Soltanto l'inizio

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Aprii gli occhi con una lenta e marcata pigrizia, stiracchiando le braccia verso l'alto. Avevo ancora la bocca impastata dalla saliva e una piacevole sensazione di bruciore in basso. Mi voltai di scatto verso la mia sinistra e mi accorsi che Adrian non c'era. Al suo posto il lenzuolo aggrovigliato e il cuscino quasi del tutto fuori dal letto. Sbadigliai e drizzai la schiena. Avevo fatto, quella notte, uno degli sbagli più grandi che potessi fare. Fare sesso con una persona per cui provavo qualcosa di forte e che mi aveva chiaramente detto che non mi avrebbe mai amata. Gettai i pugni sul letto. -Sei una deficiente, Melahel! Una grande deficiente!- Dissi tra me e me. Mi alzai in fretta e mi vestii, guardai l'orologio ed erano già le nove passate. Chissà a che ora Adrian se n'era andato, forse aveva aspettato soltanto che mi addormentassi per svignarsela.
Scesi le scale lussuose di quell'appartamento e mi diressi in cucina, dove trovai un bel po' di gente da Megan a Freia a James a...Adrian. Tossii un attimo e camminai nervosamente verso uno degli sgabelli. Adrian stava cucinando le uova, quindi era di spalle. Freia prese la parola, facendomi sussultare. -Come hai dormito angioletto?- Stava masticando un pezzo di pane. Sentii le mie gote andare in fiamme, non è che forse ci avevano sentiti? Megan mi avrebbe uccisa. -B-bene.-
-Pensavo di vederti dietro ai fornelli alle sette spaccate e invece hai dormito proprio tanto. Questa situazione deve averti distrutta...- La vidi scuotere la testa, mentre inzuppava quel pane nelle uova sul suo piatto.
-Come tutti.- Ribatté, piccata, Megan. Si era legata i capelli in una coda bassa e abbastanza piccola, visto il suo caschetto. Spostai lo sguardo, distrattamente, verso destra e trovai James a fissarmi. Letteralmente. Aveva socchiuso gli occhi in due fessure strette e teneva la forchetta ferma in aria, facendola ondeggiare.
Ingoiai la saliva con forza e mi costrinsi a guardare davanti a me. Peccato che davanti a me ci fosse proprio il bel sedere di Adrian.
Imprecai a bassa voce e decisi che il piatto sarebbe stato un buon diversivo da guardare intensamente. -Oggi che facciamo?- Freia interruppe i miei pensieri.
James sbatté la forchetta sul bancone e tirò su con il naso. -Voi assolutamente niente.- Fece spallucce. -Noi andiamo a fare...delle consegne.-
Quella risposta non mi piacque per niente e soprattutto non mi piacque il modo in cui aveva detto "consegne". -Di che tipo?- Anche Freia non fu molto convinta.
-Del tipo che andiamo a spaccare la faccia a chi ha provato a farvi del male e a rubarci milioni di dolla...- Fu interrotto da Adrian, che si era voltato finalmente. Era bellissimo, ancora più bello di come lo ricordavo quella notte. Mi bruciarono le guance nel ripercorrere quei momenti, le sue cosce calde attorno al mio bacino, quelle spinte profonde e forti. -Piantala. Non vogliono sapere davvero quello che facciamo e non devono saperlo.- Alzò un sopracciglio come se fosse stato un avvertimento. James si tappò immediatamente la bocca e abbassò lo sguardo.
Il ragazzo tatuato mi servì le uova con la pancetta, aspettai che mi guardasse o che mi rivolgesse un'occhiata, ma non mi calcolò minimamente. Anzi mi parve molto distaccato. Probabilmente non voleva far capire agli altri quello che era successo la notte prima. Aveva ragione. Non era certo qualcosa da sbandierare ai quattro venti, soprattutto se accanto aveva la sua futura moglie. Il mio cuore fu stretto da una morsa terribile, qualcosa di molto simile al senso di colpa. Ero andata a letto con qualcuno che si sarebbe sposato a giorni.
Mi mancava l'aria. Nonostante odiassi Megan con tutte le mie forze, era pur sempre una ragazza innamorata del suo fidanzato. Finii la colazione e mi recai nel soggiorno. Anche lì Adrian non mi guardò né mi seguì con lo sguardo.
-Hai fatto le ore piccole?- Scherzò Patrick, che era seduto sul divano a guardare le ultime notizie del telegiornale.
Sorrisi. -Sono solo le nove e mezzo.-
Lui spense la tv. -Lo so. Sei radiosa stamattina.-
Mi guardai le punte dei piedi. -Grazie. Ho dormito bene.- Quanto ancora avrei dovuto mentire? Ero radiosa perché, dopo anni, avevo sperimentato di nuovo orgasmi favolosi a cura di un'altra persona. Chi prendevo in giro?
-Resterai qui o verrai con noi oggi?-
Corrucciai la fronte. -Credo che Adrian voglia che noi restiamo qui.-
Lui scosse la testa. -Non è mica il nostro capo. Possiamo fare quello che vogliamo.-
In effetti nessuno aveva deciso che lui divenisse il nostro capitano, ma l'appartamento dove ci trovavamo era suo, gli affari di famiglia erano suoi...e pure gran parte delle decisioni. -E invece farete quello che dico io.-
Adrian era entrato nella stanza. Si stava legando al petto una di quelle fondine in cui teneva le pistole. Ogni volta era un colpo per me. Non potevo credere che potesse usarle, o meglio che sapesse usarle. Ma erano dei criminali anche loro in fondo. Dovevo ammetterlo a me stessa. -Adrian, datti una calmata.- Intervenne Jack, sbadigliando. -Non sono nemmeno le dieci e vuoi già andare? Dove poi?-
Il tatuato digrignò i denti. -Vogliamo o no risolvere questa cazzo di situazione?-
Guardò tutti negli occhi, con espressione infuriata. -Sì? E allora ci dobbiamo dare una mossa. Abbiamo una soffiata che ci ha accertato che il cartello è quasi tutto alla zona industriale a nord.-
Patrick si alzò in piedi, sembrava scocciato. -E come pensiamo di sconfiggerli se siamo in poco meno di dieci?-
Adrian lo fulminò con lo sguardo. -Ti consiglio di guardare fuori dalle finestre.-
Tutti ci scambiammo sguardi confusi e ci dirigemmo verso le finestre del soggiorno. Non ci volle molto a capire che proprio sotto al grattacielo erano parcheggiate qualche decina di jeep o fuoristrada, tutti scuri e dall'aria poco rincuorante. -E questi da dove cazzo vengono?-
Esclamò Jack, a bocca aperta.
James fece un sorrisetto. -Pensavi che la nostra famiglia fosse composta solamente da noi? Non hai capito come girano gli affari veri allora.-
Jack non rispose, chiudendosi nelle sue spalle. Erano arrivati i rinforzi ed erano a centinaia. La cosa avrebbe dovuto darmi sollievo, ma invece l'ansia attanagliò il mio stomaco. Tutto ciò non fece altro che rendere più reale quello che stava succedendo. Era in atto una vera e propria faida. Una guerra a tutti gli effetti.
Elèna entrò, tutto di un tratto, nella stanza. Lanciò un'occhiata veloce verso Freia, che abbassò immediatamente la testa con le gote che le erano diventate rosa acceso. Cosa era successo tra le due? -Dobbiamo scendere, ci stanno aspettando.-
Tutti si diressero fuori dal soggiorno, ma Adrian si trattenne. Non appena furono tutti fuori, mi avvicinai a lui. -È pericoloso?- Avevo la voce che tremava.
-Staremo bene.-
-Quello che è successo ieri...- Iniziai. Lui mi tappò immediatamente la bocca, guardandosi intorno. -È stato un errore.- Concluse lui.
Il cuore, da che si trovava in gola, scese in basso fino ad annegare nel mare della delusione. Sì, anche io quella mattina avevo pensato che non fosse stata la cosa migliore del mondo andare a letto con lui, ma il fatto che Adrian l'avesse verbalizzato con quegli occhi e quell'atteggiamento freddo e distaccato mi fece piombare nella tristezza più assoluta. Mi sentii come un oggetto, un pupazzo usato e poi buttato via.
-Sì.- Mi schiarii la voce. -Sono d'accordo.-
Lui fece per voltarsi e andarsene, quando lo bloccai. -Ma non capisco tutte quelle belle parole che hai speso ieri per me. Il fatto che mi hai cercata, che provi qualcosa...-
Lui inspirò ed espirò. Strattonò via la mano dalla mia presa. -Dimentica tutto.-
Avevo la gola in fiamme. La mente mi diceva che non era vero, non poteva esserlo. Perché era così cattivo con me?
Eppure lo conoscevo bene, sapevo com'era fatto. -Adrian, per favore.-
Fece spallucce. -Adesso devo andare.-
Strinsi i denti. -Allora non ti scoccerà se una di queste sere passerò la notte con Patrick, vero?-
Avevo deciso di giocare al suo stesso gioco. Era un esperimento tossico che avevo scelto di mettere in atto. Lui si bloccò. -N-no. Fai pure.-
Non mi sarei mai aspettata una risposta del genere da lui. Cosa era successo per avergli fatto cambiare idea su di me? Per ritrattare tutti quei bei discorsi della sera prima?
Lo lasciai andare, vidi il suo corpo uscire dalla porta e le mie speranze che qualcosa fra di noi si fosse riallacciato svanirono insieme a lui.

Sotto un cielo pieno di noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora