Brutte notizie

1.8K 84 1
                                    

-Guardate in che condizioni è conciata! Adrian? La vedi? Ha un fottuto labbro aperto! Ci vogliono i punti di sutura qui...- Borbottò Freia, guardandomi con gli occhi fuori dalle orbite. Io scossi la testa. -Sto bene. Mi brucia soltanto un po'.-
Lei sbuffò. -Sei proprio cretina.- Poi si raddrizzò e, con passo deciso, si avvicinò ad Adrian, che stava fumando in piedi, dandoci le spalle, mentre guardava chissà cosa alla finestra. -Mi ascolti? L'hai vista? Ei? Terra chiama stronzo!-
Lui dilatò le scapole, aspirando dal mozzicone in mano. -Che cazzo c'è.-
La faccia di Freia divenne una maschera dell'orrore, se fossimo state in un film fantasy o fantascientifico probabilmente le sarebbero spuntate corna, artigli, fauci e coda. Lo avrebbe sicuramente attaccato e mangiato vivo. -Brutto deficiente ti faccio saltare i denti in aria!- Elèna intervenne poco prima che Freia potesse sganciare un manrovescio sulla faccia di Adrian. L'abbracciò da dietro e la alzò da terra, allontanandola da lì. Le guardai, curiosa. Sembrava ci fosse del tenero tra quelle due. Avrei dovuto indagare. Freia, nel frattempo, stava continuando a dire parolacce su parolacce, era instancabile. Patrick mi si mise di fronte, per poi chinarsi sulle sue ginocchia per far sì che la mia faccia fosse al suo pari. Mi sorrise. Un autentico sorriso perfetto. Sembrava proprio un angelo, come quelli che di solito ci venivano descritti da piccoli: biondini con occhi chiari e faccia pulita. Come se gli angeli fossero davvero così...
-Ti aiuto io con quella. Ho fatto il paramedico per qualche anno in Svezia.-
Sgranai gli occhi. -Davvero?-
Lui annuì. -Volevo diventare infermiere, in realtà.-
Deglutii, sembrava si fosse rattristito. -E perché non l'hai fatto?-
Lui sorrise ancora. -La mia famiglia aveva altri progetti per me. Sicuramente lavorare negli ospedali o a domicilio non era tra i loro piani per il mio futuro.-
Corrucciai la fronte. -Ah e contrabbandare droga o dirigere giri di scommesse è nobile?-
Lui sghignazzò. -Loro facevano questo, lo fanno tutt'ora e io faccio l'imprenditore, diciamo.-
Annuii. -Allora "imprenditore" prenditi cura di me.-
Lui sembrò sorpreso. Le sue sopracciglia si erano leggermente inarcate e le sue labbra aperte. -Certo, non vedo l'ora.-
Si alzò per andare a prendere la cassetta del pronto soccorso, scomparendo dentro la cucina. Vidi Adrian scostarsi dalla finestra e venire nella mia direzione. Mi asciugai i palmi delle mani sudati alle cosce.
-"Prenditi cura di me?"-
Lo guardai, impassibile. -Sì. Qualcuno deve pur farlo, anche se sono brava a farlo anche da sola.-
Notai come quelle parole lo avessero irritato, ma non poteva fare una sceneggiata davanti a tutti. -Non scherzare con il fuoco.- Disse a denti stretti.
Puntai i talloni per terra. -No. Tu non scherzare con il fuoco, futuro maritino.-
Si morse le labbra inferiori con forza. -Patrick non sa quello che fa.-
Sbuffai. -Lo saprai tu.-
Mi rivolse un ghigno poco amichevole e io feci altrettanto. Patrick stava già tornando con tutto l'occorrente, così Adrian si scostò leggermente indietro. -Fai piano con lei.- Mormorò il tatuato. Lo svedese gli lanciò una lunga occhiata come per dire "con chi credi di avere a che fare?". Io li guardai, c'era una strana tensione là in mezzo. Poi la voce irritante di Megan rimbombò nella stanza, facendo imprecare Elèna. -Ma cos'è tutto 'sto macello? Sto provando a riposarmi da un'ora e non ci riesco!- Stava indossando una camicia da notte talmente corta da poter intravedere l'elastico delle mutande ogni qualvolta alzasse le braccia. Ai piedi portava un paio di pantofole rosa, un po' usurate direi. -Tu? Non ti avevano rapita? Che strazio, pensavo rimanessi là ancora qualche giorno.-
Freia provò a sfuggire alle grinfie della sorella Priest, perché avrebbe tanto voluto picchiare Megan. Ma Elèna era più forte e allenata ed era in grado di tenerla a bada. -Megan, certi discorsi tieniteli per te.- Intervenne Adrian, con voce cupa. Aveva incrociato le braccia sul petto e stava guardando come Patrick stesse lavorando sulle mie labbra. Era attento ad ogni minimo movimento. Io restavo lì, seduta e con la bocca semi-aperta, aspettando di sentire male. Perché senza nessun tipo di anestetico avrei sentito sicuramente molto male. -O mio Dio! Ancora con questa storia...ma non sparisce mai lei...- Megan si buttò sul divano, fingendo di svenire.
-Perché non ti tappi quella cazzo di bocca?- Le rispose Freia, guardandola come se stesse osservando un mostro a tre teste. Megan sbadigliò. -Quando avete cucito le labbra a quella, qualcuno mi prepari un caffè.-
-Hai due gambe e due mani, fattelo da sola.- Questa volta aveva parlato James, teneva in mano il suo telefono. Megan non prese molto bene il fatto che tutti in quella stanza avrebbero fatto volentieri a meno di lei, così si sollevò velocemente in piedi. -Siete un branco di senza cervello. Vi sfugge il fatto che tra due giorni sarò letteralmente una Priest anche io? Ah, non ve lo ricordavate? Beh, ve lo ricordo io.- Ci passò davanti, per poi fermarsi accanto ad Adrian. Lo prese per un braccio e lo scosse, facendogli perdere l'equilibrio da una gamba. Lei approfittò del momento per prendergli la faccia tra le mani e stampargli un bacio sulle labbra. Lui sgranò gli occhi, ma non fece in tempo a mandarla via, che lei si era già allontanata. Sculettò fino alla cucina.
Il tatuato mi guardò immediatamente, ma io tenevo gli occhi bassi. Era molto più interessante guardare Patrick intingere della garza sterile con dell'alcool piuttosto che la faccia sgomenta di uno che aveva deciso di tirarsi la zappa sui piedi da solo. Poi capii quanto Patrick e Adrian fossero simili in realtà, entrambi costretti a fare qualcosa che a loro non piaceva per soddisfare i desideri di famiglie egoiste e senza cuore. Forse si odiavano proprio perché erano simili. Nonostante uno sembrasse il diavolo e l'altro l'acqua santa.
-Adesso sentirai un po' di bruciore, ma non muoverti. Ok?-
Annuii e presi un bel respiro. Gli feci capire di continuare e lui tamponò la garza sulla lacerazione. A cose normali avrei urlato dal dolore, ma dovevo tenere duro. Sembrava che mi stesse bucando con migliaia di spilli. Strinsi con forza i braccioli della sedia e pregai che facesse veloce.
Freia mi raggiunse, stringendomi le spalle. Alzai lo sguardo e vidi gli occhi tristi di Adrian guardare la mano di Patrick disinfettarmi la ferita. Ingoiai la saliva, una volta che ebbe finito. -Non c'è bisogno di nessun punto. Guarirà bene da sola. Naturalmente cerca di tenere pulita la zona e non fare cose strane.-
Sorrisi, ma la ferita mi pulsò. Istintivamente portai la mano alle labbra, ma Adrian me la fermò in tempo. -Così trasferisci i batteri lì.-
Lo guardai, sospirando. Perché era carino con me soltanto quando ero in pericolo?
Ma Patrick catturò la mia attenzione di nuovo. -Stai tranquilla, è un bel taglio, ma niente di profondo. Tra qualche settimana nemmeno si vedrà più. Non hai idea di quante ferite abbia curato in passato.- Rise, passando la sua mano tra i miei capelli. Era stato gentile e disponibile. Non ero abituata a uomini come lui, vista la mia esperienza con il sesso maschile.
-Adesso riposati.- Ecco l'ordine dal sergente Priest. Roteai gli occhi verso il cielo. -Ci vado quando sarò stanca.-
-Lo sei per forza.-
Era incredibile quanto fosse bravo a farmi innervosire. Voleva pure comandare la mia stanchezza.
-Adrian, se ha detto che non è stanca, lasciala in pace.- Elèna aveva parlato appena sotto voce. Il fratello la guardò, aveva le narici divaricate e i muscoli tesi. Ci diede le spalle e andò via, senza tornare.
Patrick mi concesse un mezzo sorriso. -È fatto così, non si può cambiare.- Alzò le spalle.
Io annuii. Lo sapevo bene che non poteva cambiare, soprattutto uno testardo come lui. Avrebbe fatto a pugni con se stesso, piuttosto che dire che aveva sbagliato.
Tuttavia a James squillò il telefono. Rispose subito e il suo linguaggio del corpo fece ben intendere che non erano buone notizie. Si era passato la mano fra i capelli, sembrava stremato. Annuiva in continuazione, per poi dire "no" le stesse volte. Riattaccò e imprecò ad alta voce.
Elèna, dopo aver sospirato, parlò. -Cosa c'è adesso?-
-Devo parlare con Adrian e non sarà contento.- Poi spostò i suoi occhi su di me, erano fiacchi e dispiaciuti. -James? James, cosa sta succedendo?- Mormorai.
-Devo prima parlare con Adrian.-

Sotto un cielo pieno di noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora