Ci rimettemmo in marcia poche ore dopo. Era calata una strana nube sulla strada e sembrava non esserci proprio anima viva. Mi strinsi nella felpa, che lui mi aveva "gentilmente" gettato addosso, non appena montati in auto, e guardai fuori dal finestrino. Prima o poi mi sarei svegliata da quell'incubo, anche se tutto quello aveva comunque portato Adrian a confessarsi a me. Era stato tutto così improvviso che ancora dovevo metabolizzare le sue parole e la situazione che si era creata tra di noi. Eravamo una coppia? Ma come potevamo esserlo? Lui era sposato. Un macigno si poggiò sul mio petto, lasciandomi senza respiro. Quella maledetta sensazione che sarebbe successo qualcosa di brutto da lì a poco non mi lasciava mai. Ero letteralmente stata traumatizzata dalle vicende passate con lui. Non era sicuramente facile stare insieme ad uno degli uomini più potenti dello stato e per di più immischiato in affari poco leciti, con tanto di nemici, minacce, rapimenti, sparatorie e chi più ne ha più ne metta. Il telefono squillò. Sobbalzai sul sedile e mi girai a guardare Adrian. Aveva inarcato le narici incosciamente, anche lui temeva potesse succedere qualcosa di negativo. Glielo leggevo in faccia. La voce si diffuse nell'abitacolo. -C'è Melahel che può sentirti.- Disse subito Adrian, come ad avvisare chi si trovava dall'altra parte della cornetta che non avrebbe dovuto dire cose particolarmente strane o scioccanti. Ma io volevo sapere tutto. -Ti rendi conto in quali guai ti sei cacciato, figlio mio?- Il tono di William non era per niente rassicurante. Mi si drizzarono i peli sulle braccia. -Hai idea di quanto abbiamo investito io e il padre di Megan? Milioni, fottutissimi milioni! E lui adesso vuole ritirare tutto e trasferirsi in Francia con la figlia.-
Mi parve che ad Adrian venisse da ridere. Mi stropicciai gli occhi, era impossibile. Non c'era niente di divertente. -È il prezzo da pagare per averci lasciato in collegio da bambini.-
-E non ti importa nemmeno di Megan?-
Adrian sbuffò, stringendo con forza il volante. -Mi ha chiesto soldi per non fare casini. Quindi non penso stia piangendo nel suo letto per la mia fuga.-
William imprecò. -Torna subito e casa e fai sparire Melahel oppure...-
-Oppure?- Lo incalzò il tatuato, si stava visibilmente innervosendo. Le vene del suo collo si erano gonfiate e le guance erano diventate rosse. Ingoiai la saliva, sentendo il mio cuore battere sempre più forte. -Oppure la trovo e la uccido in qualche modo. La faccio sparire.-
L'auto frenò improvvisamente, fui catapultata verso il cruscotto, se non fosse stato per la cintura probabilmente avrei stampato la mia faccia proprio davanti a me, facendomi molto male. Mi tenni alla felpa di Adrian e strizzai gli occhi, fino a che la macchina non si fermò del tutto. -Ripeti quello che hai detto, se ne hai il coraggio.- Affermò, risoluto, Adrian. Io stavo ancora cercando di capire perché ci fossimo fermati così all'improvviso. Sentimmo tossicchiare dall'altra parte del telefono. -Ritorna da Megan e dimentica Melahel oppure te la faccio dimenticare io. Capito?-
Il ragazzo distese la testa all'indietro, il suo pomo di Adamo fece su e giù. Il petto si muoveva lento, non si stava agitando, al contrario di me. Era davvero un pezzo di ghiaccio quando voleva. -Mi stai minacciando, padre?-
-Sì.-
-O, lo sai che adoro essere provocato.- Rispose piccato il figlio, riattaccando. Lo guardai sbalordita, avevo gli occhi completamente fuori dalle orbite. Lui si passò una mano tra i folti capelli, legandoseli con un elastico. Restammo qualche attimo in silenzio, si era accesa una strana luce nei suoi occhi. Mi arrivò un messaggio sul telefono. Lo presi, mentre ancora stavo osservando quella strana espressione sul volto di Adrian. Sembrava...compiaciuto. Lessi il messaggio. Era Timothy. "Spero stiate tutti e due bene. Vi aspetto a casa mia. Vi prego, state attenti. William ha occhi dappertutto."
Sospirai. Mi sembrava di essere stata catapultata a tre anni prima, a quando io e Tim organizzavamo quelle indecorose scommesse al baracchino giù al parcheggio, ridendo di come alcuni si arrabbiassero fino a diventare peperoni rosso scuro per la perdita di migliaia di euro. Adrian rimise in moto l'auto. -Dì a Tim che non possiamo andare da lui.-
La mia testa scattò in mezzo secondo verso di lui. Come faceva a sapere che mi aveva scritto lui? -E perché?-
-È troppo rischioso. Andranno a guardare a casa sua sicuramente.-
Sbuffai. -Scapperemo per sempre?-
Lui scosse la testa. -Mio padre non ha capito che comando io. È arrivato il momento di dimostrarglielo.-
-E come?-
Lui rimase in silenzio, per poi parlare con il Bluetooth della macchina. -Chiama avvocato Saliman.-
Quel viaggio stava diventando un vaso di Pandora. -Avvocato?- Provai a dire. Ma lui mi disse di stare zitta.
-P-pronto?- Una voce alquanto assonnata rispose alla chiamata, era una donna.
-Sono Adrian Priest.-
La donna schiarì immediatamente le corde vocali con un colpo di tosse. -Sì, cosa posso fare per lei signor Priest?-
-Fai firmare le carte del divorzio a Megan e poi mandamele per mail. Una volta firmate anche da me, pretendo di essere separato seduta stante.-
Io sapevo bene ci volesse molto tempo per ottenere un divorzio, era impossibile averlo in nemmeno qualche giorno. Di solito si aspettavano persino mesi, affinché le pratiche fossero concluse. Lì mi resi conto per l'ennesima volta di quanto fosse influente e potente nel suo mondo, e anche nel mio. -Certo, signor Priest.-
La telefonata fu breve e concisa.
Non sapevo cosa dire. -Poi ci sposiamo io e te.- Disse, dopo qualche lungo minuto di mutismo condiviso.
Per poco non mi strozzai con la saliva. -Mi sembra che tu stia correndo un po' troppo. Alla fine non ci conosciamo nemmeno tanto.- Mi morsi la lingua.
Lui sospirò. -Mi chiamo Adrian Priest, ho ventisette anni, quasi ventotto. Adoro le mie auto da corsa e tatuarmi. Sono a capo di una delle famiglie più importanti del paese e non ho paura di niente. Sono affascinato dalle stelle, dalle costellazioni e dai pianeti, starei a guardare il cielo, di notte, per ore intere. Ho conosciuto, tre anni fa, una ragazza scorbutica e un po' ingenua, all'inizio l'ho odiata e poi ho capito che la odiavo così tanto perché non riuscivo a farla cadere ai miei piedi, come ero abituato con altre. Conosco la sua storia, lei conosce il mio passato. Ah, amo i biscotti al cocco e la musica rock.-
Rimasi letteralmente a bocca aperta. O aveva battuto forte la testa e si era rincretinito o quello che mi stava parlando era un Adrian veramente innamorato di me. Non si era mai aperto così tanto ed era raro dicesse qualcosa su se stesso.
-Sono stronzo, freddo, superficiale, avido, geloso, possessivo, arrogante e fottutamente ricco. Cosa vuoi di più?- Aggiunse, ammiccando un sorrisetto.
Le mie labbra salirono verso l'alto, mentre le mie guance si tinsero di un tenero rosa. Ero imbarazzata da tutte quelle sue attenzioni. Mi sentivo al settimo cielo, ciò che speravo accadesse da anni finalmente stava succedendo sotto ai miei occhi.
-Perché non mi hai mai detto queste cose?- La mia voce apparve più roca del solito. L'emozione stava giocando brutti scherzi. Lui alzò le spalle. -Perché ho cercato di tenerti lontana da me e da tutto questo. Ci ero riuscito, poi sei riapparsa.-
Mi si strinse il cuore. -Avresti dovuto dirmelo tre anni fa che mi amavi, forse non me ne sarei andata.-
-No. È stato giusto così.-
Mi toccai i capelli lisci. -Non lo so...io ho sempre saputo di provare qualcosa per te, ma ho cercato di tenertelo nascosto. Sei sempre stato cattivo con me.-
Le sue nocche sbiancarono sul volante. -Lo facevo per proteggerti.-
-Ma sei anche stato a letto con me.-
-Non sono perfetto ed è dura resisterti.-
Sbuffai. -Con tutte le ragazze che ti cadono ai piedi, sarei io quella irresistibile?-
Lui si leccò le labbra. -Tu non ti rendi nemmeno conto di quanto sei bella e genuina. Tutti si girano a guardarti quando entri in un locale, ci hai mai fatto caso?-
Io scossi la testa.
-Bhè, io sì. E mi ha sempre fatto imbestialire.-
Tossicchiò. -Morivo dentro ogni volta che dovevi stare al banco delle scommesse al parcheggio. Non ti lasciavo mai sola.-
Inghiottii la saliva e iniziai a mettere insieme i pezzi del puzzle. -Hai picchiato Brian perché mi aveva...insomma hai capito.- Assottigliai la voce.
Lui imprecò più volte. -Cazzo, non me lo rammentare. Ancora non so perché non sia appeso con le palle da qualche parte. Fai che me lo ritrovi tra i piedi e lo faccio sparire dalla faccia della terra, quella feccia umana.-
Rabbrividii, sembrava una minaccia così vera da parte sua. -Voglio farti dimenticare tutto quello che hai passato, dai tuoi genitori alla mia famiglia. Dobbiamo ricominciare da zero. Solo io e te.-
Voltai la testa. -E un'associazione criminale.-
-Non posso svanire nel nulla, lo sai.-
Annuii. -Ti amo anche io comunque, ma non mi sposerò con te.-
Lui trasalì, facendo scivolare una mano dal volante, mettendosela su una coscia. -Cosa intendi?-
-Intendo dire che non siamo pronti. E soprattutto non so se ce la faccio a stare con un criminale. Non si tratta soltanto di scommesse adesso.-
Adrian fu d'accordo con me. -È vero. Hai ragione. Puoi scegliere. Non è facile e sarà una corsa ad ostacoli, ma io ti voglio con me, Mela.-
Mi si scaldò il cuore, lo stomaco fece una capriola e il sangue mi salì al cervello tutto in una botta. -Adrian, sei ubriaco per caso?-
Lui scoppiò a ridere. -No, sono serio. Finalmente so cosa voglio e sicuramente perderti ancora non è tra le cose che voglio.-
-Non lo so...è tutto così incerto. Tuo padre vuole farmi fuori.-
La sua espressione cambiò repentinamente. Strinse il tessuto dei suoi pantaloni e si morse il labbro inferiore. -Nessuno ti toccherà. Hai già subito abbastanza sotto i miei occhi, non lo permetterò più. Anche se costasse togliere la vita a qualcuno.-
Trasalii sul sedile e mandai giù la saliva a fatica. Mi raddrizzai con la schiena, mentre i brividi attraversarono tutto il mio corpo. -Mi fai paura.-
-Devo.-
-Come fai a volermi sposare, se pensi a uccidere chi possa farmi del male?-
Lui si voltò, guardandomi con aria stranita. Come se avessi appena detto una cavolata enorme. -Ehm, è quello il punto. Nessuno ti tocca, chi ci prova ci resta secco.-
Tirai su con il naso. -Mi piacerebbe andare in discoteca con te e vedere cosa faresti.-
Lui capì al volo che quella provocazione voleva smorzare il tono serio della conversazione. -Anche subito, se non fosse pericoloso.-
-Andiamo lo stesso. Chi verrebbe a cercarci in un posto pubblico?-
Lui si grattò la sottile striscia di barba, era incuriosito dalla mia proposta. -Stasera sarebbe l'ideale, saremmo abbastanza lontani e con qualche ora di anticipo.-
Feci spallucce. -Mi sono portata dietro proprio un bel completino da sera. Ha un vertiginoso spacco sulla gamba destra e le tette sono a mala pena coperte. Che dici?-
Lui inspirò l'aria e poi la buttò fuori. -Puoi indossare quello che vuoi, tanto non ti perderò d'occhio.-
-E se qualcuno si avvicinasse?-
-Ci deve soltanto provare.- Rispose, di rimando.
Io risi e lui accennò ad un sorrisetto soddisfatto. -Saremmo una bella coppia, se solo fossimo meno incasinati.- Rifletté a voce alta.
Io annuii, chiudendomi nelle mie braccia.Dopo aver contattato Timothy, dicendogli che ci saremmo nascosti da un'altra parte, viaggiammo per altre otto ore, facendo solo qualche sosta bagno e per comprare qualche panino. Eravamo ormai a poche ore da Miami. Talvolta potevamo vedere il mare alla nostra sinistra, atre volte soltanto pile di grattacieli o fast food con insegne luminescenti ed enormi. Mi stiracchiai sul sedile e mi girai a guardare Adrian. -Posso darti il cambio.- Dissi.
Lui ricambiò il mio sguardo, per poi scuotere la testa. -Sto bene. Tanto adesso ci fermiamo qui.-
Mi guardai intorno, appoggiando tutta la faccia al finestrino, era davvero bellissima la vista. C'erano palme dappertutto, un po' come a Miami, e le strade erano piene di luci e persone che si stavano divertendo. -Mi porterai a Disney World?-
Lui scoppiò a ridere. -Veramente stasera volevo portarti all'Eve.-
-A cosa?-
-È un locale abbastanza esclusivo con piste da ballo eccezionali.-
Corrucciai la fronte. -Ci sei già stato?-
Lui fece spallucce. -Più di una volta. Orlando la conosco molto bene.-
Annuii, pensierosa. Talvolta mi dimenticavo di quanto fosse stato un festaiolo e un rubacuori, senza contare che poteva ottenere tutto quello che voleva. Però fui elettrizzata dall'idea che quella sera andassimo a ballare, nonostante fossimo entrambi molto stanchi e provati dal lungo viaggio. Ma ci saremmo divertiti sicuramente, io mi sarei messa quel completo con semi-trasparenze e lui, invece, anche un sacco della spazzatura, visto che sarebbe risultato attraente anche con quello.
Svoltò in una strada molto trafficata e poi prese un'altra via. Passammo per alti palazzi, poco illuminati. Mi pareva ci stessimo allontanando dal centro, che era decisamente più accogliente e vivo di quel posto. Non andammo molto oltre, raccolse da uno scompartimento vicino al cambio dell'auto un telecomandino e premette un pulsante. Incrociai le braccia sul petto e aspettai. Un portone enorme, davanti a noi, si aprì. Scivolò verso l'altro e Adrian entrò dentro. Mise la macchina in uno dei due parcheggi che erano disponibili e mi fece scendere.
Non appena misi piede per terra, feci qualche esercizio di stretching, altrimenti mi sarebbe venuto qualche crampo dolorosissimo. -Dove siamo?-
-In un vecchio appartamento che non conosce nessuno.-
Mi leccai le labbra secche. -Come mai?-
-Non vuoi saperlo veramente, fidati.- Venne verso di me e mi prese per mano, anche un po' prepotentemente. Mi guidò verso una porta antincendio e la spalancò. -Prendiamo le scale, perché l'ascensore non funziona mai.-
-Ma non dovevi essere tipo il più ricco del mondo?- Ruotai gli occhi verso il cielo.
-Lo sono.- Rise, cominciando la salita infinita di scalini.
Già mi mancava il fiato e non avevamo fatto nemmeno un terzo di quello che ci separava dal suo appartamento.
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Sotto un cielo pieno di noi
RomanceSEQUEL di "Sotto un cielo pieno di te" 🚨COMPLETA La storia prende vita 3 anni dopo gli eventi di "Sotto un cielo pieno di te". Le vite di Melahel e Adrian hanno preso due strade diverse, non si sono più visti né sentiti. Lei ha scelto la via più si...