L'ascensore raggiunse il piano dove Adrian avrebbe voluto mostrarmi il suo ufficio, ma non appena le porte si aprirono e due stagisti comparsero davanti a noi, Adrian imprecò e richiuse le porte. Lo guardai, stranita. Perché stava facendo così? Avevamo appena chiarito. Saremmo tornati a New York e avremmo cercato di mandare avanti la nostra relazione tra criminalità e soldi sporchi. -Che fai?- Sussurrai. Lui si allentò la cravatta e accennò ad un mezzo sorriso, poi premette con forza il tasto rosso di arresto e ci bloccammo immediatamente. Buttai giù un enorme nodo alla gola e lo fissai, stordita. -Adrian, non mi piace questa situazione. Potrebbe venirmi un attacco di panico.-
Lui si avvicinò con passo lento e condusse la mano verso la mia coscia, poi passò le dita lungo la mia silhouette e inspirò profondamente. -Mi mancavi già.- Gracchiò.
Il mio clitoride pulsò violentemente sotto ai miei jeans. Aveva appena usato la sua voce da seduzione e quegli occhi scuri e lascivi...-Adrian...cosa vuoi fare?-
Lui scosse la testa. -Niente di che.-
Alzai la testa verso l'alto e mi accorsi di una telecamera. Ingoiai la saliva. -C'è una telecamera.-
-Lo so.-
Strabuzzai gli occhi. -E vuoi fare le tue cose zozze mentre quelli della sicurezza ci guardano?-
Lui sghignazzò. -E perché no? È eccitante.-
-È disgustoso.-
-Non direi.- Ribatté rapido, mentre carezzava la mia spalla destra. Si chinò in avanti e mi lasciò un casto bacio sulle labbra. -Voltati.-
-Mh? Cosa?-
Non mi lasciò finire di chiedere, che mi fece voltare lui per poi piegarmi in avanti. Mi diede una sonora sculacciata e mi tirò giù i pantaloni, piegandosi sulle ginocchia e afferrando i lembi delle mie mutande. Con un gesto preciso e rapido me le tirò giù, io misi una mano contro lo specchio che avevamo davanti per non perdere l'equilibrio e lì notai le mie guance rosso fuoco. Poi sentii la sua lingua impavida addentrarsi tra le pieghe della mia intimità, leccandola dall'alto verso il basso, lasciandosi dietro una lunga scia di saliva calda e succulenta. Mi morsi le labbra per non mugolare. La punta del suo muscolo iniziò a roteare soavemente attorno al mio clitoride, senza stuzzicarlo troppo. Sapeva che ero estremamente sensibile e che sarei passata in fretta dal piacere al fastidio se troppo stimolato. Con i pollici allargò le mie cosce e ci intrufolò dentro la sua testa, il suo naso sfiorò le labbra più piccole e un moto di piacere mi fece rabbrividire. Sentii il rumore di una cintura che si slacciava. Guardai nel riflesso dello specchio e osservai Adrian tirarsi giù gli eleganti pantaloni e poi le mutande, tanto quanto bastava a far uscire fuori il suo pene. Vidi il liquido brillare sulla sua punta, che fece passare delicatamente tra le mie pieghe ormai grondanti di saliva e lubrificazione. Percepii il suo glande attraversare da parte a parte, senza entrare dentro. Quella punta rotonda e morbida mi faceva impazzire. Poi si allungò verso la mia testa e con la mano raccolse i miei capelli, strattonandomi la testa all'indietro. Mi lasciai sfuggire un gridolino di piacere e lui ansimò. -Lo vuoi?-
Annuii.
-Dimmelo allora.-
-Lo voglio.-
Senza farselo ripetere due volte, spinse dentro di me la sua carne calda e cominciò a spingere molto velocemente. Non era calmo e delicato come quando ci trovavamo sul nostro letto, ma più impetuoso e aggressivo. Mi sculacciò molto forte, il suono rimbombò dentro alla cabina. Alzai lo sguardo verso lo specchio e incrociai i suoi occhi iniettati di lussuria. Allora aumentò la velocità, teneva il labbro inferiore intrappolato tra i denti e le vene del suo collo erano gonfie e rosse. Aprii la bocca, cercando di emettere un gemito, ma quelle spinte erano talmente forti da scuotermi in maniera assurda. Potevamo sentire il rumore di pelle contro pelle ed io le sue dita lasciare segni sul mio sedere. Continuò a muoversi in avanti e indietro, strofinando il suo pene dentro di me. Stava per venire, lo percepivo dalla sua espressione e da come aveva cambiato ritmo di andatura. Anch'io ero al limite, lo dovevo ammettere. E guardarci allo specchio mi eccitava il doppio. Lui non mi toglieva gli occhi di dosso, sembrava un'aquila che aveva appena captato la sua preda a chilometri di distanza. Quando fu sul punto di esplodere, uscì e mi fece girare, spingendo la mia testa sul suo membro irrigidito. In meno di qualche secondo venne dentro alla mia bocca, lo sentii gemere e buttare fuori l'aria. Diede qualche altra spinta e poi si lasciò andare, poggiandosi con la schiena alla parete dietro di lui. Ingoiai e lo guardai, era stupendo. Poi si raddrizzò. -Lo facciamo ripartire?- Domandai. Lui scosse la testa. -Adesso tocca a te.-
Si tirò su i pantaloni e le mutande e venne verso di me. -Credevi che potessi lasciarti così? Lo sai bene che quando inizio qualcosa, poi la porto sempre a fondo.-
Mi scoccò un lungo bacio sulle labbra e poi con la mano scese in basso. Infilò indice e medio dentro di me e cominciò a muoverle avanti e indietro. Poi con il pollice massaggiò la parte più innervata della mia vagina e gettai la testa all'indietro. Mi arressi alle sue spalle, mentre continuava a muoversi dentro di me. Subito dopo venni e lui fu lì ad abbracciarmi e baciarmi.
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Sotto un cielo pieno di noi
RomanceSEQUEL di "Sotto un cielo pieno di te" 🚨COMPLETA La storia prende vita 3 anni dopo gli eventi di "Sotto un cielo pieno di te". Le vite di Melahel e Adrian hanno preso due strade diverse, non si sono più visti né sentiti. Lei ha scelto la via più si...