Un nuovo inizio

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Gli altri uscirono dalla stanza e James ci venne incontro. Sembrava non essersi reso conto nemmeno lui di cosa stava accadendo. -Tutto bene, Mela?-
Io lo guardai, con gli occhi di fuori. -Tu lo chiedi a me?- Sorrisi. -Sei tu che adesso comandi in casa Priest.-
Lui fece spallucce. -Me lo sentivo che prima o poi mi sarebbe toccato.- Poi ricambiò il mio sorriso. -E ora sta a me sposarmi.-
-Spero non Megan.- Scherzò Adrian. James gli diede una spallata. -L'ho già sopportata abbastanza per colpa tua.-
-E chi allora?-
Lui sbuffò. -Ho già detto agli Anziani che non ho intenzione di cercarla subito. Mi hanno dato un anno.-
Misi le mani sui fianchi. -E perché Adrian, invece, avrebbe dovuto sposarsi subito?-
James inarcò le sopracciglia. -Nostro padre, prima di morire, li aveva avvertiti su quanto fosse cambiato e il fatto che avrebbe portato, probabilmente, problemi. Sapevano chi eri.-
Sussultai a quella notizia. -Non mi avrebbero mai accettato, vero?-
Adrian scosse la testa e James appoggiò una mano sulla spalla del fratello. -No.-
Sospirai, annuendo. -E quindi, adesso, tutte le responsabilità sono in mano tua, eh James?- Cercai di smorzare un po' la tensione. Lui abbassò la testa. -Sì, ma a dire la verità...- Rialzò lo sguardo. -Avrei preferito anche io trovare la donna della mia vita e dichiararmi.- I suoi occhi mi guardarono talmente tanto intensamente da farmi venire i brividi. Anche Adrian si accorse di quella occhiata fin troppo lunga. -Devi dirci qualcosa?- Lo incalzò.
James tirò su con il naso. -Sono innamorato anche io di te, Melahel.-
Sentii Freia imprecare ed Elèna sussurrare che non avrebbe dovuto dirlo.
Le vene del collo di Adrian si gonfiarono, ma la sua espressione rimase imperturbabile. -Cosa vorresti dire?-
-Niente. Me la farò passare, ma dovevo dirtelo.-
Freia intervenne. -Lo avevamo capito un po' tutti, in realtà.-
Io distolsi lo sguardo. -Mi dispiace, io...- Lui mi interruppe. -Lo so che sei innamorata di mio fratello e che lo sei sempre stata. Non posso farci niente. Però non potevo restare con questo peso sullo stomaco.-
Adrian fece qualche passo indietro, scuotendo la testa. -E proprio ora dovevi, cazzo?-
Inspirai ed espirai. -Adrian, lascia stare. Va bene così.- Poi guardai James. -Ti ringrazio per essere stato così coraggioso. Ho sempre creduto che tu fossi una bellissima persona, anche se a volte un po' scorbutica e presuntuosa.- Risi. Lui ricambiò. -Mai quanto mio fratello.-
-O, su quello puoi esserne certo!- Sghignazzai.

-E quindi passeremo la nostra prima notte da fidanzati, senza il rischio che ci uccidano?- Bisbigliai all'orecchio di Adrian, che si era disteso accanto a me. Lui sollevò le labbra in un manifico sorriso e si rotolò dalla mia parte, reggendo la sua faccia con una mano. -Già.-
Posai le mie dita su quell'angolo di pelle nuda che spuntava dalla sua camicia. -Mi dispiace per James.-
Lui sbuffò. -Era palese fosse preso da te. Però sapeva che non c'era niente da fare.-
Io annuii. -Non voglio che soffra.-
-È innegabile che soffrirà.-
Tirai su con il naso. Lui si rese conto del mio cambio di umore e passò un braccio sotto alla mia schiena, sollevandomi leggermente per posizionarmi sopra di lui. I miei capelli scivolarono sulla sua faccia e ci mettemmo a ridere. -Non so cosa farei se tu non ci fossi.- Bisbigliò, facendo una smorfia divertita su quel viso perfetto. Io alzai gli occhi al cielo. -Chissà cosa faresti...- Lui spostò le dita sotto alle mie ascelle e iniziò a pizzicarmele, facendomi contorcere dalle risate miste a esasperazione. -Adrian! Basta!-
-Così impari a interrompere i miei pochi momenti romantici!- Sghignazzò. Io mi liberai e sollevai il busto, spostando le mie ginocchia vicino al suo busto. Ero seduta esattamente sulla sua erezione. Lo guardai, inclinando la testa. -Sento qualcosa...- Mi morsi le labbra e lui assottigliò le palpebre. -Piccola pervertita.-
-Ei, sei tu quello con l'erezione tra i due.- Incrociai le braccia sul petto. A lui scappò una risata. -Ah sì, eh? Quindi se io adesso ti prendessi le braccia e me le portassi al collo, non ti toccherebbe?-
Feci di no con la testa. -Neanche un po'.- Mentii. Ero una terribile bugiarda.
Allora lui si alzò di scatto e mi afferrò le braccia, che tenevo conserte. Le spalancò e mi costrinse ad abbracciarlo. Poi con le sue braccia, invece, mi strinse forte, fino a far aderire il mio basso ventre al suo. Iniziò a strusciarsi contro. Trattenni un mugolio. -Mh, profumi di cocco.-
-È...è...il bagnoschiuma.- A mala pena riuscivo a connettere quei pochi neuroni che erano rimasti vigili nel mio cervello. Condusse le sue grandi mani sui miei glutei, stringendoli e spostandomi il sedere più in avanti. Il mio clitoride sbatté contro la sua eccitazione e mi feci sfuggire un gridolino. -Ti sono proprio indifferente, sì.- Scherzò, ficcando subito la sua lingua dentro alla mia bocca. Ci baciammo come se fosse stata l'ultima volta, le nostre lingue si intrecciarono, mentre il suo bacino iniziò una estenuante danza contro il mio ventre, strusciando la sua erezione contro il mio di bacino. Le sue dita esperte risalirono in fretta sopra la mia schiena, fino a raggiungere i miei capelli lunghi. Se li attorcigliò attorno alla mano e tirò verso il basso, così che la mia gola fosse esposta. Cacciò fuori la sua lingua e me la passò lungo il collo, ansimando.
Iniziai a muovermi sotto i suoi dondolii e la mia pelle stava già sudando, sia per l'eccitazione che per il caldo. -Non ce la faccio ad aspettare i preliminari. Ti voglio già ora. Devo consacrare questa nuova vita insieme, subito.-
Drizzai la testa e mi fiondai sulle sue labbra umide. Lui allora, velocemente, mi fece distendere sotto di sé e si strappò, letteralmente, la sua camicia elegante. Toccai i suoi pettorali muscolosi, ricoperti di infiniti tatuaggi. -Bellissimo.- Sussurrai. Lui mi sfilò la maglietta e poi pantaloni e mutande. Poi fece lo stesso con i suoi vestiti e restammo entrambi nudi. Restò qualche secondo a fissarmi, finse di farmi una foto con le mani. Risi. -Che fai?-
-Scatto una foto mentale. Per non scordarmi questo momento.-
Non potevo credere che finalmente eravamo liberi da ogni guaio. Che fossimo entrambi consapevoli di voler stare insieme e di voler costruire qualcosa insieme, senza impedimenti. Dovetti pizzicarmi la pelle, perché sembrava un sogno. -Guarda, Adrian.- Avevo voltato la testa verso l'enorme finestra dietro di noi. -C'è la luna piena.-
-Ho sempre sognato di fare l'amore con te sotto un cielo pieno di stelle .- Commentò lui.
Sospirai. -Allora ci dovremo allontanare da New York, a mala pena vediamo la luna da qui.-
Lui annuì. -Anzi, mi basta farlo sotto a un cielo pieno di te.- Disse, con tono di voce roco.
Lo presi per il collo e lo indussi a baciarmi ancora. Avevo le lacrime agli occhi. Eravamo insieme, lui mi amava e io lo amavo.
Scese un attimo verso il basso, leccando la mia intimità, avvolgendo le grandi labbra e, poi, il clitoride con la sua lingua e la sua saliva calda. Prese in mano il suo pene e lentamente iniziò ad entrare, cominciai a sentire tutta la profondità di quella penetrazione. Non appena lo ebbe messo tutto, iniziò a muoversi sempre più velocemente e con più forza.
Chiusi le mie cosce attorno ai suoi fianchi e inarcai la schiena, cercando di sentire ancora di più. I suoi movimenti lenti e poi veloci mi facevano impazzire, ero già sull'orlo di un orgasmo. La sua mano destra, fredda come il marmo, si avventò sul mio seno destro e cominciò a strizzarlo e stimolarlo. Il tutto mentre i suoi fianchi affondavano dentro di me, a ritmo serrato. -Ancora!- Gridai. Lui emise un gemito e aumentò la velocità e le spinte. Mi sollevò la schiena con le sue mani e mi ritrovai faccia a faccia con lui. Mi sistemai per stare più comoda e iniziai io a muovermi. Lui piegò la testa all'indietro, strizzando gli occhi. -Dio, quanto ti amo...- Ansimò.
Portai la sua mano sul mio seno e continuai a cavalcarlo, i miei capelli si appiccicarono sulla mia schiena per il sudore, i suoi invece erano liberi e si muovevano al passo con le spinte. -Sto...sto per venire.- Sussurrai. La sua testa scattò in alto e le sue mani si spostarono dai miei seni al mio sedere, premendo ancora di più i miei fianchi contro i suoi. -Vieni.- Ordinò con voce bassa. Spingeva i miei glutei dentro la sua erezione, dando lui il ritmo. Mi aggrappai alle sue spalle, vicina al culmine. Mi morsi le labbra inferiori, fino a che un potentissimo picco di piacere non raggiunse l'apice, facendomi tremare dalla testa ai piedi. Immediatamente iniziai a sentire caldo tra le cosce, ero in estasi. -Sono venuto anche io.- Bisbigliò, sorridendo. Lo baciai intensamente, mordendogli quelle labbra perfette.
Ci buttammo sul letto, stremati e sudati. Lui cercò la mia mano per stringerla. Non era mai stato così premuroso con me, soprattutto dopo aver fatto sesso. -Devo pulirmi dalla tua...dalla tua ehm...quello insomma.- Gracchiai. Lui mi guardò e annuì. -Aspettami qui.- Si alzò in piedi, un po' stordito, e, nudo, andò verso il bagno. Tornò subito dopo con un asciugamano bagnato e qualche salvietta. -Tieni.-
-Grazie.- Mi pulii e lui restò a fissarmi. Andai in bagno, buttai l'asciugamano nella cesta dei panni sporchi e mi detti una lavata, poi feci pipì. Era importante per cercare di evitare quella fastidiosissima cistite. Tornai verso il letto e Adrian mi catturò a sé. Persi l'equilibrio e caddi sopra di lui. Mi tolse i capelli dalla faccia e mi lasciò un casto bacio sulla fronte. -Che ne dici di sposarci?-
Alzai un sopracciglio, pensavo di aver sentito male. -Disse colui che aveva appena divorziato.- La presi sul ridere, ma ben presto mi accorsi di quanto fosse serio. Mi schiarii la voce. -Dici davvero?-
-Sì.-
-Ma tu sei tutto matto.-
Lui fece spallucce. -Perché no?-
Feci finta di pensarci su. -Forse perché per noi inizia da oggi la nostra relazione? E se non andasse bene?-
Lui scosse la testa. -Siamo destinati a stare insieme io e te, sono certo di questo.-
Sbuffai. -Ma parliamo di matrimonio...-
-Mi ami?- Mi incalzò.
Io annuii. -Certo! Mi sembra di avertelo dimostrato.-
-E allora? Sposiamoci!- I suoi occhi erano luminosi.
-Adrian, stai correndo troppo...ancora dobbiamo abituarci all'idea che è tutto cambiato.-
Il tatuato alzò gli occhi al cielo. -Allora facciamo il giro del mondo e, se quando sará finito sarai sempre innamorata di me, ci sposiamo.-
Sorrisi. -Ma che ti sei fumato?-
-Sì! Trecentosessantacinque giorni e giriamo il mondo. Quando saremo tornati, mi dovrai sposare.-
Sollevai entrambe le sopracciglia, presa alla sprovvista da quelle parole deliranti. -Uhm...io come faccio con il lavoro?-
-Non lavoravi per me?- Sollevò un angolo delle sue labbra. Sbuffai, era vero.
-E quindi viaggeremo per un anno intero?-
Lui sollevò il busto e mi guardò da vicino. -Ti porto a vedere il miglior cielo stellato che tu possa soltanto immaginare. E nel frattempo ti scoperò per bene.- Mi afferrò dalla vita e mi spostò accanto a sé. -Tu sei tutto pazzo!- Risi. -Sì, ma mi sposerai poi?-
Mi morsi l'interno delle guance, nervosa. La proposta non era affatto male, ma stare un anno fuori? Ero pronta? Ma alla fine cosa mi sarebbe cambiato? Non avevo una famiglia a cui chiedere, anzi non avevo proprio nessuno. -Va bene.-
Lui sorrise, era estasiato dall'idea. -Speravo mi dicessi così, perché tra due giorni abbiamo il nostro primo volo.-
Strabuzzai gli occhi. -Cosa? E per dove?-
-Roma.- Rispose, secco.
Saltai, letteralmente, sul letto. Scossi la testa, con le mani fra i capelli. -Come? Quando?- Ansimai. -Quando hai prenotato?-
-Nel viaggio di ritorno dall'assemblea con gli Anziani.-
Non poteva essere vero. Le mie orecchie mi stavano fregando. -E come facevi a sapere che avrei accettato?-
-Ci speravo.- Fece spallucce.
-Allora sapevi anche che non ti avrei detto "sì" al matrimonio subito.-
Lui si sistemò il lenzuolo sui fianchi. -O, ne ero certo. Ormai ti conosco. Testarda e razionale.- Mi diede un buffo sul naso. -Proprio il mio tipo.-
Sghignazzai, divertita. -Il mio tipo invece era un bravo ragazzo, lontano dal crimine e dai cartelli della droga. Ma cosa ci vuoi fare? Ad ognuno il suo.- Scherzai. Lui fletté il suo braccio verso di me ed io mi avvicinai a lui. -Sicura di non volermi sposare subito?-
-Piantala.-
Scoppiò a ridere. -Chi se lo sarebbe mai aspettato a quella festa tre anni fa. Io qui ad implorarti di diventare mia moglie e tu, nuda, tra le mie grinfie.-
Mi sfuggì un risolino. -Già. E pensare quanto ci odiavamo.-
Lui fece di no con la testa. -Non ti ho mai odiata. Ti ho sempre invidiata per la tua forza, poi ho iniziato a sentire anche altro, anche se cercavo di nasconderlo.- Sospirò. -Ti confesso che quando scopavo le altre, per riuscire a venire mi immaginavo la tua faccia.-
Buttai giù un nodo alla gola. -Davvero?-
Lui annuì. -Poi ho scoperto l'astinenza nei tre anni che non ci siamo visti.-
Mi scappò una risatina. -Io ho provato con un tipo, ma non è andata bene.-
Lui socchiuse gli occhi. -Meglio che non sappia niente.-
Poggiai la testa sulla sua spalla. -Tranquillo, avevo solo te in mente.-
-Anche io.-
Gli posai un bacio sulla pelle nuda e mi accomodai. -Sai, forse l'idea di diventare tua moglie non mi dispiace.-
Lui rise. -Allora impegnamoci anche a fare dei bambini.- Si sollevò per salirmi sopra, ricominciando tutto da capo. La sua lingua, il suo respiro lento e caldo...

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