Nuove consapevolezze

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-Mi stavi cercando per caso?- La voce roca e sottotono di Adrian mi fece rabbrividire. -Togli quelle mani del cazzo da lei, intanto.- Si avvicinò a me, prendendomi da sotto l'avambraccio e mi fece alzare. Andai al suo fianco e l'uomo davanti a ma accennò ad un sorriso, poggiando la schiena al divanetto. Poi fece ad Adrian segno di sedersi. Lui mi guardò ed io cercai di fargli capire che non ero d'accordo, ma come sempre Adrian fece di testa sua. -Bastian.-
L'uomo chinò la testa di lato. -Adrian.-
-Cosa vuoi?-
-So che tuo padre ti sta cercando.-
Adrian rimase in silenzio.
-Tranquillo, non dirò che siete qui. Se solo tu mi potessi fare un favore...-
Il tatuato roteò gli occhi verso il cielo. Ebbi l'impressione che i due si conoscessero molto bene. -Dimmi, allora.-
-Vorrei lei.- Il suo indice si alzò, tremolante e macchiato di giallo, forse per le troppe sigarette strette tra le dita negli anni, verso di me. Io trasalii e indietreggiai. Perché voleva me?
-Nemmeno per scherzo, Bastian.- Stava iniziando a innervosirsi. -Cosa vuoi davvero?-
L'altro accavallò una gamba, sorseggiando il suo drink con lo spicchio di limone. -Non sto scherzando. Ho bisogno di inserire tra le mie Sottomesse qualcuno di nuovo, di giovane.-
Adrian strinse il bracciolo del divanetto così forte da sgualcire quella finta pelle. Le vene del suo collo si gonfiarono e le sue guance divennero rosse dalla rabbia. -Non azzardarti nemmeno a guardarla.- Aveva abbassato ancora di più il tono. -Dylan non ti aveva detto di smettere? Lui è felice con Arya e ha lasciato quel mondo marcio. Se viene a sapere che fai sempre parte della setta...ti uccide con le sue mani.-
Lui sbuffò. -Gli O'Brien sono deboli ormai. Non me ne fotte un cazzo né di lui né della setta. Gestisco i miei affari da solo ormai.-
Adrian ridacchiò. -E Dylan lo sa? Sei più stato all'All Black?-
Bastian ebbe un momento di esitazione e ciò mi fece capire che non era del tutto uscito da quel giro strano a Miami. Sapevo che tempo prima fosse esistita una setta di Dominatori e Sottomesse, ma che fosse stata sciolta dal capo stesso, dopo che si era innamorato di una sua Sottomessa, allontanandosi da quel mondo infame. -Adrian, stai facendo troppe domande. O mi dai lei o contatto tuo padre. Non è stato molto furbo presentarsi in un locale famoso.-
Adrian scattò in piedi e con due falcate fu davanti a lui. -Attento a come parli, coglione. Forse ti sei dimenticato la fine che ho fatto fare a tuo cugino.- Le sue labbra si ridussero ad una linea sottile e la sua fronte si riempì di rughe. Bastian cambiò, per un attimo, espressione, sembrando quasi spaventato. -Ma cosa te ne frega di una puttana qualunque? Non hai Megan a casa ad aspettarti?-
Il mio cuore fece un tuffo e il senso di colpa prese il sopravvento su di me. Non potevo farci nulla, mi sentivo al pari di un sacco dell'immondizia.
-Ti ho detto di badare alle parole. Vuoi essere sgozzato in pubblico? Non ti piacerà.-
Quella minaccia mi fece trasalire. Indietreggiai spontaneamente, come a volermi dissociare da quello che stava succedendo. In effetti era stata una pessima idea andare in quel locale e soprattutto ero stata una cretina ad usare il mio vero nome, visto che non se ne sentivano di molte in giro chiamarsi come me. -Adrian, Adrian...Adrian. Non hai paura che avvisi tuo padre? Da quello che so anche lui vuole lei.- Lanciò un'occhiata verso di me ed io fui avvolta dal disgusto. Il tatuato afferrò la mascella del biondo e lo attirò a sé con forza. La pelle si stava arrossendo tutto intorno alla stretta. Trattenni il respiro per l'ansia, mentre il cuore palpitava dentro alla mia cassa toracica. -Lei non l'avrà nessuno, se non io. Chiaro?-
Strinse ancora più forte e Bastian provò a liberarsi, invano. -Chiaro?-
Lui annuì con difficoltà, così Adrian lo lasciò andare. L'altro barcollò fino a cadere con il sedere sul divano. Rimasi senza parole nel vedere quei segni sul suo viso, usciva persino del sangue. Osservai le mani del mio protettore e notai delle tracce rosse proprio vicino ai suoi anelli. Quegli aggeggi di ferro avevano tagliato la pelle di Bastian. Mi venne la pelle d'oca e osservai Adrian ripulirsi il sangue dalle dita. -Questo è un avvertimento. Devi avere paura di me, non di mio padre.- Sottolineò, alzando la testa verso il malcapitato. -Nessuno mi manca di rispetto e nessuno manca di rispetto alla mia ragazza.-
Ingoiai il nodo alla gola che si era formato e la mia testa schizzò verso quella di Adrian. Mi aveva appena definita la sua ragazza davanti a una persona che non fossi io. La "me" interna cominciò a saltellare e urlare dalla gioia, lanciando coriandoli e stringendo palloncini a cuore. Tuttavia quella brutta sensazione dietro l'angolo era sempre presente. La paura che non stessi facendo la cosa giusta, il fatto di essere innamorata di un criminale. Quel gesto così violento di quella sera non mi bastava a farmi desistere? Ma poi Adrian aveva parlato ed io mi ero sciolta come neve al sole. Le ginocchia ancora mi tremavano come budini. -Sei così patetico. Ti sei ridotto a fare il cagnolino di una ragazzetta di città. I Priest, una volta, avevano un certo onore.-
-O, Bastian. Forse ti brucia il fatto che l'unica ragazza che tu abbia mai amato, si sia innamorata di me?-
Mi tappai la bocca spalancata con la mano, senza riuscire a credere alle mie orecchie. Bastian si alzò di scatto, la faccia infuocata. -Beth non ti ha mai amato!-
Il tatuato si fece sfuggire una risata sprezzante. -Ah, no? E quelle lettere d'amore lasciate nella cassetta della posta firmate con "la tua Beth" cos'erano? Tasse da pagare?-
Il biondo si portò le mani ai capelli, mimando il gesto di strapparseli. Io mi feci più vicina ad Adrian, sfiorando con la spalla il suo braccio. Era caldissimo, quasi una stufa. Io stavo morendo di freddo invece.
-Schifoso bastardo!-
La sua mossa fu talmente veloce che né io né Adrian ci potemmo rendere conto in tempo di quello che stava succedendo. Sentii qualcosa di appuntito trapassare la mia spalla, in un punto vicino alla parte alta del mio seno, ma sperai lontana dal cuore. Inizialmente distinsi proprio il rumore dei miei tendini, della pelle e dei muscoli tranciati e una stilettata di dolore intensa, talmente tanto da farmi cadere sulle ginocchia. Poi il dolore passò e la vista cominciò ad offuscarsi. Ero sotto shock?
Percepii le mani di Adrian avvolgermi ed evitarmi di picchiare la testa per terra. Per fortuna non persi mai conoscenza. Riuscii a riaprire gli occhi, la testa mi girava e notai un coltello abbastanza lungo e sottile conficcato sotto alla clavicola. Mi voltai con la testa e vomitai.
Fui sollevata da terra, ma non seppi quanto tempo fosse passato. Fui, poi, montata su un'auto e riuscii a distinguere ogni dosso, ogni buca e ogni sassolino preso dalle gomme della macchina. I sobbalzi mi facevano ben ricordare che avessi un oggetto appuntito conficcato nella mia pelle. -Cazzo, cazzo, cazzo. Merda! Merda!- Continuava ad urlare Adrian. Io ero talmente fuori fase che mi chiesi ad un certo punto perché stesse imprecando così tanto. Forse alternavo momenti in cui ero lucida a momenti in cui svenivo. Sentivo il sangue caldo colare sul mio top, per poi insidiarsi nelle pieghe della pancia.

Sotto un cielo pieno di noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora