovavano centinaia di petali rossi sparsi sulle coperte, che sembravano formare proprio un cuore. Antistante al letto era situato un baule bianco, finemente decorato con ricami d'oro e rossi. A fianco ad entrambi i lati del letto erano presenti, inoltre, degli antichi comodini, con due cassetti ciascuno e i cui pomelli erano stati scavati per formare due rose.
-Josè esagera sempre.- Sentenziò Adrian, sbuffando. Io mi strinsi nelle spalle. Josè doveva essere il suo amico, proprietario di quell'hotel di lusso. -Se vuoi farti una doccia o un bagno caldo, vai pure. Io devo fare qualche telefonata nel frattempo.- Disse, distratto, prendendo il cellulare dalla tasca. Aveva gettato a terra i nostri borsoni e poi aveva già iniziato a pensare a cosa avremmo fatto e a chi avrebbe dovuto chiamare. Era nervoso, anche se cercava di non farlo notare. La sua schiena era sempre in tensione, si poteva ben vedere da come ruotava in continuazione le spalle, piegando il collo da una parte e dall'altra. Decisi di non disturbarlo e presi l'intimo pulito dalla mia borsa e poi mi fiondai nel bagno. Era grande tanto quanto la camera da letto. Tutto era in marmo bianco, le venature variavano dal nero al marrone scuro. C'erano due lavandini e due specchi. In più una vasca, con le gambe in oro e la fattura "antica". Di quelle bianche ed eleganti, molto simile a quelle lussuose dell'ottocento. Mi osservai allo specchio, avvicinandomi. Avevo i capelli scompigliati e due enormi occhiaie viola. Facevo davvero paura. Inoltre il mio viso sembrava così scavato e dimagrito, non me n'ero mai resa conto. Sospirai, togliendomi i vestiti. Li lasciai scivolare a terra, spostandoli verso il muro. Aprii l'acqua fredda e poi, subito dopo, l'acqua calda. Mi guardai intorno per cercare del bagnoschiuma e trovai una scatolina in tessuto, dentro cui si trovavano saponette, shampoo, balsamo, bagnoschiuma di vari tipi e persino un taglia unghie, lamette, elastici per capelli e una piccola spazzola. Raccolsi il boccetto di sapone alla menta e rosa canina, riversandolo nell'acqua che stava sempre di più salendo dentro alla vasca. Mi sedetti sul bordo, guardando come le bolle crescessero e poi scoppiassero velocemente. Si stava formando una bella schiuma, già stavo assaporando quell'acqua tiepida sul mio corpo leggermente infreddolito e spaventato. Quando la vasca fu piena, girai le manopole in oro dal verso opposto e fermai il getto. Mi tolsi mutande e reggiseno, gettando anche quelli per terra. Infilai prima una gamba e poi l'altra, mentre i brividi avevano iniziato a percorrere tutto il mio corpo a partire dalla pianta del piede fino ad arrivare alla nuca. Mi era persino venuta la pelle d'oca. Quando fui sul punto di sedermi dentro, la porta dietro di me si aprì dolcemente, ma non me ne accorsi subito. Scivolai tra le braccia calde e morbide dell'acqua insaponata e allungai le gambe davanti a me, chiudendo gli occhi. Portai le braccia sotto e sospirai. Stavo davvero bene in quel momento e non volevo pensare a niente. Non volevo pensare a come avrei fatto dopo essere arrivata a Miami, cosa mi sarebbe aspettato. Sicuramente mi sarebbe piaciuto fare un salto nella mia vecchia casa, vedere com'era messa e chi l'aveva comprata, dopo che mio padre aveva deciso di trasferirsi. Poi forse Adrian mi avrebbe nascosta da qualche parte, fino a che William non avesse deciso di farmi fuori. Scossi la testa, il cuore aveva già ripreso a battere senza sosta, sintomo di ansia. Dovevo calmarmi. Mi carezzai le cosce bagnate, lasciandomi coccolare dalle piccole onde create dai miei movimenti nella vasca. Ero decisamente in paradiso, o almeno, in purgatorio.
Due mani ampie e leggermente callose si introdussero sott'acqua, strofinandosi contro la mia schiena. Sussultai, scattando con il collo più in alto. Ma Adrian mi rimise giù. -Shhh.-Sussurrò. Le sue dita percorsero il mio costato, arrivando ai fianchi. Si era piegato sulle ginocchia dietro di me, la sua testa era quasi all'altezza della mia nuca. Potevo sentire il suo respiro caldo contrastare con la mia pelle umida e fresca. Iniziò a massaggiarmi sotto al collo, vicino alle scapole. -Sei tesa.- Mormorò. Io annuii. Con i pollici fece dei cerchi sulla pelle, dando sempre più pressione per sciogliere quei nodi di tensione che mi portavo dietro. I suoi capelli ricaddero in avanti, sparpagliandosi sulla mia testa. Inspirai il suo profumo e il mio clitoride pulsò dolorosamente. Lo volevo già. Tirai su una gamba, cercando di stringere le cosce tra di loro. Non volevo iniziare a provare piacere proprio in quel momento. Ma la sua presenza era irrisistibile. -Non lo fare...- Mi rimproverò.
-Fa-fare cosa?-
Strinsi ancora di più. La sua mano destra passò dalla mia scapola a sotto l'ascella, proprio vicino a dove iniziava la rotondità del mio seno. Trattenni il fiato. -Non strofinare le cosce tra di loro per scacciare la voglia.-
Sembrava mi leggesse nel pensiero. Come faceva a saperlo? Forse per via di tutte le frequentazioni che aveva avuto? Aveva imparato a conoscere bene la donna. Fui invasa da un forte senso di rabbia, insensato, nei suoi confronti. Così mi scostai dal bordo della vasca e dalle sue mani. Lui rimase lì, confuso. -Che fai?-
Non potevo certo dirgli che mi ero appena ingelosita di una supposizione che avevo fatto nella mia testa. -Mi stavi dando...noia.-
-Bugiarda.- Aveva abbassato di un tono la voce. Mi morsi le labbra. Era sexy anche senza volerlo. -Che ne sai.-
-Voltati e dimmelo negli occhi.-
Mi girai di scatto con espressione furiosa, dimenticandomi di essere decisamente nuda e fuori dall'ombra della schiuma. I miei seni oscillarono in su e in giù, dopo quello scatto repentino. I suoi occhi scesero ben presto su di essi e imprecò ad alta voce. -E io che volevo essere romantico per una volta.- Non fece in tempo a dire quelle parole che, ancora completamente vestito, se non fosse che almeno le scarpe le aveva lasciate vicino alla porta, entrò dentro a dove mi trovavo, afferrando il mio volto con una mano e ficcando prepotentemente la lingua nella mia bocca. Mi tenni ai bordi della vasca per non scivolare sotto all'acqua e ricambiai quello scambio di saliva, dopo un attimo di incredulità. Poi le sue mani andarono sicure dirette sui miei due boccioli di rosa ben pronti e grugnì contro le mie labbra. Stuzzicò i miei seni, prima di avvolgerli pienamente con i suoi grandi palmi. Una stilettata di piacere avvolse il mio basso ventre, facendomi capire che voleva molto di più. Ma sapevo che eravamo soltanto all'inizio. -Togliti...la maglia.- Gracchiai, mentre le sue labbra succhiavano e baciavano il mio collo piegato. Lui sorrise, strappandosela letteralmente di dosso. Poi arrivò il turno dei suoi pantaloni che finirono per terra, insieme a tanta acqua e schiuma. Restò in mutande, che erano bianche e che lasciavano ben poco all'immaginazione. La sua erezione fuoriusciva dall'elastico in maniera prepotente, tanto da tingermi le guance di rosso. Perché mi imbarazzavo ancora? Lui capì e afferrò una mia mano, portandosela proprio in basso, facendole fare su e giù. -Toglimele.- Sussurrò al mio orecchio, prima di risucchiare il lobo. Mi morsi le labbra e buttai giù le sue mutande, liberando il suo pene. Mi disse di afferrarlo e così feci. Era caldo, bollente. -Stringi e divertiti.- La sua voce profonda scuoteva qualsiasi cosa in me. Così afferrai quel pezzo di carne e cominciai a muovere la mano in su e in giù, prima lentamente e poi sempre più velocemente, senza mai stringere troppo. Allora lui gettò la testa all'indietro e imprecò due o tre volte di seguito.
Mi mise due sue dita in bocca e mi intimò di succhiarle. Poi andò sotto all'acqua e cominciò a massaggiarmi grandi e piccole labbra. Le volevo dentro, così con il bacino mi mossi verso la sua mano e lui sgranò gli occhi. -Lo vuoi dentro?-
Annuii, afferrandomi una parte del labbro inferiore con i denti. Lo provocai. Sorrise in maniera felina e tolse bruscamente la mia mano dalla sua erezione. Mi abbracciò dalla schiena e, con un movimento da record, mi fece cambiare posizione. Adesso era lui seduto con la schiena contro il bordo della vasca ed io davanti a lui. Lo guardai, i miei occhi luccicavano di lussuria e lui lo sapeva. I suoi non erano da meno. Immerse una mano nell'acqua e poi se la portò ai capelli, tirandoseli indietro. -Adesso posso guardarti meglio.- Mi afferrò per i fianchi e mi spinse contro di sé, facendomi strusciare le grandi labbra sulla sua erezione. -Quando vuoi, ti scoperò a dovere.-
Ingoiai la saliva, che ormai stava riempiendo la mia bocca. Avevo l'acquolina, un po' come se fossi stata davanti ad una torta al cioccolato morbida e gustosa. -Scopami allora.- Sentenziai, senza battere ciglio.
Lui alzò un attimo le sopracciglia. Forse non si aspettava questa mia disinibizione. Ma io lo volevo e ormai non potevo più farci niente.
Quindi afferrò il pene in mano, tenendoselo dritto, e con l'altra mano condusse il mio bacino sopra di esso. Una volta quasi sopra, tolse la mano da lì e spostò, quindi, entrambe sui miei fianchi. Mi guardò dritto negli occhi e sollevò un lato delle sue labbra. Poi mi abbassò tutta di un colpo, penetrandomi con una sola spinta. Percepii ogni singola vena attraversarmi e poi la sua eccitazione riempirmi. Mi arressi alle sue ampie spalle e lui mi risollevò, per poi farmi risprofondare nuovamente. Gettai la testa all'indietro. Sentire la sua durezza mi faceva impazzire. -Continua te.- Mi ordinò. Lo guardai, non sapevo che fare. Allora lui mi prese per il collo e cominciò a stringere. I miei capezzoli si inturgidirono e il mio clitoride cominciò a pulsare continuamente. Mossi in avanti il bacino e poi indietro. Mentre mi teneva sempre "al collare" con il suo braccio, il mio bacino ondeggiava sempre di più. Entrava ed usciva, entrava ed usciva. Con la sua mano sinistra ricoprí completamente il mio seno sinistro, palpandolo e strizzandolo. -Così, così...sì...così.- Mormorava tra i denti. Le vene del suo collo si erano gonfiate e la sua erezione sembrava sempre più presente. Il piacere stava montando in me, sentivo l'orgasmo sempre più vicino, mentre il mio corpo si muoveva sinuoso, spostando l'acqua e cavalcando l'uomo più bello e sensuale del mondo. Tolse la mano dal mio collo e poi tolse l'altra dal mio seno. Si aggrappò ai lati della vasca da bagno e inarcò la schiena. -Togliti.-
Mi bloccai, confusa. Ma non feci in tempo a riflettere che si era già alzato in piedi. Uscì da lì e poi mi guardò. Si leccò le labbra ed io osservai il suo fisico scolpito nel marmo. In confronto sembravo una bambola di pezza. In un battibaleno mi afferrò dalle natiche e mi obbligò a salirgli in collo. Con le mie gambe lo abbracciai e, grazie a una sua esperta mossa, entrò nuovamente dentro di me. Sussultai nel sentirlo nuovamente parte del mio corpo, ma non potei elaborare bene la cosa che iniziò a muovermi in avanti e indietro, usando le mie natiche come appiglio. Incrociai le mani dietro al suo collo e mi lasciai trasportare, i seni ondeggiavano al rumore della nostra pelle umida che si scontrava continuamente. Camminò verso il muro e mi fece poggiare la schiena. Lì iniziò a spingere sempre di più e sempre più in fretta. Le sue labbra si chiusero, poi, su uno dei miei capezzoli, succhiando come se fosse stato un bambino. Infilai le mani tra i suoi capelli leggermente bagnati e gridai dal piacere. Gridai il suo nome e lui fu compiaciuto da quello. -Urlalo ancora.- Pose la bocca sopra la mia e mi indusse a dirlo. -Quanto cazzo mi arrapi, Mela.- Spinse altre due volte finché non venne anche lui. Percepii il suo liquido caldo inondarmi da dentro e le pareti del suo pene pulsare nel mio stretto canale. Avevamo entrambi il fiatone, stavamo sudando ed eravamo al settimo cielo. Pensai un attimo "per fortuna non ho mai smesso la pillola". Poi le sue labbra mi cercarono ancora, ma per baciarmi. Mi fece scendere dolcemente a terra, mentre io cercavo di trattenere dentro quello che potevo del suo liquido. -Devo fare pipì.- Esclamai, imbarazzata. Lui mi lasciò un bacio sulla fronte. -Ti amo.- Poi mi guardò ancora. -Faccio una doccia. Tu fai pipì e poi raggiungimi.- Prese un asciugamano per pulirsi in basso e poi aprì l'acqua della doccia. Non ero ancora abituata a tutto quello...e soprattutto a quelle famose paroline. Non si aspettava che gliele dicessi pure io?
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Sotto un cielo pieno di noi
RomanceSEQUEL di "Sotto un cielo pieno di te" 🚨COMPLETA La storia prende vita 3 anni dopo gli eventi di "Sotto un cielo pieno di te". Le vite di Melahel e Adrian hanno preso due strade diverse, non si sono più visti né sentiti. Lei ha scelto la via più si...