Mi sistemai il vestitino e corsi in bagno a dare un leggero ritocco a quel rossetto che si era sparso al di fuori delle labbra. Imprecai nel vedere quella faccia da stupida riflessa sullo specchio. Adrian mi piaceva ancora, dovevo ammetterlo. Mi attraeva come nessuno mai, quei tre anni lontana da lui erano stati per me come un periodo di apatia, non provavo più niente, non avevo nemmeno voglia di sfogare le mie necessità più intime con nessuno. Appena era ricomparso nella mia vita si era come accesa una luce in me, soprattutto nei bassi fondi...
-Adrian sta dando di matto!- Freia scaraventò la sua borsa sul mobile davanti a noi e cercò di riprendere fiato, era sudatissima. Alzai un sopracciglio, confusa. Mi avvicinai e la presi per le spalle, era appiccicosa. -Bleah, ma cos'hai addosso?- Mi staccai da lei, sciacquandomi le mani al rubinetto di ferro. Freia mi fulminò con lo sguardo. -Sai, il tuo amante preferito è impazzito e ha fatto volare letteralmente una bottiglia di vodka da cinquecento dollari sul pavimento. È schizzato tutto addosso a me e alle due ragazze con cui stavo ballando.-
Mi fermai un attimo a riflettere. In che senso? -Ma sei sicura fosse lui? A me è parso tranquillo prima.-
-Ah, quindi ci hai parlato.-
Sospirai. -Ovvio.-
Lei roteò gli occhi verso il cielo. -Vai a dargli una calmata, i buttafuori sono già stati allertati.-
Scossi la testa. -Meglio se gli sto alla larga...-
Freia mi prese la faccia con due mani e mi costrinse a guardarla. -Preferisci che esca con la testa spaccata in due?-
Mi morsi le labbra, preoccupata. Cosa era successo adesso? Perché stava dando di matto?Uscii dal bagno, tenendomi stretta sul petto la borsetta. Le persone stavano ballando tranquillamente, non sembrava esserci il delirio come Freia aveva detto. Mi insidiai tra i corpi sudaticci e mi feci strada al centro della pista, finché non iniziai a sentire delle urla e degli strani rumori sordi. Iniziai ad affrettare il passo, quando qualcuno mi prese per un braccio, gettandomi al centro del litigio. Non feci nemmeno in tempo a rendermi conto di cosa stava succedendo che le mie scarpe col tacco scivolarono sull'enorme quantità di alcool per terra. Caddi immediatamente con le gambe all'aria e il vestito salì fino a sopra l'ombelico, lasciando scoperte le mie cosce e il mio sedere. Divenni rossa come un peperone e mi resi conto che il mio culo era in bella mostra davanti ad un branco di uomini ubriachi. -Merda.- Sentii. Fui subito coperta da una giacca e aiutata a rimettermi in piedi. Deglutii, mentre la mia testa non faceva che pensare a quella figuraccia e al fatto che mezza discoteca aveva appena visto le mie mutande, o meglio quel filo interdentale.
-Ecco, la zoccoletta!- Gridò qualcuno, mentre il resto della folla cominciò a ridere. Mi nascosi dentro alla giacca. Adrian era accanto a me. Non ci stavo capendo nulla. Perché ero stata scaraventata nel mezzo ad una rissa? Tutti avevano visto le mie mutande striminzite. Al solo pensiero le mie gote divenivano due batuffoli rosso scuro. -Ripetilo, se hai il coraggio.- Tuonò Adrian, sgranchendosi le mani e poi il collo.
Strabuzzai gli occhi. Era davvero infuriato. -Cosa stai facendo? Cos'è tutto questo?-
Lui sbuffò. -Vattene di qui, non è sicuro.-
Scossi la testa. -Freia mi ha detto che sei impazzito. Cosa stai combinando? Anzi, cosa state combinando?-
-Che culo che hai bellezza, tutto da mordere e strizzare!- Non vidi chi aveva pronunciato quelle parole, probabilmente si stava nascondendo tra la folla di ragazzi attorno a noi. Era normale avere paura di Adrian, era il doppio di tutti loro. E in più avrebbe potuto comprare loro casa e farla abbattere, senza perdere nemmeno un soldo. Con quale coraggio lo sfidavano?
-Ti conviene venire allo scoperto, testa di cazzo. So chi sei, provi a nasconderti come i topi di fogna, ma puzzi e tremi come loro e io ti ho già scovato.- Un sorriso terrificante si aprì sulla sua faccia tremendamente affilata e sexy. Mi tremarono le gambe.
-Adrian...possiamo toglierci di torno e finire con questa farsa? Grazie.- Lo scossi da una spalla, ma lui non si mosse. -Ma perché ti sei infilato in questa rissa? Che succede?-
Un uomo, alto quasi quanto Adrian, fece un passo avanti. Portava la barba lunga e una bandana sulla fronte. Incrociò le braccia sul petto e sorrise. Gli mancava un dente. Rabbrividii. -Il mio amico ha detto di averti limonata per bene, si è vantato naturalmente. Non gli capitano tutti i giorni delle belle ragazze come te.- Mi scoccò una lunga occhiata languida. Mi sentii tremendamente nuda e in colpa. -Ma poi il tuo ragazzo ha deciso di tirargli un bel pugno in faccia, lanciandolo dritto contro il muro. E non si fa.-
Mi morsi le labbra. -Non è il mio ragazzo.- Sentenziai, piccata. -E comunque non abbiamo limonato per niente, a mala pena ci siamo sfiorati. Il tuo amico racconta cazzate.- Incrociai le braccia, incredibilmente pesanti, sul petto.
Ad Adrian sfuggì un mezzo sorriso. Poi guardò l'uomo con un sopracciglio sollevato, come a dire "visto?".
-Non mi importa, zoccoletta. Adesso lui la deve pagare.-
Adrian si impettì. -Smettila di chiamarla così.-
-Zoccola, troia, puttana, donnicciola, pompina-...- Non fece in tempo a finire la lunga serie di offese che Adrian lo aveva già caricato con le spalle, prendendolo dritto sullo stomaco. I due finirono a terra con Adrian a cavalcioni su di lui. Tutti si fecero indietro, mentre io avanzai. -Adesso ti spacco la faccia.-
L'uomo sotto di lui parve veramente spaventato, non si sarebbe mai aspettato un attacco così improvviso. Il ragazzo tatuato portò indietro il pugno per piantarlo sulla faccia del suo nemico, quando io lo afferrai con entrambe le mani.
Adrian si voltò di scatto, sorpreso. L'uomo barbuto allora lo schiaffeggiò, rotolando accanto. Adrian cadde sul sedere. Si alzò in fretta e camminò verso l'uomo, che nel frattempo si era sollevato. -Non ti azzardare mai più a usare quelle parole con lei. Hai capito?- Lo afferrò proprio dalla barba e la tirò in basso. Poi gli tirò una ginocchiata sulla pancia, costringendolo a restare comunque in piedi. -Chiedile scusa.-
Serrai la mascella, a disagio. Era avvenuto tutto così improvvisamente che mi ero dimenticata che quelle parole erano rivolte a me. Feci di "no" con la testa, non volevo che quella lite continuasse. Ma Adrian strinse la presa ancora di più.
-Sc-scusa.-
-Bravo bambino e adesso fila via! E portati con te i tuoi ratti di amici.-
L'uomo scappò via con la coda tra le gambe, seguito dal resto dei ragazzi attorno a lui.
Ben presto rimanemmo io ed Adrian. Nessuno si era accorto di niente, tutti avevano continuato a ballare e a divertirsi come niente fosse.
Feci qualche passo indietro. -Mi spieghi cosa cazzo è appena successo?-
Adrian si asciugò una ferita al labbro inferiore, passandosi il dorso della mano sopra. -Solite cose. Se non faccio a botte non riesco a scaricare bene l'adrenalina.-
Soffiai fuori l'aria. Era completamente pazzo, era persino peggiorato rispetto a tre anni prima. Forse il potere lo aveva reso ancora più irrazionale o, peggio, talmente razionale da essere consapevole che qualunque sua azione non avrebbe avuto conseguenze gravi.
Deglutii pesantemente, toccandomi i capelli. -E non hai proprio altri modi per scaricare l'adrenalina?- Domandai, sarcastica.
Lui camminò verso un divanetto e ci si lanciò contro. -Certo, scopare a sangue.-
Mi bloccai con una gamba a mezz'aria e la bocca completamente aperta. Avevo sentito bene? La mia faccia fu invasa subito da un fastidioso calore che mi faceva capire che ero arrossita come un peperone. -C-cosa? Adrian...sii serio.-
Lui risucchiò l'interno delle sue gote, scrutandosi le mani alla ricerca di qualche taglio o ferita. -Sono serio. Niente mi rilassa di più di una scopata massacrante.- Rilasciò le gote. -Massacrante per entrambe le parti, sia chiaro.- Fece schioccare la lingua sul palato.
Quella fastidiosa sensazione all'altezza del mio basso ventre cominciò a farsi sentire. Incrociai le gambe fra di loro e Adrian si bloccò un momento guardandomi, per poi continuare a ispezionare mani e braccia.
Tentai di respirare normalmente, ma quelle parole e quello che era successo prima non mi permettevano di inspirare ed espirare per bene. Ero ansiosa ed eccitata, ecco una descrizione perfetta di quegli attimi.
Poi lui mi guardò, un ciuffo di capelli neri gli era ricaduto sugli occhi. -Vieni qui un attimo.-
Alzai entrambe le sopracciglia, sorpresa. Mi schiarii la voce. -Devo tornare da Freia.-
-Non mi interessa.- Fece segno con l'indice di farmi avanti.
Mi guardai attorno. Sapevo che era una trappola e che soltanto gli ormoni mi stavano portando da lui. Io lo sapevo, ma la mia voglia di saltargli addosso no.
Il mio sistema cuore-cervello non funzionava molto bene, erano sempre separati nelle occasioni in cui mi servivano insieme.
Mi ritrovai a meno di un passo da lui. Già sentivo il mio cuore partire in accelerata e battere fortissimo. Mi sarebbe mai passato quel debole che avevo per lui? Le sue mani si fiondarono sulle mie cosce. Percepii ogni suo singolo polpastrello, le sue dita si aprirono a ventaglio e strizzarono la mia carne fredda. Risalirono lentamente verso l'orlo del vestito e indugiarono. -Non avevi il tanga sotto?-
Avvampai. -Ho mentito, Freia mi ha prestato uno dei suoi perizoma.-
-Ho visto. E sai cosa mi fa incazzare?-
Feci di "no" con la testa come una bambina di due anni.
-Due cose mi hanno fatto ribollire il sangue nelle vene. La prima è che gli altri ti hanno visto il culo, la seconda è che ti ho trovata così tanto sexy da volerti prendere su quel pavimento seduta stante.- Il suo indice scivolò sotto al sottile tessuto di cotone dell'intimo. Trattenni il respiro, inebriata dalla sua presenza così carnale.
-Adrian...- Implorai a metà tra la disperazione e la voglia.
-Quando ti hanno dato della zoccola, sai cosa avrei voluto fare? Guardami.- Feci come voleva.
-Avrei voluto piegarti la schiena a novanta gradi, poi avrei voluto tirarmi giù i pantaloni e sputarmi sulla dita, spostarti le mutande e bagnare le tue labbra rosa. Poi avrei voluto fotterti davanti a tutti, tirandoti i capelli e facendoti urlare il mio nome.- Prese un bel respiro. -Avrei sbattuto il mio cazzo dentro di te così forte da non darti il tempo di realizzare. Così avrebbero visto di chi sei.- Piegò la faccia di lato, come imbambolato. -Che sei soltanto mia.-
La mia testa cominciò a girare. Non sapevo se avevo sentito bene. Davvero aveva appena dichiarato una cosa del genere? Perché adesso? Mi stava manipolando come sempre? -È malato dire così...-Dissi appena. Le sue mani strizzarono le mie natiche e poi la sua testa si poggiò sul mio ventre. -Lo so. Ma non riesco a togliermi dalla testa questa scena.-
Rimasi in silenzio, sconcertata. Non sapevo cosa fare. Cioè sapevo che avrei dovuto fuggire da lui e anche in fretta. Ma qualcosa di più potente non mi faceva muovere le gambe. -Sono una merda.- Disse più a se stesso che a me. Mi accigliai. Aveva sempre la testa poggiata contro la mia pancia. -Perché dici così?-
-Non ho amici, li ho fatti fuggire tutti. Non ho limiti o regole, le supero e le infrango tutte. Faccio a botte con il primo che ti dà della zoccola e poi sogno di scoparti davanti a tutti. E infine...- Deglutì. Non voleva dire quelle ultime parole, sentivo che stava indugiando parecchio. Ma prima che confessasse qualcosa, Freia sbucò dal nulla. -Toglile quelle manacce di dosso!-
Adrian sorrise con rabbia, io saltai all'indietro dalla paura. La mia amica mi prese per il polso, strattonandomi. -Troppo vicina! Troppo vicina!- Mi rimproverò, allontanandomi da lui. Adrian scomparve nel buio e non fui più in grado di vederlo. -Cavolo, Freia! Mi stava per dire qualcosa di importante!-
La mia amica sgranò gli occhi. -E davvero ti interessa cos'ha da dire il tuo manipolatore preferito?-
Sbuffai, togliendo la sua presa da me. Mi fermai. -Non lo so, ma sembrava sincero.-
Lei scosse la testa con foga. -Ti sta usandooo! Come ha sempre fatto. Non mi sembra che nei tre anni in cui eri disperata per lui, lui abbia fatto qualcosa.-
Incrociai le braccia sul petto. Quella ferita bruciava ancora. -Bè, lui potrebbe pensare lo stesso di me.-
Freia mi guardò con l'aria da "ma mi prendi per il culo?" -Ti hanno palesemente messo nei casini loro con tutti quegli intrecci criminali. Hanno insabbiato omicidi e chissà altro. Sarebbe stato il colmo se fossi stata tu a tornare da lui.-
Sospirai. Eppure ci sarei tornata. Soltanto per stare ancora tra le sue fredde e gelide braccia. Quei pochi momenti in cui aveva deciso di dedicarsi a me, di aprirsi, mi avevano resa sua succube. I miei pensieri ruotavano attorno a lui e non potevo negarlo. -Lo so, cristo. Lo so!-
Freia mi prese per le spalle. -E allora reagisci! Quello è una bomba ad orologeria, potrebbe scoppiare da un momento all'altro e tu potresti essere coinvolta dall'esplosione.- Mi morsicai le labbra, mentre il vestitino mi stava pizzicando proprio all'altezza delle cosce. Non appena alzai lo sguardo, vidi Adrian scolarsi una bottiglia dal liquido trasparente e aprirsi la camicia, lasciando in mostra i suoi addominali dipinti di meravigliosi tatuaggi lugubri. Si era seduto su un divanetto nero, in fondo alla stanza. Due ragazze si erano avvicinate per ballargli davanti, ma i suoi occhi erano puntati nella mia direzione.
Deglutii con forza e cercai di mantenere lo sguardo. Mi faceva maledettamente male vederlo così e al tempo stesso mi odiavo per essere stata così debole, debole di carne.
STAI LEGGENDO
Sotto un cielo pieno di noi
RomanceSEQUEL di "Sotto un cielo pieno di te" 🚨COMPLETA La storia prende vita 3 anni dopo gli eventi di "Sotto un cielo pieno di te". Le vite di Melahel e Adrian hanno preso due strade diverse, non si sono più visti né sentiti. Lei ha scelto la via più si...