Al quartier generale

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L'appartamento, anzi in realtà era un attico del grattacielo più lussuoso di New York, apparve alquanto minimale. Pochi mobili, ma disposti in maniera sobria ed elegante, si vedeva che ci aveva messo le mani una interior disegner. Tutto era così "pulito" e ordinato, ogni cosa sembrava essere esattamente al suo posto, persino quell'enorme pianoforte nero accanto alla vetrata. Eh già, potevamo scrutare l'intera New York soltando voltandoci alla nostra destra. La parete, in fondo all'enorme sala, era nascosta da una enorme tv, impiantata dentro di essa, e di fronte si estendeva un lungo e comodo divano, che curvava per adattarsi alla stanza. In terra, sotto alle zampette del divano, un enorme tappeto peloso bianco. -Lasciate le scarpe all'ingresso.- Tuonò Adrian, scendendo i tre scalini che separavano la hall dalla sala principale. -La cucina è dietro quella parete. Potete chiedere a Mercy di farvi preparare qualcosa prima di andare a letto. I bagni sono sia a questo piano che a quello di sopra, dove ci sono le camere da letto. Ognuno ha il suo bagno comunque.- Cominciò a camminare, agitando la sua mano inanellata per spiegarci in soldoni come funzionava quell'attico da milionari, anzi da miliardari.
James si era già catapultato sul divano e il fratello lo aveva fulminato con gli occhi. -La sala da gioco è chiusa, perché non ho bisogno di sentire la notte le slot machine. Vero James?-
Io e Freia ci guardammo stupite. La villa di tre anni prima non era minimamente paragonabile al lusso di quell'appartamento, era tutto così moderno e alla moda. -Mi venite dietro o state lì impalate?-
Io e la mia amica ci movemmo all'unisono, correndo verso di lui. Ci fece vedere dove si trovavano le eleganti scale semi-trasparenti per il piano superiore e ci invitò a salirle. -Visto che sono le due di notte passate, vi mostro già le vostre stanze. Mercy le ha preparate prima del vostro arrivo.-
-Chi è Mercy?-
Lui alzò le spalle. -La mia domestica.-
Freia sollevò le sopracciglia ed io sospirai. Lo seguimmo e ci trovammo in un altro salone, molto più piccolo di quello inferiore. Ad ogni parete c'era una porta. Quindi quattro stanze da letto. -Queste sono le camere principali. Di sotto ci sono quelle degli ospiti, ma preferisco avervi al mio stesso piano.-
Deglutii e chiusi le braccia sul petto. -Qual è la tua?- Chiese Freia.
Adrian si accigliò. -Quella.- Indicò una delle tante porte scure.
-E le nostre?-
Lui mi prese per le spalle e mi fece voltare di centottanta gradi. -Questa è la tua.- Era proprio di fronte alla sua.
-Quella la tua.- Fece cenno a Freia verso la porta più vicino alla mia.
-Avremo una camera tutta per noi?- Le si illuminarono gli occhi. Adrian annuì soltanto. Lei iniziò a saltellare dalla gioia, sembrava essersi dimenticata per un attimo del disastro avvenuto quella sera. -Sentito, Mela? Dormirò in un letto tutto mio e farò la doccia in un bagno tutto mio! Mi sembra di essere tornata adolescente, quando ancora vivevo con i miei!-
Io sorrisi appena. A me importava di avere la vita al sicuro, al diavolo la camera matrimoniale di lusso. Anche se non mi dispiaceva, ecco.
La mia amica non aspettò nessuno e si fiondò nella sua stanza. La sentimmo gridare dalla felicità e ad Adrian sfuggì un sorrisetto sotto ai baffi.
Io scossi la testa. -Buonanotte.- Mi voltai.
-Nemmeno un grazie?-
Mi bloccai, ruotando la testa verso di lui. -Grazie? Ma se ci hai messe tu in questo casino.-
Lui alzò le spalle. -Rischi del mestiere.- Rise. Ma non appena si rese conto che ero seriamente arrabbiata con lui, cambiò espressione. -Melahel, farò di tutto per proteggerti...proteggervi. Risolverò questa situazione e potrai tornare alla tua vita di sempre.-
Strinsi i pugni. -E come intendi risolverla?-
Lui risucchiò l'internò delle sue guance. -Non è la prima volta e so gestire i miei affari. Ogni tanto capitano inconvenienti del genere.-

Qualcuno si schiarì la voce dietro di noi. Era Elèna. -Ehm, io vado a letto. Se hai bisogno...vabbè, hai Adrian.- Scomparve dietro la porta di fronte a quella di Freia.
Adrian si fece più vicino. -Non devi preoccuparti. Qui non possono prendervi.-
Deglutii e distolsi lo sguardo. Vederlo così dolce e premuroso mi faceva salire il nervoso. In auto aveva voluto sottolineare che non provava niente lui. Perché, allora, mi provocava sempre? Anche in quel momento gli sarei saltata addosso volentieri, ma il mio orgoglio me lo impediva. Perché fare la sottona? Cosa ci avrei guadagnato se non il cuore spezzato?
-Io ora vado.- Bisbigliai appena. Poi tossicchiai. -Buonanotte.-
Lui strinse il labbro inferiore tra i denti e passò una mano fra i capelli, annuendo. -Buonanotte.-

Sotto un cielo pieno di noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora