Limbo

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Tornai alla festa cercando di mantenere un falso sorriso che desse almeno una lontana parvenza di felicità nel trovarmi lì. In realtà ero devastata. Adrian aveva nuovamente messo piede nella mia vita, calpestandola come solo lui sapeva fare. E credeva di poter tirare le fila della mia esistenza anche dopo tutto quel tempo senza farsi minimamente sentire? Che illuso. Non avrebbe avuto spazio con me, era chiuso quel capitolo. Ero decisa a proseguire per la mia strada, lontana da lui.
Jack mi accolse a braccia aperte e mi lasciò un bacio sulla guancia. Rosie raccolse dalla borsetta una sigaretta, rigirandola tra le dita. I suoi occhi divennero due diamanti scintillanti non appena Adrian comparve dietro di noi.
Ignorai il tuffo al cuore e mi strinsi al mio capo, nonché finto fidanzato.
-Ci hai messo un sacco di tempo al bagno.- Commentò lei, storcendo le labbra. Lui fece spallucce, dandomi un'occhiata veloce. Io distolsi lo sguardo.
-Andiamo a ballare?- Iniziò Jack, facendo scivolare la sua mano dalla mia schiena alla mia di mano. Buttai giù la saliva e annuii timidamente.
I miei piedi si mossero prima che il mio cervello elaborasse la proposta di ballare da parte di Jack. Mi sentivo costantemente osservata da tutti, ma lo sguardo di una persona in particolare mi stava mettendo in soggezione. La pelle mi pizzicava in ogni punto e le scarpe erano diventate improvvisamente strette e scomode. Jack mi fece fare una breve piroette e mi prese al volo, poggiando il palmo della sua mano sulla mia spina dorsale. Deglutii e lo guardai. Mi sorrise e iniziò a muoversi. Il cuore mi batteva forte e temevo potesse uscire fuori dal mio petto. Facemmo un giro e poi un altro, qualcuno lo salutò con il mento e lui rispose con un breve accenno della testa. -Ti stai divertendo?-
Rimasi un attimo in silenzio. -Sì. Molto.-
-Te lo leggo in faccia che non vedi l'ora di tornare a casa.-
Abbassai lo sguardo, imbarazzata. In effetti aveva colto in pieno il mio stato d'animo, soltanto non sapeva quale fosse la vera motivazione per cui mi sentissi così. E non l'avrebbe mai saputa. Mai.
-Confesso che non è il mio mondo. Tutti ci guardano...devo sembrare un alieno agli occhi di tutti.- Lui sbuffò, in disaccordo con me. -Ti fissano semplicemente perché non hanno mai visto una donna al mio fianco. Non fanno altro che scrivere di me e di ipotetiche fidanzate da anni e finalmente hanno pane per i loro denti.- Sorrise. -Domani saremo su tutti i giornali.-
Sgranai gli occhi, presa in contropiede. Lui cercò di tranquillizzarmi. -È normale. Appena la notizia si sarà sgonfiata, nessuno parlerà più di noi.-
Annuii, ma ero poco convinta. Non volevo che qualcuno mi associasse a lui. Soprattutto qualcuno della famiglia Priest. Ma poi riflettei che ormai Adrian mi aveva vista. Sapeva che "stavo" con Jack. Non c'era più niente da fare. E poi a me cosa doveva importare? Adrian si era fatto la sua vita ed io la mia. Non avevamo più niente da condividere e non gli dovevo niente.
Jack mi fece ridere, pizzicando la pelle poco sotto l'ascella e mi contorsi per evitare che continuasse a farmi il solletico, ridendo. Ma il suo alito caldo scaldò la mia schiena e mi irrigidii. La mia testa scattò a sinistra e vidi Adrian allontanarsi da me, scivolando tra le persone che ballavano, a braccetto con Rosie.
Deglutii con forza e riportai gli occhi su Jack. Lui aveva lo sguardo fisso sul mio stesso bersaglio. -Non mi fido di lui.- Affermò. -Forse farò la mia più grande cazzata ad affidarmi a lui e alla sua famiglia di farabutti.-
Mi morsi le labbra. -Che tipi sono?-
Lui scosse la testa. -Gente da cui stare alla larga. Uccidono per vendetta, accumulano soldi nelle loro fottute cantine delle loro fottute ville. Spacciano droga, armi e organizzano qualsiasi tipo di giro di scommesse ci possa essere.-
Trasalii. Erano peggiorati in quei tre anni. Erano diventati ancora più crudeli e senza ritegno. -Chi è il capo?-
-Adrian. Il ragazzo di poco prima.-
Aggrottai le sopracciglia. -Mi ricordavo ci fosse qualcuno di più vecchio...così almeno ho sentito dire.- Gracchiai, nervosa. Che fine aveva fatto William? Era lui quello che deteneva il potere fino a tre anni prima, lui aveva in mano le decisioni, lui organizzava gli incontri di scommesse. Lui era in grado di gestire Adrian. -Il padre è andato in pensione, diciamo.-
Mi morsicai le labbra. -In che senso?-
-Ha avuto un brutto infarto circa due anni e mezzo fa. Non si è più ripreso al cento per cento.-
Cercai di mantenere la calma, mentre mille paranoie stavano affollando la mia mente stanca. Aveva avuto un infarto? Non lo sapevo. Forse il motivo per cui Adrian aveva deciso di non cercarmi era stato quello? Strizzai gli occhi. Dovevo smetterla di giustificarlo. -Cavolo, deve essere stato devastante per i figli.-
Jack annuì. -Se lo meritano quei bastardi.-
Abbassai lo sguardo. -Quell'Adrian è un pezzo di merda. Se non gli va bene qualcosa, fa di tutto per farlo andare nel verso che vuole lui. È cambiato, non era così sregolato prima.-
Alzai immediatamente lo sguardo. -Prima quando?-
Un uomo sulla sessantina si avvicinò a noi, dando la mano a Jack. Non mi rispose e concentrò tutta l'attenzione sul nuovo arrivato. Io rimasi in disparte, mentre le rotelle del mio cervello stavano elaborando tutto quello che il mio capo mi aveva detto. Avevo capito che la famiglia Priest era diventata l'incubo della città e forse persino dello stato. Era diventata più illegale che mai. Sospirai, voltandomi per dare un'occhiata alla sala. Adrian era poggiato con la spalla allo stipite di una porta e teneva in mano un bicchiere da whisky. Lo faceva roteare in continuazione, aveva lo sguardo catturato da quel liquido marroncino. Poi la sua testa si sollevò e io mi irrigidii. Lo vidi leccarsi le labbra, ma non sorridere. Sembrava arrabbiato e pareva stesse cercando di mantenere la calma, in qualche modo qualcosa lo infastidiva oppure qualcuno gli aveva detto qualcosa che non gli era andato a genio. Continuò a fissarmi, facendo girare il whisky dentro al bicchiere. Mi lasciai incantare dal suo viso ancora più bello rispetto a tre anni prima. Spigoloso nei punti giusti, ideale da carezzare e stringere tra le dita e più maturo, da uomo. Quegli occhi scuri così intensi e quei capelli neri come la pece, abbastanza lunghi da farlo sembrare diverso dagli altri. Era sicuro di sé, niente lo spaventava. Eppure scorgevo una sorta di disagio in lui. Qualcosa che lo faceva soffrire. Mi portai, senza rendermene conto, la mano sul petto, sentendo il contrasto tra la pelle a bollore sotto al collo e la pelle fredda della mano. Deglutii pesantemente e vidi i suoi occhi chiudersi lentamente per poi riaprirsi, guardandomi ancora. Mi lasciai trasportare da quella strana energia, tutto il resto intorno a me era diventato un sottofondo fastidioso, un insieme di voci acute e profonde che non facevano altro che disturbare la mia magia. Fui strattonata leggermente e la mia testa piombò nella cupa realtà. Mi voltai in fretta e vidi le labbra di Jack formare le parole "stai bene?". Mi guardai ancora in dietro, come se fossi rallentata. Adrian non c'era più.
Mi girai nuovamente. -S-sì, tutto bene.-

Sotto un cielo pieno di noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora