Confesso

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La cerimonia continuò senza particolari intoppi, fino al taglio della torta verso le cinque del pomeriggio. I due sposi si misero dietro ad uno stand con sopra la torta a tre piani e fu detto loro dai fotografi di avvicinarsi e stringersi, così che le foto potessero venire al meglio possibile. Io rimasi seduta al mio tavolo, bevendo dello spumante di alta qualità e guardando la scena da lontano. Nessuno dei due era felice, Megan nel suo sorriso forzato e Adrian con la sigaretta in bocca e la camica sbottonata, con lo sguardo arcigno rivolto verso chissà cosa. -Ti stai divertendo?- Patrick si era seduto accanto a me, aveva in mano un bicchiere pieno di vino rosso. Lo guardai, con le sopracciglia alzate. -Moltissimo.-
-Cos'è successo nel bosco?-
Inspirai l'aria e guardai altrove. Accavallai le gambe, nervosa. -Adrian ha avuto un momento di sconforto. Ma Megan l'ha aiutato.-
Lui si strofinò un occhio. -Non mi sembra stia bene.-
Alzai le spalle. -Non posso farci niente.-
-Stasera sarai libera, finalmente.-
Uno strano nodo alla bocca dello stomaco mi fece salire la nausea. Mi resi conto che, forse, liberarmi di tutto quello sarebbe stato sì positivo, ma anche dilaniante per me. Ero riuscita a stare lontano da Adrian per tre anni, convinta che lui non mi pensasse nemmeno. Ma non appena ci siamo riavvicinati, è scattato qualcosa nuovamente. Non poteva non provare nulla per me, qualcosa gli si doveva smuovere per forza nel petto. Tirai su con il naso. -Sì, finalmente.-

Io e Freia camminammo con passo pigro e altalenante verso la nostra auto, i piedi erano ricoperti di vesciche e gonfi come palloncini rossi. Quelle stramaledette scarpe con il tacco ci avevano martoriate nel vero senso della parola, non c'era mai stata occasione per toglierle e tirare un sospiro di sollievo. Improvvisamente due uomini dalle spalle larghe e muscolose, vestiti con una camicia nera arrotolata sugli avambracci, si misero di fronte a noi. Possedevano due auricolari. Erano sicuramente guardie del corpo. Ci fermammo di scatto entrambe. William ci raggiunse, poco dopo, zoppicando, teneva in bocca una sigaretta. Era così simile al figlio, ad Adrian. -Patrick vuole gareggiare per te. Ne sai qualcosa?-
Strinse gli occhi in due fessure. Io scossi la testa. Dovevo restare calma. -No e non me ne importa.-
-Avrei preferito che Adrian guidasse per te. Per darvi una chance.-
Un'incredibile rabbia mista a tristezza raggiunse il mio petto. Avrei urlato, se avessi potuto. -Una chance? Lo hai fatto letteralmente sposare con un'altra. Di quale chance parli?-
Lui alzò le spalle. -Un modo per farvi capire che non siete fatti l'uno per l'altro. Ormai è sposato. Perderti in questa gara sarebbe il punto definitivo.-
Strinsi i pugni lungo i fianchi. Percepii anche la tensione di Freia accanto a me. -Io mi auguro soltanto di allontanarmi da voi. Da questo mondo marcio e malato.-
Lui sorrise. -Infatti. Non sei adatta per tutto questo. Perché continuare a provarci?-
Sbuffai. -Provarci? Io cerco continuamente di andarmene! Ma tuo figlio e i vostri fottuti nemici sembrano non volermi lasciare.-
Lui strinse il suo bastone. -Stasera è la tua occasione. Patrick vincerà.-
Sussultai. Aveva già in mente come farlo vincere allora. -Quindi se Adrian avesse gareggiato per me...lo avresti comunque fatto perdere. E ora più che mai.-
William si schiarì la voce. -Non sei così sprovveduta allora.-
Mi lisciai il vestito con i palmi delle mani sudati. Lui, poi, guardò con preoccupazione dietro di me. Lo vidi nervoso, più del solito. -Non fare cazzate, Melahel, o ne pagherai le conseguenze.- Detto questo batté il bastone per terra e si voltò, zoppicando davanati a noi, seguito dai due energumeni vestiti di nero. Non appena fu lontano, mi girai e incrociai lo sguardo di Adrian, aveva le braccia incrociate sul petto e gli occhi ridotti a due fessure. Il respiro era accelerato, il suo petto faceva su e giù freneticamente. Poi Megan si avvicinò a lui, era molto più che brilla, stava ridendo senza alcun senso, a mala pena riusciva a tenersi in piedi. Lui sembrava non ascoltarla, stava fissando me. Le sue narici erano completamente spalancate. -Andiamocene, Freia.-
Lei mi guardò stranita, sollevando le sopracciglia. La presi per una spalla. -Adesso, prima che Adrian mi venga a chiedere qualcosa.-
Lei annuì, salendo sull'auto poco distante da noi. La seguii con un peso sul petto, stasera in un modo o nell'altro mi sarei allontanata ancora da lui.

Sotto un cielo pieno di noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora