Trappola

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Adrian si affrettò verso l'uscita del grattacielo. Io, dopo essermi assicurata che Jack e Grace fossero impegnati nelle loro attività, lo seguii, raggiungendolo poco dopo.
Avevo il fiatone e la rabbia non faceva altro che intensificare quella fastidiosa sensazione di disagio e allerta.
Vidi i suoi ciuffi leggermente ricci e mi apprestai a corrergli accanto. Non mosse nemmeno la testa, nonostante stessi ansimando come un maiale dopo una maratona. -Perché fai così?- Buttai fuori tutta l'aria dal corpo, in grado a mala pena di mettere insieme quelle tre parole. Adrian si arrestò improvvisamente, facendomi inciampare su me stessa. Aveva cambiato acqua di colonia, questa era più...speziata. -E tu perché mi stai inseguendo?- Mise entrambe le mani in tasca, rivolgendo il suo sguardo algido su di me. Strinsi i pugni. -Rispondi alla mia domanda prima.-
Lui mi guardò annoiato, per poi ricominciare a camminare. Lo fissai sbigottita e mi rimisi in moto. Era rimasto il solito stronzo, soltanto che invece di migliorare era peggiorato. -Adrian, cazzo!-
Lui rise. -Che parolona, hai fatto passi da gigante in questi anni.- Se pensava che fossi rimasta la stupida credulona di qualche anno prima, si sbagliava di grosso. Non ero rimasta la stessa. Certe esperienze non possono che cambiarti e segnarti a vita. -Non sei divertente. Perché mi torturi? Perché ancora?-
Lui si fermò ancora, voltando repentinamente la testa. La sua bocca era serrata e la mandibola gonfia e tesa. -Torturare? Io? Sto facendo il mio lavoro, non esisti soltanto tu al mondo.-
Incrociai le braccia sul petto. -Allora perché hai fatto in modo che diventassi la tua segretaria?-
-Io volevo l'altra.-
Sbuffai. -Ma chi ci crede. Lo hai fatto apposta. Sapevi che Jack non avrebbe mai concesso la sua migliore segretaria e che per togliersi dagli impicci ti avrebbe affidato me.-
Lui si grattò il naso. Mi parve divertito. L'aria da scapestrato non l'aveva abbandonato. Era sempre stato così serio e risoluto, che a volte mi dimenticavo di come fosse bravo a lasciarsi andare e a far venire fuori la sua anima da ragazzo spaventato dal suo passato. Deglutii con forza. -Quello stesso Jack che ti scopa?- Aveva alzato un sopracciglio.
Io indietreggiai leggermente. Quella sorta di domanda retorica mi aveva spiazzata. -Non rispondi più?-
Strinsi le labbra. -Non è affar tuo chi entra o non entra sotto alle mie lenzuola.-
Vidi le sue narici inarcarsi. Le sue gote divennero impercettibilmente rosse. Ma poi mutò completamente espressione. -Hai ragione. Ti porgo le mie scuse.- Finse un inchino e stirò la bocca in un mezzo sorriso schernitorio. Imprecai, innervosita dal suo atteggiamento. Non ero mai stata in grado di capire cosa si celasse dietro alle sue parole e cosa mi volesse veramente dire. Spesso lo paragonavo ad uno di quei puzzle in cui, ad un certo punto, ti sembrava di aver capito l'incastro dei vari pezzi, ma poi arrivavi alla parte dello sfondo, dove tutto è uguale, e non capivi più come procere e cadevi nello sconforto più profondo. Lo bloccai per il braccio. -Adrian, se sei tornato per me, dimmelo.-
Lui mi guardò confuso. Deglutì e il suo pomo di Adamo fece su e giù. -Sono arrivato tardi.- Disse, liberandosi dalla mia stretta per andarsene.
Io restai come un'imbecille nel mezzo al corridoio, guardandolo allontanarsi. Sentii le lacrime raggiungere l'apice dei miei occhi, ma provai in tutti i modi a scacciarle via. Cosa significavano quelle sue ultime parole? Si riferiva al mio "fidanzamento" con Jack? Oppure al fatto che non era innamorato di me? Una cosa era certa: dopo tre anni restava l'enigma più grande da risolvere per me.

-Mela, ma di cosa ti meravigli? È sempre stato un fottuto bastardo.-
Con le bacchette cercai l'ultimo spaghetto di riso da infilarmi in bocca. Sospirai. -Ma ha scelto me come sua segretaria personale. Capisci? Da domani lo vedrò ogni giorno.-
Freia accavallò le gambe sulla sedia, scuotendo la testa. Io e lei avevamo evitato l'argomento "Adrian Priest" per più di tre anni. Sapeva quanto male mi aveva fatto e quanto avevo sofferto. In più avevo attraversato uno dei periodi più duri per me, la verità sulla morte di mia madre, un padre che aveva deciso di andarsene di casa e un amore mai sbocciato, a cui avevo dato speranza, ritrovandomi con il cuore spezzato. -Secondo me non dovevi accettare. Quello ti renderà la vita un inferno. E se Megan fosse ancora nei paraggi? Ho già i brividi.-
Mi leccai le labbra sporche di salsa di soia. -Non ci voglio nemmeno pensare. Ti immagini?-
Lei mimò l'espressione tipica di Megan di quando qualcosa non le tornava. Spalancava gli occhi e attorcigliava le labbra fra di loro. Scoppiai a ridere.
Il citofono suonò e io balzai in aria dallo spavento. Freia imprecò e andò verso lo schermo, che si era illuminato. Si voltò verso di me con lo stupore dipinto in faccia. -È Jack!-
Scattai in piedi. -Cosa?! Che ci fa qui?-
Lei alzò entrambe le spalle e sollevò la cornetta. -Sì?-
-Mh-mh.-
-Sì, è qui.- Ci fu un attimo di silenzio.
-Certo, trenta minuti e scendiamo.-
Scossi la mia amica per sapere di cosa stessero parlando, ma lei mi scacciò via. -Sì, trenta. In meno tempo non riusciamo nemmeno a decidere cosa mettere.- Rise. -Ecco, bravo. A dopo.- Riattaccò e mi rivolse la sua tipica espressione da "stasera facciamo casino".
-Che ti ha detto? Cosa vuole?-
-Ci porta in centro a quel nuovo locale, non mi ricordo come si chiama. Abbiamo mezz'ora di tempo per prepararci. Su, svelta!-
I miei occhi furono per poco fuori dalle orbite. Perché mai Jack era venuto a casa mia per invitarci ad una discoteca in centro? Non mi aveva detto niente e non aveva appuntamenti con nessun cliente. -Melahel! Se non ti dai una mossa, vieni in pigiama per me!-
-Da quando hai voglia di andare in discoteca in centro?-
Lei sbuffò, lanciando per aria tutti i suoi vestiti. -Lo faccio per te, imbecille!-
Sghignazzai. -Speriamo facciano dei drink decenti, ho assolutamente bisogno di bere.-
-Allora ci siamo capite.- Mi strizzò l'occhio, lanciandomi addosso uno dei vestiti striminziti argento brillante. -Tieni, questo ti starà da dio. Metti anche quegli stivali alti bianchi, sarai una bomba.-

Sotto un cielo pieno di noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora