Patrick

1.9K 77 5
                                    

Quell'abito lungo e stretto stava cominciando a farmi venire su i nervi. E quella treccia, avvolta da fiori e brillantini, non faceva altro che farmi pizzicare la schiena completamente nuda.
Presi un bel respiro ed entrai nel salone, i tavoli erano elegantemente apparecchiati con candelabri e rose bianche. Ogni piatto aveva il suo fondo, riccamente ornato con fiorellini argentati. L'atmosfera era abbastanza soffusa, le poche luci non erano in grado di rendere l'enorme sala abbastanza illuminata, tanto da dare l'idea che ci fossero candele al posto delle classiche lampadine. Jack mi prese la mano e sforzò un breve sorriso verso alcuni dei presenti. Io abbassai lo sguardo, sia perché mi ero dimenticata le lenti a contatto, e quindi vedevo poco o niente, sia perché mi sentivo molto in imbarazzo con quel tubino stretto fino al collo. Avevo la strana sensazione di sembrare un cotechino in umido per il pranzo di Natale. -Tutto bene?-
Alzai lo sguardo. -Sì. Ho soltanto bisogno delle mie lenti a contatto.-
Lui rivolse gli occhi verso il cielo. -Appena ci mettiamo seduti, puoi andare in bagno e fare quello che ti pare.-
Sbuffai. -Non posso andare ora?-
-E mi lasci qui da solo con questi squali?-
Sorrisi. -Sono amici tuoi.-
Lui scosse la testa. -Sono costretto a fare queste cene del cazzo...lo sai.- Si guardò intorno. -Datti una mossa in bagno.-

Mi avviai verso il simbolo dei bagni e venni improvvisamente sbattuta contro il muro. Non riuscii nemmeno a rendermi conto di quello che stava accadendo che la mia schiena si scontrò con la parete del corridoio che portava ai wc. Una mano tappò in fretta la mia bocca, impedendomi di urlare e il cuore batteva così forte da farmi temere potesse uscire dal petto. -Shh.- Furono le uniche parole. Eravamo completamente immersi nel buio e la paura che qualcuno volesse farmi del male sembrava essere sempre più pressante.
Cercai di alzare il ginocchio per calciare, ma il vestito era troppo stretto. Tuttavia, dopo che due uomini ci passarono di fronte, senza preoccuparsi di chi fossimo, fui lasciata andare.
Mi voltai immediatamente, pronta a sganciare un pugno a chi mi aveva appena presa di mira. -Calma, calma, calma.- Adrian mi strinse i polsi per bloccarmi.
-Brutto deficiente!- Ribattei, mentre la paura e il terrore lasciarono piano piano il mio corpo. Lui si mise a ridere, sistemandosi il nodo della cravatta. -Ti pare il modo di divertirti questo? Mi è preso un colpo.- Mi toccai il petto, scuotendo la testa. Ero sopraffatta dalle emozioni: rabbia, paura e un pizzico di stupore misto a desiderio. Dovevo scacciare quei pensieri peccaminosi su di lui, non potevo ogni volta che lo incontravo farmi film mentali su come mi avrebbe presa.
Sentii le mie gote andare a fuoco, così le toccai con i palmi delle mie mani. Poi alzai lo sguardo e incrociai quello suo leggermente socchiuso.
Ingoiai la saliva, improvvisamente a corto. -A cosa stai pensando?- Inclinò la testa. Il mio respiro accelerò in fretta. -Perché mi hai fermata?- Decisi di procedere con la tecnica "confondilo con un'altra domanda". Lui poggiò la spalla al muro, accanto a me. -Ti ho vista e ti ho voluta fermare.- Disse, con totale tranquillità. Io sbuffai. -Ti ho fatto capire chiaramente che non voglio avere a che fare con te e con la tua famiglia di pazzi.-
Sghignazzò. Io mi irritai. -Non sto scherzando.-
Lui non si smosse. -Mi fa ridere come tu provi a tenermi lontano e poi sei sempre lì a desiderare che le mie dita entrino dentro di te.-
Quelle sue parole mi spiazzarono. Come si permetteva? Cosa ne sapeva lui di quello che io volevo? Era sempre più saccente e odioso. -Io non voglio proprio niente da te. Men che meno quelle dita che ti ritrovi...rabbrividisco al solo pensiero.-
Lui alzò un sopracciglio. -Sicura? Non mi era sembrato fosse così.- Le sue labbra si tirarono lentamente su.
Mi morsi l'interno delle guance per non pensare a lui nudo. -E invece è così. E adesso devo andare in bagno, quindi gentilmente fammi passare.-
Mi affiancai a lui. Adrian si appiattì contro la parete e alzò entrambe le mani, come se fosse stato di fronte ad un poliziotto. -Buona fortuna con Jack, stasera mi sembra particolarmente in tiro.-
Mi voltai a guardarlo. -Ci sono clienti importanti stasera. Persone ricche.-
Lui annuì. -Lo so. Sono uno di loro.- Si lasciò scivolare di lato e rientrò nella calca della sala, scomparendo dalla mia vista in meno di cinque secondi.
Sospirai. Mi sarei mai allontanata da lui? Come facevo a dimenticarlo, se mi girava sempre intorno? Era difficile. Soprattutto se si vestiva con lo smoking e sembrava un uomo d'affari di tutto rispetto.

Sotto un cielo pieno di noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora